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Mag

Da Bonn a Katowice, passando per Bangkok: La politica del clima tra passi avanti e punti di stallo

di Chiara Soletti, Rachele Rizzo, Jacopo Bencini

Si è conclusa giovedì scorso a Bonn la sessione intermedia dei negoziati sul clima in vista della prossima COP24 di Katowice. Argomento principale l’elaborazione dei dettagli operativi dell’accordo di Parigi, che entrerà in vigore dal 2020. Fra le note positive, i progressi nell’ambito dell’educazione climatica e dei diritti umani e l’avvio del Dialogo Talanoa, mentre i negoziati su finanza e trasparenza non sembrano ancora all’altezza delle aspettative. Il compito di definire le regole operative dell’accordo di Parigi (anche note come “Paris Rulebook”) è stato parzialmente rimandato ad una sessione straordinaria di negoziati prevista a Bangkok dal 3 all’8 settembre.

Nei prossimi mesi i facilitatori dei tre gruppi di lavoro dovranno produrre i testi che serviranno da base negoziale a Bangkok, specialmente sui temi più dibattuti. Il nodo principale da sciogliere è quello della finanza climatica, con i paesi in via di sviluppo che chiedono più impegno e rassicurazioni da parte dei i paesi sviluppati per il raggiungimento dei livelli di investimenti necessari per avviare progetti di mitigazione, adattamento e capacity building nei propri paesi. Da un lato si richiedono più risorse e più velocemente per mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020, dall’altro si chiedono regole contabili che siano trasparenti e che evitino il doppio conteggio delle risorse passate e future.

Un altro elemento importante per il successo dell’accordo di Parigi è la trasparenza, ovvero come i Paesi dovrebbero riportare le azioni climatiche in termini di mitigazione ed adattamento. Diversi aspetti dell’accordo richiedono ai paesi azioni di monitoraggio e reportistica, come ad esempio il global stocktake, ovvero l’esercizio che aiuta a capire a che punto siamo con il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Alcuni gruppi di Paesi, tra i quali troviamo l’Unione Europea, vorrebbero una maggiore standardizzazione dei metodi e le tecniche di rendicontazione e monitoraggio, mentre i paesi in via di sviluppo vogliono più flessibilità, in quanto queste attività richiedono risorse finanziarie e capacità tecniche che hanno diversi livelli di maturità nei vari paesi. Su questo argomento, durante i negoziati si è tenuta un’interessante conferenza sui progetti UNFCCC-CAST, i quali hanno lo scopo di formare negoziatori e personale tecnico a vari livelli per facilitare l’implementazione dell’accordo su questi temi.

Questi negoziati intermedi hanno rappresentato anche l’occasione per inaugurare il primo round globale della nuova versione del dialogo facilitativo, ora denominato Dialogo Talanoa su input della presidenza Fijiana della scorsa COP23. Il termine deriva da una prassi polinesiana di risoluzione dei conflitti interni alle comunità, con tutti gli attori coinvolti seduti attorno allo stesso tavolo a discutere la questione tramite tre domande guida: “Dove siamo? Dove vogliamo andare? Come ci arriviamo?”. Un processo che, riportato nell’ambito dei negoziati UNFCCC, si trasforma quindi in una narrazione di buone pratiche, aperta però a tutto il mondo dell’azione climatica e non soltanto agli Stati. Seppur accolto con ottimismo dalla maggior parte delle delegazioni e dagli attori non statali coinvolti, il primo round globale di Dialogo Talanoa rischia però di essere ricordato come poco più di un esercizio di storytelling collettivo se non si tradurrà in azioni concrete atte a contrastare i cambiamenti del clima. La prima sessione di Dialogo Talanoa rimarrà aperta fino al 29 Ottobre 2018 ad attori statali e non-statali, prima di passare alla fase politica alla COP24.

Il primo successo di questo negoziato si registra con la Decisione nel piano di lavoro dell’Accordo di Parigi riguarda l’educazione, all’interno del programma ACE (Action for Climate Empowerment). Questo punto dell’accordo ha lo scopo di aumentarne l’ambizione attraverso la consapevolezza e la formazione delle giovani generazioni e della società civile sui temi climatici e ambientali. La segretaria dell’UNFCCC Patricia Espinosa si è complimentata con la constituency dei giovani, YOUNGO, che con la sua partecipazione, competenza ed entusiasmo è un motore fondamentale di questo processo.

Non così netti, ma comunque positivi, i risultati in ambito di advocacy per i diritti umani durante i lavori dell’Ad-Hoc Working Group dell’Accordo di Parigi (APA). Il gruppo di esperti sta creando le procedure e i regolamenti per la realizzazione pratica dell’Accordo di Parigi. Per molti attivisti dei diritti umani, la COP21 ha rappresentato in un certo senso una mancata occasione visto che l’azione di advocacy dei vari gruppi di interesse è riuscita a far inserire riferimenti rilevanti ai diritti umani solo nel preambolo non vincolante dell’Accordo. Le nuove sessioni dell’APA rappresentano quindi un’opportunità per rimediare a quella mancata inclusione e rendere il futuro dell’Accordo di Parigi più inclusivo e rispettoso dei diritti umani.

In un’azione coordinata tra le varie constituency presenti ai negoziati, è stata lanciata l’iniziativa APA4Rights, letteralmente “APA per i diritti umani”, un’azione trasversale per l’integrazione nel futuro regolamento dell’Accordo di Parigi degli 8 principi legati ai diritti umani già presenti nel preambolo: Diritti umani, Parità di Genere, Equità Intergenerazionale, Diritti delle Popolazioni Indigene e delle Comunità Locali, Integrità degli ecosistemi e protezione della biodiversità, Transizione equa per i lavoratori e Sicurezza alimentare. I risultati sono incoraggianti: la prima bozza delle linee guida per la realizzazione per gli impegni nazionali include un invito per le Parti a considerare, tra gli altri, la rilevanza dei diritti umani, la parità di genere ed una equa transizione per i lavoratori dei settori coinvolti. Il riconoscimento dell’importanza di questi elementi sarà fondamentale per garantire che in futuro l’Accordo di Parigi porti ad azioni di mitigazione e adattamento rispettose delle persone e dei loro diritti.

La situazione non si è rivelata così positiva per i diritti delle popolazioni indigene. In questa sessione di negoziati intermedi non ci sono stati particolari sviluppi sull’avvio della Piattaforma delle Comunità Locali e dei Popoli Indigeni che i governi istituirono durante la COP23. Si auspica pertanto un un’azione più decisa nei prossimi mesi.

Procedono invece positivamente i negoziati sui temi dell’agricoltura con l’adozione del Koronivia Joint Work Programme on Agriculture, ottima premessa per temi importanti quali sicurezza alimentare e salute.

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