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Il mondo in piazza per dire “sì al cambiamento del sistema, no al cambiamento climatico”

di Francesca Casale e Silvia Valentini

Sabato 8 dicembre 2018 alla COP24 sono continuate le negoziazioni per poter terminare i lavori, come previsto, nel tardo pomeriggio.

Intanto per le strade di Katowice, e di molte altre città anche italiane, si teneva la Marcia Mondiale per il Clima. Con lo slogan “sì al cambiamento del sistema, no al cambiamento climatico” i manifestanti chiedevano a gran voce una trasformazione energetica. L’utilizzo di carbone, petrolio e gas naturale non è più sostenibile, l’estrazione delle risorse ancora disponibili deve essere fermata.

Non si sono dimenticati però dei diritti delle donne, dei giovani e delle popolazioni indigene più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici, in vista di una “giustizia climatica”.

Ormai la popolazione del mondo ha parlato, i politici non possono più permettersi di trascurare la volontà della gente, delle decine di migliaia di manifestanti che si sono riversati nelle strade delle città.

In linea con queste richieste  le Maldive (in rappresentanza del gruppo dei Small Islands Developing States) hanno proposto di emendare il testo negoziale rafforzando il ruolo del rapporto scientifico dell’IPCC sull’urgenza di limitare il riscaldamento  globale al di sotto di  1.5°C entro il secolo. In pratica,utilizzare “benvenuto” (welcomed) invece che “considerato” (noted) relativamente al rapporto dell’IPCC permetterebbe di riconoscerne ancora piú ufficialmente la centralitá. Le Parti stesse hanno richiesto all’IPCC di comparare gli impatti e i benefici di un incremento al disotto dei 2°C e di 1.5°C. Il rapporto evidenzia non solo che é necessario agire in fretta, ma anche che é possibile, desiderabile ed economicamente conveniente.

La proposta ha suscitato le obiezioni di Stati Uniti, Repubblica Federale di Russia, Kuwait e Arabia Saudita, a differenza di tutti gli altri Paesi, sia in via di sviluppo che sviluppati, tra i quali Unione Europea, Norvegia e Svizzera, che hanno supportato la proposta.

Purtroppo non si tratta di una semplice discussione sulla scelta di una parola, ma significa mettere in una posizione di rilevanza il lavoro della massima autoritá scientifica per il cambiamento climatico. Significa fare la scelta di cambiare le politiche energetiche e climatiche nazionali  mediante una strategia ambiziosa e comprensiva volta ad evitare  impatti negativi sulle popolazioni e sugli ecosistemi e a cogliere le opportunitá della nuova economia (rinnovabili, elettro-mobilitá, efficienza energetica).  I Paesi che basano la loro economia sui combustibili fossili considerano questo cambio problematico e sminuire i dati scientifici dell’IPCC é una strategia per rimandare il passaggio a queste politiche.

Dopo un tentativo di conciliazione attraverso ulteriori consultazioni informali fra gli stati, non è stato possibile trovare un compromesso. Il Presidente del gruppo di lavoro è stato dunque costretto a rimandare la risoluzione della questione a giugno 2019. Non è detto però che questa settimana, durante i negoziati politici, non si riesca a trovare una soluzione. Moltissimi stati hanno espresso la propria delusione per il mancato accordo ed in particolare alcuni Paesi in via di sviluppo hanno fatto notare come il rifiuto di accordare un maggior supporto alla pubblicazione dell’IPCC significhi porsi in contraddizione con il principio della “migliore conoscenza scientifica disponibile” contenuto nell’Accordo di Parigi.

Una buona notizia: è stata adottata la decisione che istituisce un gruppo di lavoro facilitativo per l’implementazione della Piattaforma delle Comunità Locali e dei Popoli Indigeni. In questa occasione, il Presidente del gruppo di lavoro ha dato la parola ad un rappresentante dei popoli indigeni, che ha espresso soddisfazione per il risultato raggiunto e e  sottolineato l’importanza dell’inclusione delle popolazioni indigene nei processi decisionali sul clima, considerata la loro eccezionale esperienza e sapienza sulla salvaguardia dell’ambiente. La sala plenaria è stata poi animata dalla musica e dal canto di alcuni esponenti di popolazioni indigene,fatto relativamente insolito nel panorama dei negoziati ma che ha regalato una ventata di spontaneità e di calore alla sessione.

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