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Gen

Dicembre, caldo e siccitoso, chiude l’anno dei “record”

di Simone Abelli, meteorologo del Centro Epson Meteo

Il dato più significativo che è emerso con la conclusione del 2018 è senza dubbio l’eccezionale anomalia termica pari a +1.1°C rispetto alla media del trentennio 1981-2010, valore che fa del 2018 l’anno più caldo della serie storica addirittura degli ultimi due secoli, più esattamente dal 1800, come scaturisce dall’analisi delle serie storiche secolari del ISAC-CNR. È un primato che accomuna molti Paesi europei come Francia, Germania, Polonia, Svizzera, Austria, Ungheria e Repubblica Ceca i quali, secondo quanto riportato in un comunicato sul portale di Meteo France, hanno battuto i loro record con anomalie da 1.4°C a 1.8°C sopra le rispettive medie del periodo 1981-2010. Secondo le elaborazioni del Climate Change Service del Programma Europeo Copernicus, per l’Europa nel suo insieme il 2018 è stato un anno “quasi” record con un’anomalia intorno a +1.2°C, lievemente sotto (meno di un decimo di grado) ai valori del 2014 e 2015 che rappresentano per il continente gli anni più caldi della serie storica. Anche a livello globale i dati elaborati dal Programma Copernicus evidenziano una fra la più ampie anomalie termiche; più esattamente il 2018 risulta il 4° anno più caldo della serie storica, dopo il 2016, il 2017 e il 2015. È notevole il fatto che gli ultimi quattro anni rappresentino per l’intero pianeta i più caldi della storia recente.

Tornando all’Italia, l’anomalia record di +1.1°C è il risultato di 10 mesi su 12 oltre la media, di cui 9 oltre 1°C e due, gennaio e aprile, ben oltre i 2°C sopra la media. La circolazione atmosferica, che ha visto spesso la permanenza di aree anticicloniche di blocco alle alte latitudini, specialmente da aprile in poi, ha favorito, oltre a frequenti richiami di masse d’aria calda, anche una maggior insistenza dei sistemi nuvolosi sull’area mediterranea con conseguente incremento dei periodi piovosi. Infatti, a differenza del 2017 che si è chiuso con un deficit pluviometrico record di -19%, il 2018 si è mostrato di carattere decisamente opposto con un surplus pluviometrico pari a +11%, ossia 22 miliardi di metri cubi di acqua in più rispetto alla media nazionale.

Il mese di dicembre è stato in generale più caldo della media e decisamente siccitoso. Ha avuto un andamento piuttosto altalenante con persistenze e repentini cambi della circolazione atmosferica che hanno determinato una prima decade piuttosto calda per via dei costanti afflussi di masse d’aria mite, una seconda decade ben al di sotto della media a causa di frequenti invasioni di masse d’aria polare, e una terza decade oscillante fra un periodo pre-natalizio molto caldo determinato dal ritorno di aria di origine sub-tropicale e una fine mese che ha visto un sostanziale ridimensionamento delle temperature. Il risultato finale è un’anomalia media mensile positiva e pari a circa +0.4°C a livello nazionale, il cui maggior contributo è dato dal Nord-Ovest e dalla Sardegna che hanno chiuso il mese con un’anomalia di +1°C. In particolare al Nord-Ovest hanno contribuito i frequenti episodi di Föhn che si sono verificati nell’arco del mese per un totale di 10 giorni. È notevole constatare come in molte aree del Nord i picchi massimi di temperatura siano stati raggiunti nella parte finale del mese, dopo il solstizio invernale: ad esempio 18.5°C a Milano alla Vigilia di Natale, 19.9°C a Genova il giorno 30 oppure 17.8°C a Bolzano l’ultimo giorno del mese.

Dal punto di vista pluviometrico, nonostante il transito di 11 perturbazioni, dicembre è stato, come precedentemente accennato, piuttosto siccitoso: infatti, a livello nazionale è piovuto la metà del quantitativo di pioggia normale. A parte locali eccezioni, tutto il territorio italiano ha sperimentato questa carenza di piogge in maniera diffusa: spicca la Sardegna con un’anomalia pari a -74%, seguono il Nord con -57%, la Sicilia con -49%, il Centro con -46% e il Sud con -37%. Scendendo più nel dettaglio ci si imbatte, da nord a sud, in dati ancora più degni di nota: per esempio Torino ha sperimentato un deficit pari a -88%, Catania -86%, Bologna e Venezia -78%, Cagliari -75%, Milano e Roma -70% e Napoli -55%. Tornando a livello nazionale, il deficit complessivo pari a -50% pone il dicembre 2018 al 6° posto fra i più siccitosi degli ultimi 60 anni. Tuttavia, tale risultato non rappresenta una novità, anzi si inquadra bene nell’ambito dell’andamento della serie storica da cui traspare, come si osserva in maniera più o meno marcata anche negli altri periodi dell’anno, la tendenza ad una diminuzione delle precipitazioni che in dicembre subiscono un decremento medio di circa 5 mm al decennio.

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