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Lug

Global Power Shift, dopo Istanbul sbarca in Italia

Domenica 30 giugno ad Istanbul, alla Istanbul Technical University, si è chiusa la prima fase del Global Power Shift (GPS), l’evento globale che ha coinvolto oltre 500 donne e uomini tra i 20 e 40 anni, con lo scopo di creare un nuovo movimento internazionale per fermare il cambiamento climatico. 

Global Power Shift ha come obbiettivo finale ladiminuzione dell’uso dei combustibili fossili, responsabili in larga parte del cambiamento climatico e il raggiungimento di una bozza diaccordo globale legalmente vincolante sul clima entro il 2014 (alla COP20 di Lima) con conseguente firma alla Conferenza sul Clima che si terrà a Parigi nel 2015.

La firma di  un accordo internazionale sul clima legalmente vincolante è un obbligo verso le generazioni future, come ha ricordato nel suo intervento Christiana Figueres, segretario esecutivo dell’UNFCCC.

La sfida è globale, e la partecipazione all’evento di Istanbul lo dimostra: ai tavoli tecnici di lavoro, incentrati su policy e rapporto coi decisori, media, comunicazione e programmazione di azioni, sedevano ragazzi di ogni etnia, cultura e religione.  Tutti membri della “Generazione C – Generazione Clima” e tutti uniti da un unico scopo.

Istanbul infatti ci ha lasciato molte storie, tante, troppe. Impossibili da riassumere qui. Dagli ambientalisti del Bangladesh come Devi, che racconta della minaccia alla sicurezza alimentare legata all’innalzamento del livello del mare. Oppure Mikaele Maiava, di Tokelau, Isole Samoa, che racconta del rischio concreto che la sua terra nativa scompaia. O la delegazione proveniente dal Pakistan, uno dei paesi più caldi al mondo, dove attendono che la temperatura raggiunga presto il tetto record di 60°. Un problema che non esclude nemmeno l’Europa, con i rischi connessi all’agricoltura, in particolare quella della vite e allo scioglimento dei ghiacciai alpini e i problemi di salute legati alle grandi centrali a carbone in tutto il continente.

Anche l’Italia quindi non può sottrarsi da questa sfida. Sul nostro Paese è riposta profonda  fiducia (come ci hanno espresso sia Christiana Figueres che Kumi Naidoo – direttore generale di Greenpeace). La base di partenza sta nella creazione di un consenso tra i cittadini italiani sul cambiamento climatico, un fenomeno accertato a livello scientifico, per rafforzare la posizione dell’Europa nei negoziati e per fare pressione a livello globale su tutte le nazioni ONU affinché firmino un accordo. Il clima è la questione più rilevante del nostro tempo a cui si lega indelebilmente anche il nostro sviluppo e sicurezza economica del futuro. Implementare una policy climatica significa infatti agire in modo trasversale su molti settori: economia, energia, finanza, sanità, salute ecc… . 

A Istanbul siamo stati attori protagonisti di un momento storico, che definisce il movimento globale dei nuovi leader ambientali: del presente e del futuro, dove non esistono differenze di cultura o religione ma solo un’unione di intenti e obiettivi. La lotta per il clima deve saper unire movimenti ed associazioni di qualunque orientamento politico e religioso, di qualunque scala (locale o internazionale). Solo l’unione e una visione comune potranno portare alla soluzione del problema. 

Questo è il compito della Generazione C – la generazione del Clima. 

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