COP29, LE BOZZE SULL’ADATTAMENTO VANNO ALLA SECONDA SETTIMANA
- Il negoziato sull’adattamento è proseguito a rilento durante la prima settimana di COP29, che si è chiusa con vari punti ancora da discutere.
- Al centro della discussione la necessità di chiudere il gap finanziario per la redazione e implementazione dei piani di adattamento.
- Si lavora per la definizione degli indicatori per il monitoraggio del progresso verso l’obiettivo globale per l’adattamento.
[disclaimer: questo approfondimento è stato scritto poche ore prima della plenaria conclusiva di sabato 16 novembre 2024, nella quale e stato deciso di proseguire il negoziato nella seconda settimana sulla base delle bozze prodotte fino a quel momento]
Anche l’Adattamento tra i temi chiave di questa COP29: facciamo il punto su dov’è arrivato il negoziato nella prima settimana.
Il tema è stato inserito in agenda per COP29, CMA6 e per i Subsidiaries Bodies SBI61/SBSTA61, ovvero: tutte le Parti aderenti alla Convenzione Quadro dell’ONU sui Cambiamenti climatici (COP), le Parti che hanno aderito all’Accordo di Parigi (CMA), l’Organo Sussidiario per l’Implementazione (SBI) e quello Scientifico-Tecnologico (SBSTA).
Sui seguenti temi il negoziato tecnico è stato congiunto tra i Subsidiaries Bodies:
- obiettivo globale sull’adattamento (Global Goal on Adaptation) – agenda item SBI61 11(a)/SBSTA61 5(a),
- report dell’Adaptation Committee – agenda item SBI61 11(b)/SBSTA61 5(b),
- revisione del progresso, dell’efficacia e della performance dell’Adaptation Committee – agenda item SBI61 11(c)/SBSTA61 5(c).
Il SBI ha inoltre discusso il punto SBI61 11(d) relativo ai piani nazionali per l’adattamento (National Adaptation Plans NAPs).
Il negoziato su questi argomenti è stato piuttosto complesso, con molti punti che sono stati discussi in modalità informal-informal e con sessioni aggiuntive rispetto a quanto previsto. Alcuni testi negoziali, quelli su GGA e NAPs, alla loro ultima versione presentano ancora vari punti da discutere. Il negoziato per la revisione dell’Adaptation Committee, invece, si è bloccato su questioni procedurali: non ha neanche visto una bozza di testo e le Parti hanno rimandato fin da subito la decisione alla prossima sessione di SBI62/SBSTA62.
Ma vediamo ora nel dettaglio cosa è emerso dalle sessioni negoziali sui punti in agenda.
Adaptation Committe: report e revisione del progresso, dell’efficacia e della performance
Il negoziato sul report dell’Adaptation Committee (AC) non ha portato a risultati rilevanti. Diversi gruppi negoziali hanno riconosciuto il lavoro dell’AC a supporto dello sviluppo di indicatori per l’obiettivo globale sull’adattamento. Alcuni Paesi hanno ricordato che i training e i workshop sono sempre necessari per incrementare le capacità dei Paesi in via di sviluppo e Cile e Cina hanno richiesto che i materiali dell’AC vengano tradotti in tutte le lingue ONU.
La difficoltà dei lavori è stata evidente da subito, quando martedì 12 novembre – prima giornata dopo l’adozione dell’agenda – le Parti non sono riuscite a trovare un accordo sulle modalità per redigere un testo negoziale. l gruppo dei Paesi africani ha proposto di lavorare direttamente in sala su un testo proiettato a schermo, partendo dal report. Altri Paesi, in particolare Unione Europea, Australia, Stati Uniti e Canada, si sono opposti cercando di dare il mandato ai co-facilitatori di scrivere un testo.
