FINANZA CLIMATICA, C’È UNA PROPOSTA DI ACCORDO. LA SPIEGAZIONE DI ICN
Baku, 22 novembre 2024 – Intorno alle 15 di Baku è circolato il testo di quella che sembra essere una base avanzata verso un accordo sul nuovo obiettivo finanziario globale per il clima (NCQG).
La Presidenza stessa aveva annunciato questo testo per oggi a pranzo, ricordando però anche che non sarà l’ultimo: inizia adesso, infatti, lo shuttling tra facilitatori e delegazioni verso il testo finale.
Ecco cosa dice il testo, spiegato dalla delegazione di Italian Climate Network.
I riferimenti presenti, quelli mancanti
I primi paragrafi del testo fanno da preambolo e cappello politico (in assenza peraltro, quest’anno, di una cover decision), quindi è importante vedere cosa c’è e cosa manca rispetto, per esempio, a quanto deliberato lo scorso anno con il Global Stocktake. Nel paragrafo 1 si riprende correttamente il linguaggio di Parigi sulla necessita di contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C come opzione prioritaria, e questo è positivo. Negativa invece l’assenza, nelle cinque pagine di testo, a un qualsiasi riferimento all’uscita dalle fonti fossili che questa finanza mobilitata dovrebbe supportare; solo il paragrafo 2 infatti “riafferma” gli esiti del Global Stocktake, senza tuttavia citarli.
Cosa finanzieranno questi soldi?
Il paragrafo 5 elenca le destinazioni previste per la finanza per il clima mobilitata sotto il nuovo obiettivo, e in maniera specifica:
- i piani nazionali per il clima sotto l’Accordo di Parigi (NDC, immaginiamo qui nella loro parte condizionata ad aiuti esterni);
- i Piani Nazionali di Adattamento e le Comunicazioni sull’Adattamento, “inter alia”, quindi oltre a una serie di azioni e piani non esplicitati.
Interessante però notare questa prioritarizzazione nella destinazione dei fondi, che avrà ripercussioni sia nella mobilitazione che nella successiva rendicontazione.
Il quantum, e chi paga
Sembra esserci un accordo sulle cifre e su chi dovrà contribuire.
Un compromesso, come anticipato da Italian Climate Network nell’ultimo Bollettino COP, tra la proposta europea e quella G77 dei giorni scorsi.
Paragrafo 7: la COP “richiama” TUTTI gli attori a “lavorare assieme” nel facilitare la crescita dei finanziamenti verso i Paesi in via di sviluppo per l’azione per il clima, attingendo da tutte le fonti pubbliche e private per almeno 1.300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035.
Paragrafo 8: in questo contesto, la COP “decide” di impostare un obiettivo come estensione di quello precedente (che ammontava 100 miliardi di dollari l’anno), con i Paesi industrializzati nel ruolo di leader nella mobilitazione di 250 miliardi di dollari all’anno verso i Paesi in via di sviluppo entro il 2035, a finanziare politiche per il clima in termini di mitigazione e adattamento.
Paragrafo 9: la COP “invita” i Paesi in via di sviluppo a portare contributi addizionali, a supplemento dell’obiettivo stabilito nel paragrafo precedente.
Prestiti o concessioni?
Con un linguaggio non impositivo, nel paragrafo 14 la COP “prende atto” del bisogno di finanza per il clima in forma di concessioni, prestiti altamente agevolati e in forma di finanza pubblica, specialmente a supporto di azioni di adattamento e per compensare perdite e danni; nel paragrafo 15 si parla dell’importanza di aumentare entro il 2030 la percentuale di finanza mobilitata da fonti pubbliche, ma senza imporre obiettivi specifici o scadenze a nessuno.
Chi vigilerà sull’obiettivo?
Al paragrafo 29 la COP “richiede” alla Standing Committee on Finance di preparare un report biennale a partire dal 2028. Le informazioni dovranno essere raccolte globalmente entro il 30 giugno 2028 così da poter informare il processo di redazione del prossimo Global Stocktake al termine dello stesso anno.
Quindi, andiamo avanti così fino al 2035?
Sì. Nell’ultimo paragrafo della decisione, la COP decide di monitorare periodicamente l’implementazione del nuovo obiettivo, iniziando a lavorare al successivo “prima del 2035”.
Diritti umani
Con riferimento ai diritti umani, in materia di accesso permane la formulazione della precedente bozza, ora riportata al paragrafo 26 con citazione di tutti i gruppi sociali più vulnerabili, comprese le donne e le bambine, i migranti e i rifugiati che prima erano in parentesi.
Nonostante questa citazione sia in un paragrafo relativo alla operazionalizzazione dei diritti di accesso di questi, la formulazione non utilizza la parola diritti neanche una volta.
Immagine di copertina: foto di UN Climate Change Kiara Worth
Nota per i media:
Italian Climate Network onlus partecipa ai Negoziati sul Clima dell’UNFCCC dal 2011, ed è stata riconosciuta ufficialmente come observer nel 2014. Associazione ONLUS nata per affrontare la crisi climatica e assicurare all’Italia un futuro sostenibile, ICN lavora affinché il tema dei cambiamenti climatici diventi prioritario nel dibattito pubblico e occupi un ruolo centrale nell’agenda politica nazionale.
È impegnata quotidianamente in attività di educazione, divulgazione e advocacy, coniugando rigore scientifico e capacità di rivolgersi a pubblici diversi. Collabora con altre associazioni, gruppi locali, aziende e autorità pubbliche, sia a livello italiano che internazionale, nella convinzione che la risposta a questa grande sfida non possa che essere collettiva.