09
Nov

I sistemi di stoccaggio del carbonio

di Francesca Casale –

I sistemi Carbon Capture and Storage (CCS) stanno acquisendo un ruolo crescente nella mitigazione del cambiamento climatico, oggi considerati come strumenti che possano contribuire – seppur in modo parziale – al raggiungimento degli obiettivi previsti dai Contributi Nazionali Volontari (NDCs). Di seguito, un report da un side event svoltosi alla COP23 di Bonn dal titolo “CCS developments towards a 1.5 world; will they help the oceans and small island developing states?”

Carol Turley del Plymouth Marine Laboratory è intervenuto soffermandosi sull’acidificazione delle acque legata alla CO2 e sulla difficoltà circa l’utilizzo degli oceani per attività di CCS. Secondo Turley, gli impatti dell’acidificazione sono già visibili su coralli e bivalvi: sta infatti provocando la morte dell’80% delle ostriche, risorsa economica importante per molte comunità costiere. Le barriere coralline sono ancora abbondanti, ma già a un valore di pH di 7.8 i coralli verrebbero completamente distrutti; al 2100 il pH degli oceani si prevede che sia 7.5.

David Alexander dell’University of Trinidad and Tobagoha mostrato gli impatti dei cambiamenti climatici sulle isole dei Caraibi. Eclatanti quelli dell’Uragano Maria di questo settembre: il 90% dell’isola domenicana è stato danneggiato, a Portorico i danni sono stati di miliardi di dollari. A suo dire, per i Caraibi il sequestro di carbonio negli oceani è insicuro e inaffidabile, e sfruttare la vegetazione non sarebbe sufficiente: “se Trinidad fosse coperta da foresta tropicale si avrebbe una superficie disponibile per il CCS di 5000 km2, che potrebbe stoccare solo 5.5. milioni di tonnellate di CO2″, ha aggiunto. Il metodo più utile sarebbe quello di utilizzare giacimenti di idrocarburi vuoti. Utilizzando un impianto industriale si possono utilizzare questi siti per immagazzinare 1.6 mega-tonnellate di CO2 ogni anno.

Geir Lippestad, vicesindaco della città di Oslo, ha spiegato come la città abbia deciso di stoccare la CO2 direttamente nella fase di combustione dei rifiuti urbani negli inceneritori, investendo molto nel loro trattamento ed in particolare sul recupero energetico. Gli inceneritori producono energia elettrica, sfruttata soprattutto per l’illuminazione pubblica. Oslo si è posta come obiettivo di catturare il 50% dei gas climalteranti entro il 2020. Secondo la pianificazione della città gli impianti di incenerimento saranno tutti a emissioni zero, possibilmente anche ad emissioni negative, rimuovendo CO2 dall’atmosfera. La CO2 catturata dagli inceneritori viene stoccata nei giacimenti petroliferi del Mare del Nord, attraverso una tecnologia che la Norvegia sta esportando verso altri Paesi.

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