IEA: SIAMO FUORI ROTTA RISPETTO ALLA TRANSIZIONE
- La COP28 aveva fissato obiettivi di massima ambiziosi per l’energia, ma la crescita delle rinnovabili risulta ancora insufficiente.
- Paesi come Cina, UE e GB fanno i passi avanti più significativi nella transizione energetica, ma molti restano indietro.
- La sfida globale è limitare il riscaldamento a 1,5°C, ma siamo ancora lontani dagli obiettivi prefissati.
La COP28 di Dubai aveva segnato una tappa cruciale nella lotta contro i cambiamenti climatici con il primo Global Stocktake dove gli Stati, impegnati a ridurre le emissioni e a mantenere il riscaldamento globale sotto l’1,5°C, avevano stabilito degli importanti obiettivi generali.
Tra gli obiettivi principali riportati al Paragrafo 28 del testo decisionale, troviamo:
- triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030;
- accelerare la transizione verso un sistema energetico privo di combustibili fossili.
In un articolo precedente, abbiamo già sottolineato l’importanza di questi obiettivi per il futuro, ma facciamo il punto sulla situazione attuale facendo riferimento agli ultimi dati pubblicati dall’Agenzia Internazionale per l’Energia relativi al 2024.
L’energia rinnovabile non sta crescendo abbastanza
L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha valutato gli NDC inviati a oggi dai Paesi (ricordiamo che nuovi piani sono attesi nel 2025), e ha stimato che gli impegni presi per il 2030 porteranno a un aumento della capacità installata di energie rinnovabili pari solamente a 2,5 volte (invece di 3) la capacità installata nel 2022 (anno di riferimento), considerando però anche l’andamento del mercato ha stimato che la capacità potrebbe arrivare a 2,7 volte quella del 2022, avvicinandosi quindi al target. Sebbene le politiche di sicurezza climatica abbiano reso le rinnovabili più competitive rispetto ai fossili, il ritmo di crescita non basta a soddisfare gli obiettivi fissati durante la COP28 e tanto meno quelli necessari secondo la più recente scienza. In questo caso, ed è significativo che se ne parli molto alla “COP della finanza”, diventa sempre più importante il ruolo del settore privato nel fornire risorse di start-up dove il pubblico e il mercato da soli non spingono l’avvio di progetti.
Reti elettriche: non ci siamo
A livello mondiale, secondo IEA, mancano 25 milioni di chilometri di reti elettriche da costruire entro il 2030 per supportare la transizione energetica globale, garantendo il trasporto dell’energia da aree remote ai centri di consumo. Nonostante investimenti crescenti, la realizzazione dell’infrastruttura è rallentata da colli di bottiglia, lunghi tempi di costruzione e, in molti casi, opposizioni delle comunità locali. È fondamentale in questo senso accelerare gli investimenti, semplificare le autorizzazioni e pianificare a lungo termine per garantire una maggiore sicurezza energetica, consapevoli delle specifiche caratteristiche di ogni territorio.
Efficienza energetica, una battaglia lenta ma cruciale
Nonostante l’accordo raggiunto alla COP28 per raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030, secondo IEA i progressi sono ancora troppo lenti. L’efficienza energetica è stata riconosciuta come “primo combustibile” della transizione, con il potenziale di ridurre significativamente la domanda di petrolio e gas anche dove ancora utilizzati.
Tuttavia, l’attuazione delle politiche necessarie per raggiungere questo obiettivo è ancora insufficiente. Sempre secondo l’IEA, infatti, l’efficienza energetica dovrebbe migliorare annualmente di circa il 4% annuo su scala globale, mentre secondo le ultime stime tale crescita si attesterebbe sul poco più dell’1%.
(Capacita rinnovabile globale secondo gli attuali NDC, aggiornamento marzo 2024 – fonte: IEA, 2024)
A livello globale si stima che gli sprechi di energia siano pari al consumo energetico annuo di un Paese grande come il Messico.
Un problema rilevante riguarda il cosiddetto clean cooking, ovvero la transizione all’uso di tecnologie e combustibili più puliti per la cucina domestica, in sostituzione dei tradizionali sistemi basati su biomassa (come legna o carbone) che causano alte emissioni inquinanti e sprechi energetici – se ricordate, il tema divenne improvvisamente centrale e simbolico in chiusura di COP26 qualche anno fa. Il clean cooking è cruciale per ridurre l’impatto ambientale e migliorare l’efficienza energetica, ma chi paga per la distribuzione di nuovi sistemi per cucinare per milioni di famiglie sparse in tutto il mondo? In questo senso sono numerosi i progetti di cooperazione esistenti e in fase di avvio a livello internazionale, ma mancano ancora troppe risorse per avvistare cambiamenti radicali su larga scala.
Serve un cambiamento sistemico, in fretta
La transizione energetica globale è in pieno svolgimento, con alcuni Paesi che procedono a un passo più svelto degli altri. La Cina guida la produzione di tecnologie per l’energia pulita, dominando il mercato dei pannelli solari e dei veicoli elettrici nonostante contemporanei investimenti in tecnologie ancora basate sulle fossili, giocando quindi complessivamente un ruolo sufficientemente ambiguo a livello internazionale. L’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno aumentando gli investimenti nelle rinnovabili e nelle tecnologie verdi con politiche – come il Green Deal Europeo e l’Inflation Reduction Act statunitense – volte a stimolare la crescita e gli investimenti. Il Regno Unito ha raggiunto un traguardo storico nel 2024, uscendo ufficialmente dal carbone, e punta ora sull’energia eolica offshore. Tuttavia molti Paesi, specialmente in Africa, America Latina e Sud-est asiatico, affrontano sfide significative, tra cui scarse infrastrutture e limitata capacità di investimento tramite i bilanci nazionali. I Paesi produttori di fossili, come Russia e Arabia Saudita, restano infine fortemente dipendenti dal petrolio e dal gas.
“Un approccio pragmatico”
Come abbiamo avuto modo di sottolineare in più occasioni e in ultimo in questa COP, non esiste approccio più pragmatico alla transizione energetica che investire nelle rinnovabili. Il mix energetico del futuro include solare, eolico, idrogeno, biomasse, e passa dell’elettrificazione spinta delle infrastrutture nazionali e dall’efficienza energetica, ma globalmente non siamo ancora sulla giusta strada per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C. L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha evidenziato che, sebbene siano stati fatti significativi passi avanti negli ultimi anni, siamo way off track, decisamente fuori rotta, rispetto agli obiettivi.
Uno slancio, qui da COP29, in termini di volontà politica di implementazione del Global Stocktake e sulla finanza per il clima potrebbero aiutare il processo.
Articolo a cura di Anna Pelicci, capa delegazione di Italian Climate Network alla COP29 di Baku
Immagine di copertina: foto UN Climate Change
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