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Italian Climate Network ad Harvard

Il 5 Marzo Italian Climate Network è stata ospite della Harvard School of Law di Boston per partecipare all’evento Comparative Challenges in Environmental Law and Policy, organizzato da varie organizzazioni studentesche dell’ateneo, tra cui l’Harvard Italian Law Association. 

L’evento si è aperto con l’intervento di Cristina Derano, Professoressa di Diritto Ambientale Internazionale presso l’Università Federale di Santa Catarina (Brasile), che ha presentato un’analisi delle disfunzioni tra diritto ambientale e politica in cui ha criticato la deliberata perpetuazione di modelli discriminatori e colonialisti nelle nuove forme di “capacity building” rispetto ai paesi che maggiormente subiscono le conseguenze dei cambiamenti climatici. Tra questi, la professoressa ha sottolineato come l’attuale linea di sviluppo dei mercati del carbonio, il sistema di quote di emissione che dovrebbe porre dei limiti condivisi, prevedendo la possibilità di rivendere le quote di mancate emissioni a quegli attori che con limitate capacità tecnologiche, si ponga come una nuova forma di dipendenza dei paesi del sud rispetto a quelli del nord del Pianeta, replicando di fatto forme di dipendenza post coloniale non ancora del tutto superate. 

Chiara Soletti, Policy Advisor sui Diritti Umani e Clima per Italian Climate Network, ha continuato la presentazione, riportando i più recenti sviluppi trattati in sede di negoziati UNFCCC (art. 6 del Paris Agreement) del mercato del carbonio. La Soletti ha sottolineato come l’impegno della società civile su questa tematica sia solo parte dell’azione di advocacy generale per l’integrazione di principi dei diritti umani nelle linee guida per l’implementazione all’Accordo di Parigi, elemento di fondamentale importanza per la creazione di un sistema di riferimento per la tutela dei diritti delle persone interessate a policies in ambito climatico e progetti per la riduzione delle emissioni. Ha continuato con un excursus sul perché del mancato riconoscimento dello status di rifugiato a chi fugge dalle conseguenze del cambiamento climatico nel diritto internazionale, concludendo con delle considerazioni su come sia spesso la mancanza di volontà politica a creare il divario esistente tra la prassi internazionale e la sua implementazione. 

Alejandra Rabasa, Ricercatrice al Centro di Studi Costituzionali della Corte Suprema del Messico, ha approfondito il tema del ruolo che le Corti di Giustizia possono avere per rendere il diritto ambientale più efficace, esponendo esempi di come queste abbiano già migliorato la dottrina in detto ambito. La Rabasa è passata poi ad analizzare il problema dell’implementazione di queste norme e del limitato accesso alla giustizia per quei soggetti che direttamente affrontano e subiscono le conseguenze dell’inquinamento e della degradazione ambientale. Un adeguato accesso alla giustizia e a un’adeguata protezione sono la base necessaria per raggiungere dei progressi sia in ambito ambientale-climatico che sociale. Le Corti di Giustizia stanno in tal senso lavorando attivamente per avere un ruolo chiave e maggiormente incisivo nel sostegno dei diritti umani in ambito ambientale.

Al termine dell’evento, sono intervenuti gli studenti ponendo domande sui temi trattati. I relatori hanno infine espresso considerazioni sul futuro: le sfide da affrontare sono molte ma è chiaro che le intersezionalità tra la lotta al cambiamento climatico, la protezione ambientale, i diritti umani e le policies volte alla loro protezione, non possono essere più ignorate. 


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