La situazione è rimasta in stallo fino a venerdì quando, a pochi minuti dall’ultima sessione negoziale su questo tema, i co-facilitatori hanno pubblicato la bozza di un testo negoziale. Diverse delegazioni si sono lamentate di non aver avuto il tempo di vedere il testo e prepararsi alla discussione, e la sessione non ha purtroppo portato a progressi, chiudendosi con una bozza di decisione in cui il SBI e il SBSTA propongono a COP29 e a CMA6 di accogliere (“welcome”) i report del 2023 e del 2024 dell’AC.
Il negoziato sulla revisione del lavoro dell’AC si è svolto all’incirca con le stesse modalità (e criticità). Anche in questo filone il negoziato si è bloccato su questioni procedurali, tant’è che la co-facilitatrice che ha seguito entrambi i punti in agenda ha dovuto ricordare che i filoni di negoziato sono separati, e di non confondere l’uno con l’altro.
Il negoziato si è aperto con la discussione tra le Parti in merito a quali organi dovrebbero revisionare il lavoro dell’Adaptation Committee. . L’AC infatti è inserita all’interno della COP, ma la decisione finale di COP27 ha chiarito anche il ruolo di CMA nella revisione. Il gruppo dei Paesi africani ha chiesto che la commissione venga revisionata sia da COP che da CMA, ma non tutti i Paesi erano d’accordo. La Norvegia ha quindi proposto un compromesso, chiedendo di concludere questa revisione sotto COP e dall’anno prossimo iniziare una nuova revisione sotto COP e CMA. Il tema è importante perché ci sono decisioni di CMA che devono essere portate avanti dall’AC, quindi anche il CMA deve avere una certa autorità sull’AC. L’Arabia Saudita, il Canada e il Senegal hanno confermato che CMA deve partecipare alla revisione, secondo la decisione di COP27, quindi la proposta della Norvegia è risultata accettabile dal punto di vista “legale”.
Giovedì 14 novembre il gruppo dei Paesi africani ha condiviso con le Parti un Conference Room Paper (CRM) redatto con LMDC (Like-Minded Group of Developing Countries) e il gruppo dei Paesi arabi, in merito alla revisione dell’AC. L’Australia si è però opposta all’uso del paper come testo negoziale, chiedendo chiarimenti al Segretariato sulla validità del testo. L’Unione Europea ha dato supporto all’Australia, non accettando il CRP come testo negoziale, aggiungendo che tra l’altro non stava chiarendo le responsabilità tra SB, CMA e COP nella revisione dell’AC.
Dato il poco tempo a disposizione, le Parti hanno deciso di rimandare il lavoro ai prossimi negoziati intermedi che si terranno a Bonn nel giugno 2025, tra lo sconforto di alcuni Paesi, tra cui la Cina, l’Unione Europea, la Norvegia e gli Stati Uniti, che avevano richiesto un certo impegno per portare a termine questo mandato di revisione che prosegue da diversi anni, e il cui ruolo è cruciale per supportare la risposta al peggioramento dei rischi climatici. Le Parti sono state invitate a inviare commenti da usare come input ai negoziati intermedi.
Obiettivo Globale sull’Adattamento
Durante le sessioni negoziali le Parti hanno discusso i progressi nella definizione degli indicatori per l’adattamento, ma hanno riconosciuto la necessità di ulteriori indicazioni da dare agli esperti per la loro mappatura. Il Gruppo dei 77 (formato principalmente da Paesi in via di sviluppo) e la Cina hannosottolineato però che gli indicatori dovrebbero monitorare anche i mezzi di attuazione, punto su cui Unione Europea, Regno Unito, Giappone e Canada non si sono trovati d’accordo. La discussione si è incentrata inoltre sulla possibilità di dividere gli indicatori in due categorie, una vincolante relativa agli indicatori globali per monitorare i progressi verso il GGA (Global Goal on Adaptation), l’altra volontaria relativa agli indicatori locali specifici per il contesto dei Paesi. Secondo la Russia entrambe le categorie dovrebbero essere volontarie.
Un altro punto importante su cui si è discusso riguarda l’inserimento dei progressi verso il GGA nel secondo Global Stocktake.
