COP29, NDC: PAESI DIVISI SUI PROSSIMI IMPEGNI CLIMATICI NAZIONALI
Secondo quanto previsto alla Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite tenutasi a Katowice nel 2018 (COP24), quest’anno la COP29 avrebbe dovuto proseguire l’esame per fornire ulteriori orientamenti ai Paesi sulle caratteristiche che dovrebbero avere i contributi determinati a livello nazionale (NDC).
Al momento, tuttavia, le Parti appaiono molto divise, non solo sulle caratteristiche (cioè cosa e come) dei prossimi NDC (ci sono 39 pagine di osservazioni), ma anche su quando finalizzare le linee guida. La bozza negoziale al momento prevede tre opzioni per la chiusura della discussione, ovvero novembre 2026 (COP31), novembre 2027 (COP32) o novembre 2028 (COP33), rinviando il lavoro alle prossime sessioni dei negoziati intermedi e delle COP.
Per entrare maggiormente nel dettaglio, secondo ogni opzione il negoziato dovrebbe partire a una COP, comprendere una sessione intermedia degli organi sussidiari e chiudersi alla COP successiva. Questo implica che per la prima opzione il negoziato verrà rimandato alla prossima COP, e per la seconda e la terza opzione verrà invece rimandato rispettivamente di due e tre anni.
I contributi determinati a livello nazionale saranno i piani climatici che guideranno l’azione di ciascuno Stato, e i prossimi NDC dovranno coprire il quinquennio che arriva al 2035: è del tutto evidente che questo stallo sul tema non potrà che essere estremamente pericoloso sull’evoluzione delle politiche per il clima e del clima stesso.
Le dichiarazioni sull’ambizione tanto acclamata in comunicati e conferenze stampa resterebbero solo parole, in un deciso passo indietro da azione climatica ad ambizione climatica.
Articolo a cura di Paolo Della Ventura, delegato di Italian Climate Network
Immagine di copertina: foto di UN Climate Change – Kiara Worth
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