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Dic

L’autunno si chiude con piogge e temperature anomale

di Simone Abelli, meteorologo del Centro Epson Meteo

In perfetta continuità col mese di settembre, anche ottobre si è distinto per la frequente presenza di strutture di alta pressione e di masse d’aria relativamente mite che hanno favorito temperature sensibilmente sopra la media e precipitazioni più scarse della norma. Nel complesso, con un’anomalia di +1.5°C, questo ottobre si piazza quasi in cima alla classifica dei più caldi degli ultimi 60 anni ed esattamente al 4° posto; in effetti nel corso del mese si sono verificate alcune fasi di tempo dalle caratteristiche estive con temperature che, durante le prime due settimane, hanno anche superato i 30 gradi in molte zone del Sud e delle isole maggiori. Nonostante il transito di 10 perturbazioni, le piogge sono risultate inferiori rispetto alla media, con un’anomalia pari a -16% a livello nazionale determinata dagli accumuli piuttosto contenuti osservati al Nord-Est e al Centro- Sud; sulle regioni nord-occidentali, a differenza del resto del Paese, le precipitazioni sono state sensibilmente più abbondanti rispetto alla media (+56%) a causa soprattutto di due episodi di maltempo che si sono verificati a metà mese e intorno al giorno 21 quando temporali e nubifragi hanno scaricato dai 200 ai 400 mm in 24 ore soprattutto in Liguria, e in misura inferiore anche fra Piemonte e Lombardia. Da segnalare, inoltre, l’episodio alluvionale accaduto intorno al giorno 25 in Sicilia (nel Ragusano) quando un vortice di bassa pressione stazionario nei pressi dell’isola ha dato origine a temporali intensi e insistenti con locali accumuli oltre i 200 mm in poche ore.

La stagione autunnale si è conclusa con un mese di novembre eccezionale, soprattutto per quanto riguarda le precipitazioni. La sostanziale prolungata assenza di un’area anticiclonica sul comparto euro-mediterraneo centro-occidentale, ha di fatto lasciato spalancata la “porta atlantica” da dove hanno fatto facilmente ingresso 11 perturbazioni, quasi tutte di notevole intensità e in gran parte accompagnate da forti venti meridionali. Nell’ambito di un mese con tempo quasi costantemente perturbato, spiccano almeno 10 giorni particolarmente critici sia per gli elevati accumuli di pioggia che hanno causato esondazioni e allagamenti, sia per le abbondanti nevicate ad alta quota sulle Alpi che hanno provocato danni e disagi soprattutto nel settore orientale, sia per i forti venti che hanno accompagnato molte perturbazioni. Da evidenziare, in particolare, la fase di maltempo fra il giorno 11 e il 13, causata da una intensa perturbazione accompagnata da un attivo vortice ciclonico che, oltre a generare nubifragi e mareggiate al Sud, ha contribuito a dare origine, in combinazione con i favorevoli fattori astronomici (in questo caso la luna piena), a una eccezionale alta marea sull’alto Adriatico, particolarmente evidente a Venezia dove il livello di 187 cm rappresenta il secondo valore più elevato dopo il record del 1966 (194 cm il 4 novembre 1966). A tal proposito nel corso del 2019 è stato stabilito il nuovo record annuale di eventi di “acqua alta” >= 110 cm con 26 casi, sensibilmente più numerosi dei 18 casi del 2010 che rappresentano il precedente record veneziano; record anche mensile con 13 casi proprio a novembre, che superano nettamente gli 8 eventi del dicembre 2010. Sta di fatto che il trend a lungo termine degli eventi di alta marea >= 110 cm è inesorabilmente in salita a causa dell’aumento del livello del mare dovuto alla combinazione di due fattori: il riscaldamento globale, che causa la fusione dei ghiacci continentali e la dilatazione termica di oceani e mari, e la subsidenza del suolo lagunare per motivi sia antropici che naturali.

Novembre, con un’anomalia di +162% è stato di gran lunga il più piovoso almeno degli ultimi 60 anni. Precipitazioni notevoli si sono verificate al Nord, sul versante tirrenico della penisola e in Sardegna: quasi il quadruplo del normale al Nord- Ovest, più del triplo al Nord-Est, più del doppio sulle regioni tirreniche al Sud e in Sardegna. In diverse città sono stati ritoccati i record storici di precipitazioni: a Genova 789 mm osservati in novembre rappresentano il nuovo record mensile a cui si affianca anche il record stagionale pari a 1233 mm accumulati in autunno nel capoluogo ligure, valori che rappresentano anche i record nazionali fra le località di pianura. Nuovi record mensili anche a Ronchi dei Legionari (377 mm), Lamezia Terme (315 mm), Firenze (291 mm), Torino (272 mm), Brescia (227 mm), Verona (207 mm), Campobasso (198 mm), Bologna (177 mm) e Capo Carbonara (158 mm); possibili record di novembre, ma non validabili a causa di dati mancanti, anche a Trieste, Roma e Potenza. Notevole anche il dato stagionale pari a +46% a livello nazionale che pone l’autunno del 2019 al 3° posto fra i più piovosi degli ultimi 60 anni. Grazie alle abbondanti precipitazioni di novembre, dopo alcuni mesi con valori nella media o leggermente sotto, torna sensibilmente sopra lo zero anche l’anomalia pluviometrica da inizio anno attestandosi a +17%.

Non meno importanti sono i risultati delle elaborazioni statistiche riguardanti le temperature che, nonostante non abbiano evidenziato valori record, hanno comunque determinato un’anomalia complessiva pari a +1.8°C che equivale al 5° valore più elevato della serie storica di novembre degli ultimi 60 anni. Questo ampio scarto dalla norma è stato generato in gran parte dai valori decisamente sopra la media delle temperature minime, condizione scaturita dal tempo quasi costantemente perturbato e dalla frequente presenza di masse d’aria mite. In effetti, nell’ambito di un mese che solitamente comincia a evidenziare le prime gelate significative della stagione fredda in pianura, non sono state osservate temperature notturne sottozero, salvo qualche sporadico e poco significativo caso. Il caldo novembre ha contribuito a mantenere molto elevata anche l’anomalia stagionale; a conti fatti, con uno scarto di +1.5°C il trimestre autunnale spicca al 3° posto fra i più caldi, quasi a pari merito con l’autunno del 2014 e del 2018 che risultano solo impercettibilmente più caldi. Anche l’anomalia termica da inizio anno non subisce flessioni, anzi cresce ulteriormente consolidandosi intorno a +0.9°C che attualmente rappresenta il 4° valore più elevato dopo i dati del 2018, 2015 e 2014.

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