LA COMMISSIONE EU HA CONFERMATO L’OBIETTIVO -90% EMISSIONI ENTRO 15 ANNI
Come annunciato nei giorni precedenti, il 2 luglio 2025 la Commissione Europea ha reso pubblico il testo dal quale partirà il dialogo (trilogo) con Consiglio Europeo e Parlamento Europeo sul nuovo obiettivo climatico continentale al 2040. Il testo era molto atteso, vista la polemica politica seguita all’anticipazione del nuovo target un anno fa, prima delle elezioni europee: una riduzione delle emissioni del 90% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2040.
Questa proposta, presentata sul finire del primo mandato Von der Leyen, aveva creato una profonda spaccatura nel Partito Popolare Europeo, vista la contrarietà di buona parte della base, che avrebbe chiesto obiettivi meno ambiziosi alla luce di guerre e crisi economica.
La cifra, quel -90%, non nasceva solo dal dibattito politico: si trattava infatti della soglia minima delineata dal Comitato Scientifico sui Cambiamenti Climatici dell’Unione Europea (ESABCC), che già nel giugno del 2023 aveva indicato che l’unico modo per l’Unione per rimanere in una traiettoria compatibile con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sarebbe stato quello di promuovere un taglio delle emissioni tra il 90 ed il 95% entro il 2040 rispetto al 1990. Solo così l’Unione Europea avrebbe potuto contribuire al mantenimento delle temperature globali entro 1,5°C di riscaldamento medio entro la fine del secolo, seppur con sforamenti limitati e temporanei (come quello osservato nel 2024).
La proposta pubblicata il 2 luglio 2025 dalla Commissione sembra voler mantenere quell’ambizione, confermando l’obiettivo annunciato nel 2024 della riduzione del 90% rispetto al 1990. Vari membri della Commissione non hanno fatto mistero del fatto che l’elaborazione di questa decisione politica (ricordiamo, ancora non definitiva prima della conclusione dell’iter tra istituzioni europee) abbia creato forti tensioni. Nei giorni immediatamente precedenti la pubblicazione del testo sono infatti emerse dichiarazioni particolarmente accese, a partire dalla Commissaria Teresa Ribera che lamentava la mancanza di ambizione di alcuni colleghi, tra cui il Presidente francese Macron, anche in vista di quello che sarà l’obiettivo “derivato” da quello 2040, ossia l’obiettivo intermedio al 2035 che l’Unione Europea deve presentare alle Nazioni Unite sotto l’Accordo di Parigi entro COP30.
Il testo pubblicato, brevissimo (la parte relativa al nuovo obiettivo e relativi emendamenti alla direttiva vigente non supera le due pagine), vede come principale novità l’aggiunta di tre clausole di flessibilità o novità rispetto all’obiettivo generale: una sui crediti di carbonio provenienti da attività in Paesi terzi, una sulle rimozioni di CO2 applicate nell’Unione sotto la direttiva CRCF (Carbon Removals and Carbon Farming), l’ultima in merito alla flessibilità interna allo stesso target.
Per quanto riguarda la flessibilità relativa al possibile uso di crediti di carbonio provenienti da progetti in altri Paesi, la proposta indica un tetto massimo del 3% rispetto all’obiettivo generale, con possibile implementazione a partire dal 2036 e solo una volta che saranno stabilite alcune condizioni-chiave in merito alla qualità e integrità dei progetti considerati. In ogni caso, l’eventuale uso di crediti esteri potrà avvenire solo all’esterno del perimetro del mercato europeo del carbonio (ETS). Riaprendo la porta ai crediti (dopo averla chiusa a partire dal 2012 alla luce della scarsissima affidabilità del precedente sistema CDM, oggi sostituito dall’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi), la Commissione Europea ha voluto mandare un messaggio interno al PPE, che chiedeva questa flessibilità con forza dal Patto di coalizione che ha portato al governo Merz in Germania, e uno esterno ai principali Paesi partner, soprattutto in Africa, che vedono nei mercati di carbonio interessanti opportunità di creazione di liquidità e posti di lavoro. Secondo alcune fonti sarebbe stato lo stesso Commissario Hoekstra a spingere i principali partiti tedeschi a inserire i crediti di carbonio nel Patto di coalizione, così da facilitare poi discussione sulla riduzione del 90%, altrimenti quasi impossibile, osteggiata dai principali gruppi produttivi.