Per la sera giovedì 14 i co-facilitatori hanno preparato una bozza di testo che includeva tutte le visioni e i suggerimenti emersi nelle sessioni precedenti, ma troppo lunga (9 pagine e 71 paragrafi) e con diverse opzioni per i singoli paragrafi, testi tra parentesi, ripetizioni e contraddizioni, nonché errori, come riferimenti sbagliati.Il negoziato di venerdì si è quindi focalizzato sulla revisione dei paragrafi, nel tentativo di semplificare e ridurre le opzioni, in modo che i co-facilitatori potessero redigere una seconda bozza più pulita.
I punti principali di discussione hanno riguardato: la necessità di fornire ulteriori indicazioni al gruppo di esperti, l’opportunità di stabilire un numero specifico di indicatori, la disaggregabilità degli indicatori, l’opportunità di definire indicatori per monitorare la fornitura di mezzi di attuazione per l’adattamento, e il ruolo degli outcome dell’IPCC sull’adattamento nel processo relativo al GGA.
La Turchia ha proposto un indicatore sull’educazione dei bambini e dei giovani. Il Buthan e il Kirghizistan hanno proposto un indicatore per le aree montane, particolarmente soggette agli effetti dei cambiamenti climatici. Il gruppo EIG (Environmental Integrity Group) ha chiesto l’equilibrio di genere tra gli esperti tecnici. Il Canada, l’Australia, la Norvegia, i Paesi SUR, e il Messico hanno invece ricordato la necessità di menzionare nel testo l’importanza dei popoli indigeni e delle loro conoscenze.
Per quel che riguarda l’ultima parte del testo in merito all’adattamento trasformazionale, le Parti hanno inizialmente accolto favorevolmente il documento tecnico preparato dal Segretariato, ma hanno poi deciso di non considerarlo data la mancanza di tempo per una discussione adeguata.
Sabato il negoziato si è chiuso con l’ultima bozza, ripulita e più breve (59 paragrafi), ma ancora con diverse opzioni presenti per i paragrafi. Il co-facilitatore ha proposto di rivedere almeno le parentesi presenti nel preambolo del testo, ma alla fine le Parti hanno deciso di rimandare il testo tal quale al negoziato di settimana prossima di CMA6. Nella decisione finale SBSTA e SBI hanno ribadito che la bozza di testo presentata non ha trovato l’accordo delle Parti ed è ancora un “work in progress”.
Piani Nazionali di Adattamento
A COO29 il negoziato sui Piani Nazionali di Adattamento si è focalizzato soprattutto sulle risorse necessarie per la redazione e l’implementazione dei piani: risorse economiche, naturalmente, ma anche capacity building e trasferimento tecnologico.
I gruppi negoziali G77+Cina, piccole isole, Paesi africani e Paesi meno sviluppati hanno richiesto che la bozza di testo includesse obblighi per i Paesi sviluppati, in termini di finanza e trasferimento di capacità e tecnologie, come previsto dall’UNFCCC e dall’Accordo di Parigi. Hanno inoltre richiesto specifici riferimenti alla chiusura del gap finanziario e all’esclusione del settore privato dalla finanza per i Piani Nazionali di Adattamento. Giappone e Nuova Zelanda sono quindi intervenuti per ribadire l’importanza del settore privato per assicurare i finanziamenti necessari.
Venerdì è stata aperta una nuova bozza di testo, che però è stata ritenuta inadeguata dai Paesi in via di sviluppo secondo cui non erano state riportate adeguatamente le osservazioni che avevano avanzato.Sabato il negoziato è quindi proseguito su una nuova bozza di testo su cui le Parti hanno deciso di confrontarsi. A fine sessione però il testo aveva ancora diversi punti da discutere e riportati tra parentesi, si è quindi deciso di rimandare la discussione a COP per la prossima settimana, utilizzando la bozza di testo come base.
Articolo a cura di Francesca Casale, delegata di Italian Climate Network
Immagine di copertina: foto di UN Climate Change
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