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Feb

Coste italiane a rischio per l’innalzamento del Mediterraneo: intervenire subito

Da qui al 2100, buona parte del territorio costiero italiano rischia di essere sommerso dal mare se non interveniamo rapidamente con azioni mirate di mitigazione e adattamento. Agire in questa direzione diventa sempre più urgente, visto che nel frattempo ci si mette di mezzo anche un fenomeno meteorologico particolare, il cosiddetto “storm surge” (letteralmente “tempesta”), che nel bacino chiuso del Mediterraneo non fa altro che amplificare ulteriormente l’innalzamento del livello del mare.

A fare questa previsione è l’Enea(Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), che ha presentato i risultati del monitoraggio dell’innalzamento del mare, in occasione di un convegno sul “Mediterraneo e l’economia del mare” organizzato in collaborazione con Confcommercio, lo scorso 13 febbraio. I dati su cui ha lavorato l’Enea fanno parte di uno studio pubblicato su Quaternary Science review nel 2017, e sono stati ottenuti incrociando le stime sull’evoluzione del clima dell’IPCC – precedenti allo studio Enea, del 2013 – e valutazioni di carattere geologico, in particolare su quattro aree: la costa nord-adriatica e la laguna di Venezia, la pianura costiera di Taranto, e le due pianure costiere di Oristano e Cagliari in Sardegna, stabili, a differenza delle altre, da un punto di vista tettonico.

Secondo le proiezioni ENEA, entro la fine del secolo l’innalzamento del livello del mare lungo le coste italiane si aggirerà tra 0,94 e 1,035 metri, secondo uno scenario più ottimistico, ma il livello potrebbe anche sforare in un range tra 1,31 e 1,45 metri.

Di questo passo, insomma, il mare che bagna l’Italia si alzerà di almeno 1 metro, con tutte le conseguenze del caso sulle coste. In realtà questa stima è probabilmente anche parziale. Secondo Enea bisogna infatti tenere nel giusto conto anche il contributo di innalzamento derivante appunto dall’effetto “storm surge”, le cui conseguenze sono state illustrate al convegno. Lo storm surge è un effetto particolare delle tempeste, causato da bassa pressione, onde marine e vento, e che può avere impatti diversi a seconda della zona colpita.  Il verificarsi di storm surge nel Mediterraneo può  gonfiare ulteriormente anche di 1 metro il processo di aumento del livello marino.

Gli autori dello studio riferiscono di precedenti risultati su previsioni di storm surge utilizzati per proporre soluzioni di adattamento per esempio negli Stati Uniti, dove già più di 2000 città costiere poste a 1 metro sopra il livello del mare sono a rischio inondazione, e in particolare a New York, dove le stime per il 2100 parlano di un innalzamento più modesto del Mediterraneo, al massimo di 58 cm.

Delle nostre coste, molte sono già in parte sommerse o dovrebbero alluvionarsi in seguito all’innalzamento del mare, tempeste e tsunami. I valori di innalzamento previsti oggi causeranno un impatto drammatico per le coste italiane: ad essere colpita sarà un’area costiera di oltre 5600 km2 , pari a circa 390 km di costa.

I danni ambientali ed economici conseguenti si prevedono essere enormi. Non viene risparmiata nessuna regione costiera, da nord a sud. Sono 15 le zone già mappate a rischio, che secondo queste cifre dovrebbero diventare addirittura 40, con picchi a Venezia e Napoli.  È importante ricordare che attualmente l’industria portuale italiana occupa 880.000 lavoratori per 200.000 imprese, considerando turismo, pesca, trasporti, cantieristica. Il contributo che la cosiddetta blue economy – e di conseguenza anche la perdita provocata dai danni previsti –  è enorme: circa il 10% del PIL italiano.

Quella seguita da Enea sembra essere per il momento la direzione giusta: realizzare mappe del rischio dettagliate a breve termine, così da proteggere con azioni mirate le singole infrastrutture e tutte le attività commerciali connesse. Gli studi, intanto, proseguono.

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