23
Feb

Al voto la Direttiva Europea per la Qualità dei Carburanti

Riportiamo l’articolo di Emanuele Bompan perché riteniamo che la questione da lui sollevata sia di particolare rilievo: 

“Oggi, 23 febbraio la Commissione EU voterà la Direttiva sulla Qualità dei Carburanti (Fuel Quality Directive o FQD) che potrebbe limitare l’uso di benzina et similia derivata da “petrolio sporco”, ovvero da fonti non convenzionali, il cui processo estrattivo è altamente impattante in termini di emissioni di gas climalteranti. Come le oil sand, le sabbie bituminose, principale imputato, che secondo le tabelle contenute nella proposta di legge sarebbe il 22% più inquinante di altri combustibili.

Per associazioni ambientaliste come “Transport & Environment” la direttiva è fondamentale. «Essere dipendenti dal petrolio è sufficientemente cattivo, ma mentre il petrolio facile si sta esaurendo, questa legge limita la dipendenza da forme ancora più sporche di petrolio» ha dichiarato Nuša Urbančič, responsabile FQD dell’associazione. 

In Italia la notizia del voto è misteriosamente passata inosservata, mentre potrebbere essere un test fondamentale per provare la politica “green” dell’Unione.
La direttiva potrebbe colpire soprattutto i produttori di petrolio sporco, come il Canada, ma anche lo shale oil polacco o la produzione di oil sands di Eni in Congo.

I più ostili alla norma e quelli con i principali interessi sono i canadesi. L’Europa non importa per il momento petrolio o suoi derivati, di origine canadese. Tuttavia numerose compagnie del Vecchio continente stanno investendo in Alberta settentrionale e Ottawa non vuole farsi sfuggire i loro euro. Un affare dato che si tratta del secondo giacimento al mondo di petrolio, anche se difficile da sfruttare.
Poi c’è il timore che la Fuel Quality Directive possa costituire un precedente legale, che può essere adottato da altri paesi. Uno scenario da incubo per i petrolieri canadesi che in questi mesi non sono stati certo a guardare.
Secondo un documento ottenuto dall’autore, il Canada per bloccare la Direttiva sui carburanti ha minacciato rappresaglie commerciali se la proposta venisse approvata. Occhio per occhio: mi blocchi il petrolio e io vado ad importare da altri paesi.

Sebbene il Washington Post abbia verificato che difficilmente la questione potrebbe essere portata davanti ad un tribunale del WTO, l’Organizzazione Mondiale del Commercio, l’avvertimento dimostra e conferma l’ostilità del Canada nei confronti di una legge a forte supporto dell’azione contro i cambiamenti climatici.

Il documento ottenuto, richiesto alla Comissione tramite una procedura per la libertà di informazione è fortemente censurato, dato che secondo l’EU Ombudsman P. Nikiforos Diamandouros «la piena pubblicazione avrebbe potuto seriamente compromettere le relazioni tra Canada e EU». Ma la prova esiste: la questione delle sabbie bituminose è stata usata come leve durante i negoziati dell’CEFA, l’accordo di libero commercio.
Il documento rivela inoltre le pressioni di Ottawa su Bruxelles e su vari stari membri per evitare la penalizzazione della oil sands. Secondo varie fonti la CAPP, l’associazione canadese dei produttori di petrolio avrebbe speso centinaia di milioni di lobby per trovare i voti necessari a bloccare la FQD.
In un altro documento del 2009 (lo scaricate da qua) si legge l’intenzione “di caratterizzare il dibattito sulle oil sand in europa in modo che favorisca gli interessi canadesi”. Il documento elenca anche i “nemici” europei. Come le ong, i “xxx” media (censurato, ma si potrebbe ipotizzare che la parola sia leftist media, di sinistra), avversari industriali (industria dei biocarburanti). Tra i cattivi canadesi per il governo trovano posto ambientalisti e nativi americani.
L’esisto rimane incerto, probabilmente il voto si dovrà rifare a viso di assenza di maggioranza
Livia Carratu, Daniela Marino e Roberta Spinetti, rappresentanti italiane del Ministero dell’Ambiente, coinvolte nell’iter di approvazione della direttiva, contattate ripetutamente dall’autore, non hanno rilasciato commenti.
Nei giorni scorsi un gruppo nutrito di Premi Nobel che include Mairead Maguire, Desmond Tutu, Rigoberta Menchú, Shirin Ebadi, ha scritto una lettera ai principali capi di stato, incluso Mario Monti per chiedere di fermare l’uso delle sabbie bituminose «che secondo il climatologo James Hansen significherebbe game over nella lotta contro i cambiamenti climatici».
Interessante notare come i media italiani, inclusi quelli di nicchia ed ambientalisti, abbiano ignorato sistematicamente questo fondamentale voto di oggi. «è frustrante», ha dichiarato un policy maker di Bruxelles. «Speriamo che prenda piede una vera campagna di comunicazione in caso di parità al voto».”

 

di Emanuele Bompan

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