La seconda clausola, una novità comunque annunciata dalla Commissione tramite una serie di eventi tenuti a Bruxelles nei mesi scorsi, riguarda il possibile inserimento di progetti europei di rimozione permanente della CO2 nel mercato del carbonio europeo (il sistema ETS) a partire dalla sua revisione nel 2026, con probabile data di avvio al 2030. Tali progetti sono regolati a livello europeo dal Regolamento CRCF del 2024, che disciplina alcune metodologie di base per la costruzione, registrazione e monitoraggio di progetti di assorbimento legati all’uso dei terreni sul territorio dell’Unione Europea.
In questo caso non si parla di flessibilità sulla riduzione delle emissioni, bensì di assorbimenti di quel restante 10% di emissioni industriali difficili da abbattere che dovranno però essere azzerate (appunto tramite rimozioni “domestiche”) entro il 2050. Tramite questa apertura, la Commissione spera di creare sufficiente domanda di crediti per sviluppare un settore, quello delle rimozioni di carbonio su media e larga scala, ad oggi ancora primitivo nei volumi. La terza e ultima novità riguarda infine una clausola di flessibilità “tra settori”, pensata anche in questo caso come risposta politica alle pressioni interne a Parlamento e Commissione e ancora tutta da definire nella pratica.
Nei giorni precedenti la pubblicazione della proposta si erano rincorse voci riguardo alla possibilità, per la Commissione, di delineare più obiettivi specifici (anche rispetto ai crediti esteri ed all’uso dei crediti europei CRCF) a comporre, assieme, il macro-obiettivo 2040. La Commissione ha invece optato infine per un unico obiettivo con clausole di flessibilità tramite cooperazione internazionale e una prima regolazione della governance delle rimozioni a livello domestico. Per quanto riguarda l’uso di crediti generati da progetti in Paesi terzi, l’attuale testo lascia spazio a futuri dibattiti nella costruzione del nuovo sistema, che sarà profondamente diverso da quello in vigore a suo tempo sotto il Protocollo di Kyoto.
Il testo dice che i crediti dovranno essere in linea con le regole stabilite sotto l’Articolo 6 dell’Accordo di Parigi e generati da progetti “credibili e trasformativi”. Inoltre, si prevede che tali crediti dovranno provenire Paesi partner con un obiettivo di neutralità climatica chiaro e con politiche compatibili con i due obiettivi dell’Accordo di Parigi (contenimento della temperatura media globale entro +1,5°C o 2°C entro la fine del secolo).
Il testo a oggi non indica, tuttavia, come l’Unione Europea intenderà concretizzare questi criteri, né in termini di qualità e integrità dei crediti (ma su questo è possibile immaginare un allineamento con i recenti Principi di Oxford), né rispetto ai Paesi di origine: nel contesto UNFCCC, infatti, teoricamente tutti i Paesi presentano NDC (piani clima nazionali) allineati con l’Accordo di Parigi, secondo il principio dell’origine determinata a livello nazionale di ogni contributo.
Sembra quindi che l’Unione Europea sia pronta a stilare una lista di Paesi con politiche compatibili con Parigi a discapito di altri, una mossa che prevediamo susciterà l’indignazione di numerosi Paesi G77 oggi desiderosi di entrare nell’enorme mercato del carbonio europeo, che nel 2023 ha visto un volume di scambi per crediti di 770 miliardi di euro, contro un mercato globale dei crediti (volontario) in caduta libera dopo gli scandali del 2023 ed oggi assestato poco sopra il mezzo miliardo di dollari. Sarà interessante capire, tuttavia, come la Commissione intenderà far agire gli Stati Membri e le industrie rispetto a questa opzione di flessibilità, vista l’inclusione dei crediti CRCF ma l’esclusione dei crediti originati in Paesi terzi – forse tramite azioni di cooperazione internazionale sotto le nuove Clean Trade and Investment Partnerships.
Articolo a cura del team di Italian Climate Network.
Immagine di copertina: Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva della Commissione europea per una transizione pulita, giusta e competitiva, insieme a Wopke Hoekstra, commissario europeo per il Clima, l’obiettivo zero emissioni nette e la crescita pulita, ha presentato la proposta di obiettivo climatico dell’UE per il 2040, al termine della riunione settimanale della Commissione von der Leyen a Bruxelles, in Belgio. Foto di Lukasz Kobus © European Union, 2025