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AMBIZIONI CLIMATICHE: QUESTIONI IN SOSPESO E ASPETTATIVE DELLA PROSSIMA COP25

Sono iniziati oggi i lavori dei negoziati sul clima delle Nazioni Unite, la cosiddetta COP25, che dopo svariate peregrinazioni dettate dai tumultuosi avvenimenti politici internazionali si svolgeranno a partire da oggi fino a venerdi’ 13 dicembre a Madrid, Spagna, sotto la presidenza del Cile

L’assegnazione dell’evento alla capitale spagnola è avvenuto meno di un mese fa, lasciando pochissimo tempo alle istituzioni locali per l’organizzazione logistica della conferenza, e a negoziatori, gruppi di interesse e rappresentanti della società civile di riorganizzare la loro preparazione ad un evento dove si dovranno affrontare diverse questioni spinose. 

La COP 25 riflette una nuova era per l’ambizione climatica” ha dichiarato il segretario dell’UNFCCC Patricia Espinosa. Questa sessione negoziale è infatti un’occasione unica per alzare l’ambizione delle iniziative per la riduzione delle emissioni climalteranti, i cosiddetti Contributi definiti a livello nazionale (NDCs – Nationally Determined Contributions) comunicati dagli Stati per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. 

Entro il 2020 infatti, gli stati devono presentare i propri NDCs potenziati e nei termini prestabiliti, al fine di colmare il gap tra i contributi precedentemente registrati e l’obiettivo di limitare l’innalzamento della temperatura media globale tra +1,5°C e +2,0°C.

La COP25 riflette una nuova era per l’ambizione climatica

Patricia Espinosa, UNFCCC Executive Secretary

L’urgenza di un’azione climatica sistematica e su larga scala ha innescato una serie di iniziative globali per rilanciare l’ambizione politica e arrivare preparati alla COP 25. Tra le più importanti c’è stata l’organizzazione da parte di Antonio Gutiérrez, Segretario Generale delle Nazioni Unite, del Climate Action Summit di New York. Gli stati firmatari dell’Accordo di Parigi sono stati invitati a presentare programmi e politiche quanto più ambiziosi ed in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi. 

“L’evento ha sicuramente portato l’attenzione internazionale sul problema e innalzato la pressione politica sugli stati partecipanti” conferma Chiara Soletti, rappresentante ICN presente a New York durante la Climate Action Week “ma gli stati che hanno aumentato l’ambizione dei loro NDCs sono stati principalmente gli stati insulari e altri paesi in via di sviluppo; non è stato possibile ignorare il vuoto politico lasciato dai grandi emettitori come gli Stati Uniti, che ora hanno formalizzato la loro richiesta di uscire dall’Accordo di Parigi”. Alla COP 25 ci si aspetta quindi un intenso lavoro da parte dei negoziatori per garantire che entro il 2020 ogni stato presenti i propri NDCs potenziati e nei termini prestabiliti, e per finalizzare le regole volte ad uniformare tali contributi. Uno dei temi discussi riguarda la definizione dell’arco di tempo che deve essere coperto dai target (ad esempio se i target dovranno essere stabiliti entro 5 o 10 anni e se potranno essere condizionali ad altri parametri).

Altro tema urgente da affrontare sarà la definizione delle regole per l’implementazione dell’Art. 6 del Paris Agreement che prevede la creazione dei meccanismi di scambio delle emissioni (approcci cooperativi, di mercato e non di mercato) al fine di consentire lo scambio di emissioni tra stati o tra imprese per facilitare il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dagli NDCs tramite lo scambio di crediti di carbonio. 

L’espansione e il collegamento di tali mercati hanno il potenziale per stimolare gli investimenti necessari a ridurre i costi della transizione verso fonti di energia rinnovabili e metodi in produzione non inquinanti e sostenibili. Alla COP 25 dovranno essere scritte le regole che consentano l’avvio di tali strumenti in tempo utile e limitino le problematiche di tali meccanismi, quali il doppio conteggio (il cosiddetto double counting, ovvero l’assegnazione dello stesso credito corrispondente ad una riduzione delle emissioni più volte, ad esempio tra il paese che acquista il credito e il paese ricevente) e prevenire il rischio di finanziare progetti che ledano l’integrità ambientale o i diritti umani. Un altro tema sarà la scrittura di regole per contabilizzare le riduzioni relative agli scambi di crediti di carbonio ai fini del raggiungimento di NDCs, al momento diversi tra loro nelle modalità e tempistiche. Nel finalizzare il nuovo meccanismo, gli stati dovranno inoltre concordare sulla possibilità di trasferimento di crediti dal precedente Clean Development Mechanism al nuovo Sustainable Development Mechanism.

Sebbene sia urgente definire un accordo sull’Art.6 per finalizzare l’adozione del Paris Rulebook entro gennaio 2020 sarà cruciale mantenere alta l’attenzione per la definizione di regole e lo stabilimento di garanzie che aiutino a superare le criticità dei meccanismi previsti dal Protocollo di Kyoto in materia di protezione ambientale e diritti e che anzi siano in grado di promuovere la protezione ambientale e lo sviluppo sostenibile; un obiettivo ampio e complesso per cui la società civile si batte da decenni e per cui ancora una volta si sta preparando. 

Sul tavolo dei negoziatori a Madrid saranno presenti altri temi quali la revisione del Meccanismo di Varsavia sul Loss and Damage (WIM), un meccanismo volto a fornire supporto finanziario a seguito di danni causati dai cambiamenti climatici e lo sviluppo della piattaforma per il trasferimento di competenze da parte del Paris Committee on Capacity-building (PCCB), nonché il tema spinoso della Finanza Climatica, ovvero la necessità di garantire i 100 miliardi di euro annuali entro il 2020 per finanziare le attività di mitigazione e adattamento dei Paesi in via di Sviluppo.

Come ogni anno Italian Climate Network sarà presente con una folta delegazione per partecipare in maniera attiva ai negoziati. Rimanete aggiornati tramite il nostro bollettino per approfondimenti e articoli da Madrid.

articolo di Chiara Soletti e Rachele Rizzo

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