DI COSA SI DISCUTEVA NEL MITIGATION WORK PROGRAMME
[disclaimer: questo approfondimento è stato scritto nel pomeriggio di sabato 16 novembre 2024, poche ore prima che i Chair di SBI e SBSTA decidessero di applicare la Regola 16 in assenza di consenso e rinviare l’intero tema al prossimo negoziato intermedio di giugno 2025 a Bonn]
A Baku si sono arenate le negoziazioni sul Mitigation Work Programme, il programma di mitigazione su cui i lavori si sono prospettati decisamente difficili fin dall’inizio della COP29.
All’inizio della Conferenza, uno dei primi nodi di discussione è stato quello sul Global Stocktake, l’inventario quinquennale dell’impegno climatico globale sotto l’Accordo di Parigi che si è tenuto per la prima volta lo scorso anno a COP28 (ne abbiamo parlato qui). Il testo conclusivo di COP28 trattava finanza climatica, adattamento e mitigazione, ma era rimasto aperto il dibattito su come questi risultati dovessero essere poi integrati nei negoziati.
I Paesi in via di sviluppo riuniti nel gruppo LMDC (Like Minded Developing Countries) proponevano di inserire il tema sotto l’ombrello della finanza. Altri Paesi, tra cui l’UE e la Svizzera, sostenevano che in questo modo si sarebbero persi di vista obiettivi come la mitigazione e l’uscita dai combustibili fossili, grande risultato del testo finale di COP28.
Questa decisione avrebbe potuto dunque dare centralità al tema della mitigazione sotto il filone negoziale del Mitigation Work Programme. Ma questo non sta succedendo e la situazione sembra compromessa, a dire poco.
Purtroppo, quello che abbiamo osservato nei giorni successivi ha confermato uno stallo preoccupante, da cui sembra difficile uscire.
Infatti, i negoziati sono sostanzialmente bloccati da un gruppo di Paesi che rifiutano di discutere e negoziare qualsiasi testo sul programma di mitigazione. Tra loro la Cina (seguita da tutto il gruppo negoziale Like Minded Developing Countries), Arabia Saudita (e tutto il gruppo negoziale dei Paesi arabi) e i Paesi africani.
La prima settimana di COP29, quella dedicata al negoziato più tecnico, si è chiusa con una bozza negoziale in cui è stato necessario specificare che il testo non rappresentava nessun accordo tra i Paesi, e sottolineare le loro vedute “fortemente divergenti” su cosa vada discusso sotto il programma di mitigazione.
Sostanzialmente la Cina, i Paesi africani e quelli arabi si rifiutano di discutere obiettivi e azioni concrete di mitigazione e sembrano determinati a boicottare la discussione limitandosi a parlare di “dialoghi globali” da tenere nel prossimo futuro senza darsi obiettivi né piani concreti per l’uscita dai combustibili fossili.
Un altro gruppo di Paesi – che include Unione Europea, Svizzera e il gruppo negoziale dei piccoli stati insulari – considera il testo un buon punto di partenza, ma questo non basta a superare lo stallo imposto dal veto di Cina, Paesi africani e Paesi arabi.
La causa di un’ostilità così radicale risiede nel fatto che il testo prevede l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 (rispetto alle emissioni del 2019), con l’azzeramento delle emissioni nette al 2050. Inoltre, si fa riferimento con preoccupazione (note with concern) al fatto che gli attuali impegni nazionali non sono in linea con quanto necessario per mantenere l’aumento delle temperature medie globali entro 1.5°C, né 2°C, rispetto all’era preindustriale L’Emissions Gap Report 2024 pubblicato poco prima di COP29 dall’UNEP ha infatti mandato un segnale allarmante – che manda per altro ogni anno prima di ogni COP – mostrando chiaramente che con gli attuali impegni nazionali contenuti negli NDC, il massimo che ci si può aspettare è un riscaldamento globale catastrofico fino a 2,6°C nel corso del secolo. L’UNEP ci ricorda però che tecnicamente è ancora possibile ridurre le emissioni per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C.Quello che sembra mancare, purtroppo, è la volontà politica.
La prima settimana si è così conclusa con i facilitatori che hanno assicurato di averle provate tutte per portare sul tavolo dei negoziati un testo che includesse tutte le posizioni dei Paesi, ma di aver finito le opzioni.
I facilitatori hanno quindi invitato i Paesi a confrontarsi per trovare una soluzione, sottolineando di avere fede nel processo.
[Nella serata di sabato 16 novembre, poi, i negoziatori hanno dovuto prendere atto della totale mancanza di punti di consenso sulla bozza testuale]
Articolo a cura di Margherita Barbieri, delegata di Italian Climate Network alla COP29 di Baku
Immagine di copertina: foto di Margherita Barbieri
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