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Mag

Approfondimenti da Bonn: dalle Valutazioni Multilaterali alla Salute

di Samantha Pegoraro, con contributi di Federico Brocchieri

Si è conclusa la prima settimana di negoziati sul clima all’SB46 di Bonn, la sessione intermedia in preparazione della COP23 prevista, sempre a Bonn, per il prossimo novembre. 

Di seguito alcuni approfondimenti da degli eventi che abbiamo seguito nel corso dei primi giorni.

Technical Expert Meeting: buoni propositi, organizzazione migliorabile

Il Technical Expert Meeting (TEM) consiste in una serie di sessioni tecniche che, per la prima settimana, sono state incentrate sul tema della mitigazione e cui Italian Climate Network è stata invitata formalmente a prendere parte. Si è trattato di una serie di tavoli di discussione volti all’incontro tra i Paesi, le organizzazioni osservatrici ed il settore privato per lo scambio di buone pratiche e azioni concrete nella riduzione dei livelli di emissioni dei gas serra.

In particolare, si è discusso di politiche innovative e tecnologie per uno sviluppo urbano sostenibile, silvicoltura ed uso di suolo, agricoltura e sicurezza alimentare; si è tenuto inoltre un Forum per la condivisione dei progetti locali, nazionali e internazionali. Tra questi l’interessante UCLG Africa che, rappresentando circa 350 milioni di cittadini africani, propone una roadmap per favorire le autorità locali e regionali all’accesso a fonti di finanziamenti come il Green Climate Fund.

Ciononostante, non sempre le sessioni del TEM di questa settimana si sono rivelate produttive, facendo sorgere alcune domande circa l’organizzazione ed il coordinamento delle stesse. Questa settimana sarà invece in programma il TEM sull’adattamento.

Multilateral Assessment: gli Stati Uniti attendisti 

I Multilateral Assessment (“valutazioni multilaterali”), consistono in delle sedute plenarie in cui ciascun Paese è tenuto a riportare le misure adottate per la riduzione delle emissioni di gas serra, dovendo poi rispondere a specifiche domande provenienti dagli altri Membri della Convenzione, il tutto finalizzato a ottenere chiarimenti sulle politiche nazionali in atto nonché alla condivisione di possibili soluzioni comuni tra le Parti.

L’Italia aveva presentato durante l’SB45, alcuni mesi fa, mentre questa settimana 18 altri Paesi sono stati chiamati a presentare i propri dati. Tra gli Stati che hanno ricevuto più commenti e domande figura il Canada a cui è stato chiesto di esplicitare il proprio programma, il Pan-Canadian Framework, in termini di politiche nazionali sul carbon pricing e sulle energie rinnovabili visto il suo status di federazione. Sulla Francia il focus delle domande si è indirizzato sul così definito LULUCF (Land Use and Land Use Change and Forestry). Ultimo Paese a fare rapporto è proprio quello che più sta minacciando l’equilibrio dell’Accordo di Parigi, gli Stati Uniti d’America. Volutamente, il portavoce americano ha sottolineato come potesse solamente parlare dei trend di emissione riferiti al passato ed al presente, per i quali si è registrato un declino delle emissioni dal 2005 nonostante un aumento del PIL, senza riportare alcuna proiezione vista la revisione delle politiche future attualmente in corso alla Casa Bianca. Atteso dopo il G7 di Taormina il messaggio di Trump in relazione alla permanenza americana nell’Accordo di Parigi.

Clima e salute: serve di più

Nonostante il cambiamento climatico rappresenti una minaccia per la salute come riportato su The Lancet, una delle più importanti riviste scientifiche al mondo e come altresì dichiarato da Margaret Chan, Direttrice Generale uscente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’agenda dei negoziati dopo Parigi pare avere relegato all’angolo delle discussioni tale tema. Di tutti i Side Event – eventi paralleli ai negoziati aventi scopo di approfondire tematiche specifiche – calendarizzati per le due settimane del negoziato in corso a Bonn, solo uno di questi ha posto l’accento sulla relazione clima e salute.

Organizzata dalla OMS, la conferenza “Update on the findings of the health impacts and co-benefits of climate change” ha sottolineato con forza la necessità di creare dei sistemi sanitari resilienti, assicurare le risorse economiche e finanziarie per i Paesi a supporto di progetti per la creazione di sistemi sanitari resilienti, modeling dei co-benefit legati alla salute e per l’educazione e della comunità di professionisti della salute e cittadini.

In aggiunta, si è posto l’accento sull’impegno della Presidenza Italiana del G7 nell’affrontare la questione climatica e le sue conseguenze sulla salute nel prossimo incontro dei Ministri della Salute previsto a Milano a novembre 2017. Importante la voce dei giovani come quella dell’International Federation of Medical Students’ Association (IFMSA) che ha illustrato i progetti nazionali e internazionali per l’educazione al cambiamento climatico degli studenti di medicina, della World Medical Association (WMA) impegnata nelle campagne di disinvestimento dai combustibili fossili o ancora di Climate Tracker, associazione di giornalisti impegnati nel mondo tanto nella comunicazione di dati scientifici quanto nell’informazione sui processi negoziali.

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