PAGINE PER IL FUTURO – IL MITO INFRANTO
Pagine per il futuro è una rubrica di Italian Climate Network curata da Andrea Vico, giornalista esperto di divulgazione scientifica, che in questo spazio proporrà ogni volta un nuovo libro da leggere per approfondire e capire meglio i temi che ci stanno a cuore.
Il terzo appuntamento con “Pagine per il Futuro” accende i riflettori sui rischi del greenwashing attraverso la lettura di Il mito infranto. Come la falsa sostenibilità ha reso il mondo più ingiusto, scritto da Antonio Galdo ed edito da Codice Edizioni.
IL MITO INFRANTO. COME LA FALSA SOSTENIBILITÀ HA RESO IL MONDO PIÙ INGIUSTO
Di Antonio Galdo, Codice Edizioni, 208 pagine
Il mito infranto è un libro trasversale e interdisciplinare, capace di orientarsi nel mare di informazioni che ogni giorno pretendono di raccontarci la sostenibilità. Un concetto ormai logorato dall’uso eccessivo, distorto e strumentalizzato al punto da perderne il significato autentico. Al punto che, oggi, una parte dell’economia che si proclama “green” e “sostenibile” è in realtà il travestimento di un’economia lineare ostinata, che sfrutta l’etichetta ecologica per rendere prodotti e servizi più costosi e meno accessibili, spesso con un impatto ambientale tutt’altro che virtuoso. E grazie al marketing furbetto, che ha colto al volo la maggiore attenzione per le tematiche ambientali, c’è grande confusione tra i prodotti che si presentano come eco-friendly senza esserlo davvero e quelli realmente frutto dell’economia circolare, spesso ignorati – anche perché scelgono di sottrarsi alla logica del greenwashing.
Nonostante tutto il fumo che la circonda, la definizione di sostenibilità è molto semplice: “soddisfare le esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”. E le generazioni future di cui si parla sono quelle di tutto il mondo, non quelle di una sola nazione o di una sola fascia sociale.
Dunque, ogni volta che vogliamo fare una scelta a favore dell’ambiente e della riduzione dei consumi di energia fossile, dobbiamo informarci a fondo per evitare azioni superficiali o inefficaci. Prendiamo la lavatrice, per esempio. Da 15 anni ci sono modelli molto efficienti, attenti ai consumi di acqua e di energia, che propongono lavaggi ecologici. Ma se poi si rompe la scheda elettronica o qualche altro componente, ecco che il pezzo di ricambio non esiste, oppure l’oggetto non è stato progettato per essere riparato, o infine il costo della riparazione è uguale o superiore a quello di un prodotto nuovo. Dunque, il rivenditore propone direttamente l’acquisto di un modello nuovo.
Il meccanismo alla base è sempre lo stesso: il consumismo sfrenato spinto da un sistema capitalistico in cui la manodopera, spesso sfruttata e sottopagata (tanto è dall’altra parte del mondo!), è solo l’ingranaggio di un sistema che spreca materie prime ed energia pur di mantenere attivo il ciclo di produzione e vendita.
Per fare la nostra parte è fondamentale fermarsi a riflettere. È possibile scegliere un oggetto riparabile? Possiamo organizzarci con il resto del condominio per avere alcune lavatrici in un locale comune, anziché avere ciascuno il proprio elettrodomestico privato che, magari, usiamo 4 ore alla settimana sulle 168 che la compongono?
Tra i concetti ingannevoli affrontati dal testo c’è anche quello di “plastica bio”. Anche la plastica bio o semi-bio comporta un consumo di energia per la produzione e, alla fine, dovrà comunque essere smaltita. Il vero nodo da affrontare è l’usa e getta, il consumo senza freni.
Ma ridurre il consumo contrasta con il meccanismo capitalista e il culto del prodotto interno lordo, e questo continua a ostacolare la creazione di veri percorsi di sostenibilità. Fino a quando non si metterà da parte la finanza per portare al primo posto la redistribuzione del benessere, nella maggior parte dei casi i gesti green resteranno effimeri.
Il mito infranto di Antonio Galdo affronta i grandi temi del nostro tempo: l’alimentazione, l’auto elettrica e la mobilità più in generale, il clima, le città e l’intelligenza artificiale. Con uno stile incisivo e il supporto di un’analisi rigorosa dei dati, sostiene la tesi che la falsa sostenibilità stia contribuendo ad aggravare le disuguaglianze globali.
Articolo a cura di Andrea Vico, esperto di divulgazione scientifica e volontario di Italian Climate Network.