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Dic

COP24: Rallentano i negoziati, ma aumentano le tematiche

Negoziati a porte chiuse, finanza e attori non statali prendono la scena

Le seconda settimana dei negoziati è partita sottotono e con l’inaspettata decisione di svolgere la maggior parte degli incontri a porte chiuse, con l’obiettivo di ponderare attentamente gli importanti passi che verranno effettuati nei prossimi giorni.

Le frizioni sorte nella scorsa settimana hanno infatti portato alla necessità di valutare bene le decisioni che verranno prese. Alcune tematiche fondamentali per poter raggiungere le regole di implementazione dell’Accordo di Parigi sono risultate spinose. In particolare, mentre l’accordo di Parigi coinvolge tutti i paesi allo stesso modo, nell’implementazione le parti si aspettano una differenziazione in accordo con il principio delle responsabilità comuni ma differenziate. La differenziazione tra Paesi in Via di Sviluppo e paesi sviluppati risulta particolarmente importante su temi come la trasparenza, la finanza climatica e gli impegni di mitigazione. In questi ambiti verranno chiesti alle parti diversi impegni a seconda delle differenti capacità. Capire però come dividere gli sforzi necessari da fare per limitare il cambiamento climatico risulta, come sempre, un argomento complesso nelle negoziazioni, che vede la presenza di diversi punti di vista e posizioni.  A questa difficile situazione si aggiunge la presenza di opposizione di alcune delle Parti verso tematiche che rischiano di essere vincolanti, come l’accettazione del report dell’IPCC sulle conseguenze di un riscaldamento globale al di sopra di 1.5°C.

Uno dei temi caldi sul tavolo negoziale è la finanza climatica, di cui lunedì pomeriggio si è parlato durante l’High Level Ministerial Dialogue on Climate Finance. L’evento si è tenuto alla presenza della Parti negoziali e del presidente della COP24 Michał Kurtyka. Durante la sessione plenaria i temi principali che sono stati considerati hanno riguardato come trasformare la disponibilità finanziaria in azioni e come migliorare l’accesso ai finanziamenti. L’evento è stato  coordinato da Manuel Pulgar-Vidal (WWF International) e da Lord Nicholas Stern (London School of Economics) e ha visto gli interventi di ministri dell’ambiente, rappresentati di organizzazioni internazionali come la Banca Mondiale e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD). Durante il pomeriggio è stato evidenziato come i paesi si stiano già impegnando nell’aumentare i fondi per l’azione climatica. È stato anche sottolineato come sia importante che i fondi siano diretti verso le azioni di adattamento, oltre che sugli sforzi di mitigazione. A tal proposito, la Svezia si è pubblicamente assunta l’impegno di due nuovi contributi di 5,5 milioni a favore del fondo per l’adattamento e per il fondo per i paesi meno sviluppati e la Germania che raddoppierà i fondi donati al Green Climate Fund.

D’altra parte, nell’evento è sorto come i fondi per ora messi a disposizione siano ancora lontani dall’impegno preso nell’Accordo di Parigi di mobilitare 100 miliardi di euro all’anno per l’azione climatica. Negli interventi delle Parti alla fine dell’evento, molti paesi in via di sviluppo hanno quindi sottolineato come gli impegni inclusi nei loro Contributi Nazionali Volontari (NDCs), sia nel campo dell’adattamento che della mitigazione, non saranno realizzabili senza il sostegno finanziario internazionale.

Nella giornata di martedì si sono svolti i consueti incontri tra società civile e segretariato dell’UNFCCC. Durante un primo incontro con i co-chair dell’Ad Hoc Working Group dell’Accordo di Parigi (APA), i gruppi di interesse presenti (Constituency) hanno espresso la loro preoccupazione per la mancanza di sufficienti riferimenti ai diritti umani nel Paris Rulebooks e chiesto un aggiornamento su quando verranno definite le parti lasciate tra parentesi su cui non si e’ trovato un accordo. I co-chair hanno apprezzato la preoccupazione delle constituency e rassicurato che i principi dei diritti umani sono stati discussi durante i lavori dell’APA, sottolineando però come il testo sia il risultato dell’approvazione per consenso delle Parti. Un situazione simile si è verificata durante l’incontro con la Presidenza Polacca della COP. Tra i vari interventi le constituency delle Organizzazioni delle Popolazioni Indigene (IPO), e dei Sindacati (TUNGO)  hanno chiesto chiarimenti sull’impegno della presidenza sul tema dell’equa transizione, ribadendo poi come i diritti umani siano fondamentali per la piena realizzazione degli obiettivi dell’accordo di Parigi. La constituency dei Ricercatori (RINGO) è invece intervenuta per sottolineare che, nonostante non facciano advocacy perchè come ricercatori si dedicano alle procedure, sostengano i risultati dell’ultimo rapporto IPCC e che rimangono a disposizione della Presidenza e delle Parti nel caso ci sia bisogno di aiuto (riferendosi quasi esplicitamente alla mancata unanimità nell’integrazione dei risultati del rapporto nel testo negoziale). La replica della presidenza è stata diplomatica, ma non si è entrati concretamente nel merito delle domande.

Infine, un altro tema caldo della giornata di martedì è stato l’apertura della fase politica del Talanoa Dialogue, il processo che, attraverso il coinvolgimento di attori non statali, intende aiutare i paesi a individuare i propri Contributi Nazionali Volontari (NDCs). E se proprio questo coinvolgimento di attori non statali è stato l’aspetto innovativo e interessante di questi Dialoghi, il punto fondamentale di questa giornata è stato il tema della riconnessione con gli “attori statali”: i rappresentanti dei Paesi. L’11 Dicembre segna dunque l’anello di congiunzione di un percorso in cui le storie raccolte in questo anno sono state definitivamente consegnate nelle mani dei ministri, che ora dovranno rispondere dell’implementazione delle richieste che da esse derivano. Molti sono i paesi che hanno risposto all’appello di questo innovativo processo di inclusione, fattore che lascia ben sperare sulla possibilità del raggiungimento di un maggiore ampliamento della collaborazione tra attori che fino ad adesso sono stati tendenzialmente separati nell’ambito delle negoziazioni delle COP. Con la speranza che dalla sua chiusura, nella giornata di mercoledì 12, si sviluppi un segnale positivo che sia di impulso alla formulazione del Paris Rulebook tanto atteso e controverso, riportiamo comunque l’atmosfera positiva che si percepisce nelle fasi finali di un processo che lascia ben sperare per il futuro.

di Elisa Bardazzi, Margherita Bellanca e Chiara Soletti, 

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