CLIMA E BIODIVERSITÀ, SERVE UN’AGENDA CONDIVISA
Giovedì 21 novembre, a COP29 è stata la giornata tematica dedicata alla biodiversità. Si sono svolti vari eventi sul tema, come l’incontro di alto livello su Foreste per il clima, con l’obiettivo di sfruttare i finanziamenti per il clima per le foreste, e una tavola rotonda dei leader mondiali per allineare l’azione climatica e quella sulla conservazione della biodiversità.
A Baku è stato ricordato che ogni anno le foreste assorbono un terzo delle emissioni di carbonio derivanti dalla combustione di combustibili fossili, ma i cambiamenti climatici hanno impatti negativi sulla loro integrità ecologica e mettono a rischio anche la loro capacita di assorbire gas climalteranti. È stato ribadito che non si può parlare di cambiamenti climatici senza parlare di foreste, ed è quindi necessario includerle nei negoziati sul clima.
All’evento sulle foreste è intervenuta Marina Silva, Ministra dell’Ambiente del Brasile, il Paese che ospiterà la prossima COP30 sul clima nel 2025. Silva ha ribadito che le foreste giocheranno un ruolo strategico per gli obiettivi climatici del Brasile che prevedono un taglio delle emissioni emissioni tra il 59% e il 67% entro il 2035.
Alla COP30 di Belém, che si svolgerà proprio in Amazzonia, sarà quindi importante ribadire l’importanza delle foreste e della natura nei negoziati sul clima. Il Brasile ha anche lanciato, al G20 di Rio pochi giorni fa, un fondo da un miliardo di dollari per la conservazione delle foreste tropicali che sarà operativo alla COP30, il Tropical Forest Finance Facility (TFFF). Il fondo dovrebbe bastare a conservare circa 1 miliardo di ettari di foreste tropicali in tutto il mondo. L’obiettivo è compensare i Paesi proprietari di queste foreste per i loro sforzi di conservazione, assicurando la salvaguardia di aree essenziali per l’equilibrio ambientale globale e sostenendo le popolazioni locali nel mantenimento della biodiversità.
Infine, Marina Silva ha ricordato che le foreste portano acqua e servizi ecosistemici, sono patrimonio culturale e fonte di conoscenze tradizionali, nonché rifugi per le comunità che da queste dipendono. Sono il più grande alleato per combattere la povertà in molti Paesi, ha sottolineato, quindi un modo per garantire che nessuno venga lasciato indietro – una giusta transizione.
Sulle foreste è intervenuta anche Inger Andersen, Executive Director del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, e ha ricordato che nel 2023 le emissioni sono aumentate ed è quindi urgente impegnarsi per ridurle del 41% entro il 2030. Per farlo, ha detto, possiamo e dobbiamo permettere alle foreste di aiutarci. Infatti, le foreste hanno il potenziale di ridurre le emissioni del 19% entro il 2030. Il resto delle riduzioni può deve avvenire con l’energia rinnovabile: si può fare, dobbiamo solo iniziare ad agire. Andersen ha anche ricordato che i mercati dei crediti di carbonio sono importanti per la protezione delle foreste ma manca attualmente la fiducia sull’integrità: con nuovi standard avremo la possibilità di di rendere il mercato dei crediti più trasparente e sicuro.
L’Executive Secretary della Convenzione ONU sulla biodiversità, Astrid Schomaker, ha avvertito che la natura si trova attualmente «al pronto soccorso (Emergency room)» dato lo stato allarmante della sua salute a livello globale. La Direttrice Generale dell’IUCN, Grethel Aguilar, ci ha ricordato che dobbiamo credere che sia possibile invertire la rotta di perdita di biodiversità, ma che possiamo avere successo solo con una transizione giusta, che metta la natura al centro dell’azione climatica. Giovedì Yasmine Fouad, Ministra dell’Ambiente dell’Egitto e, Presidente della COP14 sulla Biodiversità del 2018, ha ricordato che, quando la Presidenza egiziana della COP14 aveva iniziato a promuovere l’integrazione delle tre convenzioni ONU di Rio, tutti dicevano che era complicato e quasi impossibile. Ricordiamo che le tre Convenzioni di Rio includono la Convenzione ONU sul cambiamento climatico (UNFCCC), la Convenzione ONU sulla Biodiversità (CBD) e la Convenzione ONU contro la desertificazione (UNCCD). Ma ora, nei negoziati, il tema della biodiversità e quello del clima si stanno intrecciando sempre di più.
Alla COP26 di Glasgow il tema della natura è entrato a far parte della COP sul clima con la Dichiarazione di Glasgow COP26 sulle foreste e l’uso del suolo, con cui i leader di 141 Paesi si sono impegnati a fermare e invertire la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030,con impegni finanziari pubblici e privati di 19 miliardi di dollari. Alla COP27 sul clima, a Sharm el-Sheikh nel 2022, è poi stata introdotta la prima giornata tematica dedicata alla biodiversità.
In seguito, alla COP15 sulla biodiversità i cambiamenti climatici sono stati inclusi nell’Accordo Kunming-Montreal con la creazione di un filone negoziale dedicato proprio alle interconnessioni tra clima e biodiversità. Il filone è stato portato avanti a COP16, dove i Paesi sono stati esortati a portare avanti potenziali sinergie tra biodiversità e azioni per il clima.
Nel frattempo alla COP28 di Dubai l’anno scorso, la natura è apparsa nel documento finale con il riferimento all’urgente necessità di proteggerla, conservarla e ripristinarla.
Per sottolineare l’impegno a fare sinergia tra le diverse convenzioni ONU sull’ambiente, a fine settembre la Presidenza di COP29 aveva lanciato ufficialmente l’Iniziativa Trio di Rio, una partnership tra Azerbaigian, Colombia e Arabia Saudita, i Paesi ospitanti delle tre COP del 2024: quelle sul cambiamento climatico (Azerbaigian), sulla Biodiversità (Colombia) e sulla desertificazione (Arabia Saudita). Questa collaborazione ha l’obiettivo di segnare l’impegno delle tre presidenze a catalizzare un’azione coordinata per affrontare le tre sfide globali interconnesse. Il Presidente di COP29, Mukhtar Babayev, aveva dichiarato a tal proposito che gli obiettivi delle rispettive convenzioni sono intrinsecamente legati e che i progressi in un settore possono catalizzare i progressi negli altri”.
Nonostante questi primi passi, per l’integrazione tra clima e biodiversità serve impegnarsi di più. Nelle COP sul clima, in particolare, manca un filone negoziale specifico sulla biodiversità, simile a quelli istituiti negli scorsi anni sulla transizione giusta o sull’agricoltura.
Creare un’agenda negoziale condivisa tra cambiamenti climatici e crisi della biodiversità è fondamentale, perché si tratta di sfide simili e legate strettamente tra loro: non possono essere affrontate a compartimenti stagni.
Articolo a cura di Margherita Barbieri, delegata di Italian Climate Network
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