Lettera
20
Dic

Lettera a De Bortoli – Corriere della Sera

Lettera

Gentile Dott. De Bortoli,

Le scriviamo in merito all’articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 12 dicembre 2011, ” Se l’apocalisse ecologica adesso può aspettare – L’allarme per l'”effetto serra” è apparso un ricordo di ere passate”. Noi dell’Italian Climate Network siamo rimasti stupiti nel leggere questo articolo, e le vorrei spiegare i motivi e i punti sui quali vorremmo esprimere le nostre perplessità.

– “mai come in questa settimana inconcludente e verbosa di Durban, l’indifferenza dei media internazionali ha raggiunto vertici così eclatanti.” – A parte il fatto che la conferenza di Durban è durata per oltre due settimane e ha prodotto l’adozione di 36 decisioni principali con un corollario di documenti degli organi sussidiari, tutti i media internazionali hanno parlato di Durban. Le cito solo ad esempio l’ampio spazio dato da The Guardian; può comunque trovare riferimenti sul New York Times, China Daily, e ogni testata giornalistica.

-“L’allarme per l’«effetto serra» è apparso un ricordo di ere passate.” – A Durban si è dimostrato esattamente il contrario: l’allarme per l’effetto serra (non occorre utilizzare le virgolette) è attuale, sia dal punto di vista scientifico, che politico. Per la prima volta nella storia, tutti i Paesi del mondo hanno stabilito la necessità e l’impegno di arrivare a un trattato con valore legale per la riduzione delle emissioni di gas serra. India, Cina, Europa, Stati Uniti, Australia, Congo, Brasile e tutti gli altri oltre 180 Stati partecipanti.

– “Il «global warming», forse anche a causa dei dati incautamente imprecisi forniti da una comunità scientifica inaffidabile e manovriera,”- Riteniamo che la comunità scientifica sul clima sia assolutamente degna di fiducia, ci stupiamo di questa affermazione, su cui vorremmo chiederle una spiegazione.

– “Sull’apocalisse ambientale si sono costruite brillanti carriere (Al Gore)” – Sembra quantomeno fuorviante utilizzare come argomento la carriera di Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti e candidato presidente, che avrebbe costruito la sua carriera sull’apocalisse ambientale.

– “Pagare un prezzo appare oggi come una condizione troppo onerosa, vista l’entità degli altri prezzi che stanno dissanguando l’economia e lo stesso stile di vita dei Paesi abituati a standard di benessere oramai considerati irrinunciabili.L’ambiente? Ci si penserà in un secondo momento.” Questo è un auspicio da cui ci vogliamo dissociare fermamente. Come dimostrato dal Rapporto di Stern, i cambiamenti climatici costituiscono una minaccia grave alla crescita economica e allo sviluppo. Non agire oggi ci costerà moltissimo in futuro, sia in termini di vite umani e sconvolgimenti sociali, che in valori economici: si stima che se non prenderemo delle azioni opportune, il danno economico annuale sarà di almeno il 5% del nostro PIL, fino al 20% – considerando che il PIL del 2010 dell’Italia era di circa 1.800 miliardi di Euro, significherebbe un costo annuo stimabile tra i 90 e i 360 miliardi di Euro all’anno. Perciò vincere la sfida contro i cambiamenti climatici è conveniente anche dal punto di vista economico.

Inoltre, la green economy per la trasformazione a un’economia low carbon può essere un volano importante per l’uscita dalla crisi economica in corso, secondo il modello tedesco, che ha coniugato lo sviluppo delle energie rinnovabili con la nascita di una nuova filiera produttiva sostenibile. Solo in Italia, secondo uno studio della Bocconi, i nuovi lavori della green economy porterebbero 200.000 nuovi posti di lavoro entro il 2020, a cui andrebbero aggiunti gli effetti indiretti di leva economica.

A Durban, certo, si poteva fare di più; i governi avrebbero potuto già prendere delle azioni e degli impegni immediati. Ciò non significa nè che la crisi climatica sia meno vera, nè che non siano necessarie misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici già in corso. Vuol dire che dovremo vigilare di più affinché i nostri governi prendano delle sagge decisioni e impegni concreti e abbastanza ambizioni da rispondere alla sfida per il clima.

Cordiali saluti,

Italian Climate Network

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