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Gen

La “Carbon Bomb” è fuori dal Pacchetto UE 2030

COMUNICATO STAMPA
LA CARBON BOMB E’ FUORI DAL PACCHETTO EU 2030

Nella proposta Europea per gli obiettivi clima ed energia al 2030, non c’è traccia di indicazione sulla Fuel Quality Directive
 

Un’Europa con più energie rinnovabili e più carburanti super-inquinanti. Non è certo questo l’obiettivo che ci si sarebbe aspettati dal libro bianco approvato dalla Commissione Europea mercoledì 22 gennaio per determinare ambiziosi obiettivi ambientali per il 2030.
Nel testo si trova la proposta per una riduzione delle emissioni di gas serra del 40%, dai livelli del 1990 entro il 2030 e un target di produzione di energia da fonti rinnovabili di almeno il 27% del totale nel 2030, dal 20% nel 2020.
Pesa invece l’assenza di qualsiasi riferimento all’impronta carbonica dei combustibili. Nel testo infatti non è menzionata un’estensione post-2020 degli obiettivi della Fuel Quality Directive (FQD), la Direttiva EU sulla qualità dei carburanti o FQD.
Questa Direttiva (il regolamento attuativo è in fase di approvazione) definisce la qualità della benzina e del gasolio per autotrazione ed impone per i suppliers dei fuelsdi assicurare una riduzione delle emissioni dei gas serra nell’intero ciclo di vita dei carburanti impiegati nel settore dei trasporti. 


La direttiva impone un obbligo di riduzione del 6% delle emissioni di GHG associate ai carburanti, da raggiungere nel 2020 rispetto alla baseline del 2010, obiettivo da raggiungere non solo con l’uso di biocarburanti (di cui si domanda una valutazione LCA dell’impronta carbonica) ma attraverso il divieto d’uso di carburanti con alto tasso carbonico come il tar sands oil canadese, un tipo di petrolio che richiede quantità significative di energia per essere estratto dal suolo, con un’intensità superiore anche allo shale oil.
Lo sfruttamento totale delle riserve di tar sand potrebbe iniettare nell’atmosfera oltre 240 miliardi di tonnellate di CO2, sufficienti a riscaldare l’atmosfera di 0,4 °C. Italian Climate Network  la definisce una carbon bomb, una bomba alla CO2, pericolosissima per l’equilibrio del clima: questo petrolio non può essere sfruttato in maniera intensiva.
In un documento presentato oggi, venerdì 24, dall’associazione ambientalista americana NRDC (Natural Resources Defense Council), si legge che la mancata adozione di un regime di limitazione ai carburanti superinquinanti potrebbe vedere la presenza sul mercato europeo di 700,000 barili di petrolio derivato dalle tar sands all’anno dal 2020. A livello di emissioni questo è pari circa alle emissioni di 6 milioni di auto, con un incremento del 1,5% dell’intensità carbonica dei carburanti, in antitesi con gli obiettivi di riduzione del 6% fissati dalla Fuel Quality Directive. Questo potrebbe compromettere gli obiettivi per il 2020 e soprattutto renderebbe ulteriormente in salita la strada per il taglio delle emissioni del 40% entro il 2030, spiega il rapporto NRDC.
«Abbiamo bisogno di una Direttiva sulla Qualità dei Carburanti per tenere fuori dall’Europa petrolio non convenzionale ad alte emissioni di CO2 come le tar sands, shale oil e alti tipi di combustibili derivati da petrolio non convenzionale» spiega Federico Antognazza, Vicepresidente di Italian Climate Network e referente scientifico. «Una direttiva che allo stesso tempo analizzi anche i biocarburanti e il loro reale impatto sul clima e sull’uso del suolo».
I trasporti sono, secondo uno studio europeo, la più grande fonte di emissioni al 2020; quindi se l’Europa vuole raggiungere i target per il 2030 di ridurre le emissioni del 40% deve obbligatoriamente preservare la FQD dopo il 2020. Serve che gli Stati Membri prendano posizione su questo tema.
La decisione di escludere la FQD non è reversibile, il Parlamento Europeo deve ancora votare su questa proposta.
«Noi crediamo che il decreto attuativo della FQD debba essere approvato subito e soprattutto debbano essere stabiliti degli obiettivi post-2020, affinché ci sia la certezza che questa misura rimanga in posizione a lungo termine, supportando la strategia di decarbonizzazione dell’Europa», ha dichiarato la Presidente dell’Italian Climate Network, Veronica Caciagli. «L’Italia deve giocare un ruolo attivo e farsi portatrice di questa posizione. Ci adopereremo affinché la prossima legislatura al Parlamento Europeo prende la decisione più saggia per il clima e per l’economia europea».
Il governo canadese in questi mesi ha speso cifre ingenti per fare lobbying in Europa per impedire l’introduzione e l’implementazione della FQD, per nascondere il volume di mercato sull’export potenziale delle sabbie bituminose in Europa, per incontrare giornalisti, parlamentari e opinion leader, come provato da una serie di documenti messi a disposizione da Friends of the Earth.

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