20
Mar

Economia circolare. I consumatori potranno ‘salvare’ il clima?

circular-economy2

di Federico Pinato

Il clima sta cambiando. La concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera non è mai stata alta come oggi, la temperatura e l’acidità dei mari si alzano, i ghiacci artici si sciolgono e le specie si estinguono ad una velocità preoccupante. E questo è solo un assaggio di quello che sta accadendo al nostro pianeta: la lista completa è molto, molto più lunga. La cosa più preoccupante, tuttavia, è che non si tratta di cambiamenti fisiologici o naturali: la comunità scientifica avverte che, molto probabilmente, questi cambiamenti sono stati provocati dall’uomo. In particolare, questi sono gli effetti del sistema economico che si è venuto a creare a partire dalla rivoluzione industriale. Un sistema palesemente insostenibile.

La domanda sorge spontanea: esiste un’alternativa? La risposta è affermativa e si chiama economia circolare. Essa è anche strategicamente conveniente, poiché permette di avere maggiore crescita, maggiore occupazione, minore inquinamento e, soprattutto, una speranza di arrestare i cambiamenti climatici.

Per capire cos’è l’economia circolare e perché è così importante, dobbiamo prima comprendere il modello economico prevalentemente usato oggigiorno, chiamato modello lineare.  Esso si può riassumere nel concetto di take-make-dispose: le imprese estraggono i materiali, con essi producono i beni che vendono ai consumatori i quali, a loro volta, li scartano quando non sono più necessari. Questa economia lineare, però, sembra essere entrata in una crisi irreversibile: le materie prime scarseggiano, aumentando i costi per le imprese, mentre i rifiuti e gli scarti superano sempre più spesso la capacità assimilativa dell’ambiente, aumentando i costi di gestione oltre che i danni ambientali.

Qui entra in gioco l’economia circolare, che può essere definita come un sistema industriale che permette intenzionalmente la rigenerazione, il riutilizzo e il restauro: è un sistema progettato ex ante proprio per permettere questi processi. Essa rimpiazza il concetto di end-of-life (fine del ciclo di vita) del prodotto con il restauro, il riuso e la rigenerazione; passa all’utilizzo di energie rinnovabili e mira all’eliminazione dei rifiuti attraverso un design preventivo di materiali, prodotti, sistemi e modelli di business. In un certo senso, nell’economia circolare i rifiuti non esistono perché ogni prodotto è concepito e progettato per poter essere scomposto e riciclato oppure riutilizzato. Il consumatore stesso, inoltre, si trasforma in user, in utente, acquistando solo il servizio che il prodotto offre o noleggiando il prodotto solamente per il lasso di tempo necessario, richiedendo quindi modelli di business diversi da quello tradizionale della vendita e favorendo invece il leasing, il noleggio o la condivisione dei prodotti.

Secondo alcuni studi, a godere dei benefici dell’economia circolare sono sia le industrie che i clienti. In particolare questo modello dovrebbe garantire, oltre al risparmio netto nell’utilizzo di materiali e alla riduzione del rischio di variazione nei prezzi degli input, anche uno stimolo all’innovazione, la creazione di posti di lavoro, l’aumento del reddito delle famiglie, il miglioramento della produttività della terra e della qualità del suolo e maggiore resilienza del sistema economico nel lungo termine.

L’economia circolare è in grado di garantire tutto questo perché riesce a creare più valore per ogni unità di risorsa estratta. Questo pregio non è stato riconosciuto nel passato ma ora le cose stanno cambiando. Ogni giorno che passa le risorse diventano sempre più scarse e, di conseguenza, l’economia circolare accresce il proprio vantaggio competitivo sull’economia lineare. Continuano ad aumentare i casi di imprenditoria di questo tipo che ottengono profitti ben superiori al modello lineare, sia tra le imprese già affermate nel mercato, sia tra le start-up innovative. Per farsi un’idea della portata del fenomeno è sufficiente guardare ai lavori e ai rapporti della Ellen MacArthur Foundation, fondazione autrice di alcuni tra i più importanti studi sull’economia circolare, la quale fornisce svariati casi emblematici.

La bella notizia quindi è che questa volta profitti e sostenibilità vanno nella stessa direzione. La speranza è che la transizione verso l’economia circolare avvenga quanto prima possibile: è qui che possiamo agire, a tutti i livelli. I governi devono incentivare questa transizione, gli imprenditori devono investire in questi modelli, gli innovatori devono spingersi in questa direzione, i consumatori devono diventare consapevoli dei vantaggi che possono trarre dall’utilizzo dei beni così prodotti. Tutti ne trarranno vantaggio, anche il clima.

You are donating to : Italian Climate Network

How much would you like to donate?
€10 €20 €30
Would you like to make regular donations? I would like to make donation(s)
How many times would you like this to recur? (including this payment) *
Name *
Last Name *
Email *
Phone
Address
Additional Note
Loading...