I cambiamenti nel sistema energetico mondiale saranno guidati dalle politiche o dagli eventi?
di Federica Pastore
La situazione geopolitica attuale è instabile. Tensioni e scontri come quelli in Medio-Oriente, o tra Russia e Ucraina, minano la sicurezza a livello mondiale non solo dal punto di vista politico e sociale, ma anche energetico. E nonostante i progressi tecnologici e i risultati raggiunti in termini di efficienza, un sistema energetico così sotto pressione richiede l’azione congiunta di istituzioni, imprese e mondo accademico.
Il World Energy Outlook 2014 – presentato ufficialmente il 12 novembre a Londra dall’IEA (International Energy Agency) – mostra per la prima volta proiezioni e analisi fino al 2040, e vuole fornire elementi analitici utili per contribuire a una modifica del sistema energetico con interventi strutturali mirati.
Quale futuro per l’energia, dunque?
Sicurezza e approvvigionamento sono le due parole chiave. I segnali di stress e le criticità del settore aumentano i timori sui trend energetici. Secondo gli scenari del WEO 2014, la domanda mondiale di energia dovrebbe aumentare del 37% al 2040, ma con una differenza sostanziale nella sua distribuzione geografica: la crescita, infatti, si concentrerà in India, Sud-Est asiatico, Medio Oriente e Africa sub-sahariana, mentre Europa e Nord America rimarranno abbastanza stabili.
Petrolio, gas, carbone e fonti a basso contenuto di carbonio (nucleare e rinnovabili) saranno le principali fonti energetiche e, seppur con diverse problematiche, avranno tutte quasi lo stesso peso nel sistema. Il settore petrolifero in primis rappresenta il mercato con maggiori criticità, poiché nel lungo periodo aumenterà la dipendenza da un numero relativamente ristretto di produttori. La domanda di petrolio avrà un trend positivo, ma più lento rispetto al passato a causa di alti prezzi e nuove misure politiche.
Tra le fonti fossili, sarà il gas naturale ad avere il tasso di crescita più alto (+50%), mentre la domanda mondiale di carbone aumenterà del 15% al 2040, con Cina, India, Indonesia e Australia a guidare oltre il 70% dell’offerta a livello globale.
Nel 2013 i sussidi per le fonti fossili hanno toccato i 550 miliardi di dollari, quattro volte superiori alle cifre stanziate per le rinnovabili, rappresentando così un ostacolo per il loro sviluppo e per gli investimenti in efficienza.
Diamo uno sguardo alle fonti rinnovabili e al settore nucleare. Le prime, grazie anche ai sussidi, hanno conosciuto un forte sviluppo e al 2040 la loro quota sarà quasi la metà della crescita della generazione elettrica mondiale (eolico in testa con il 34%).
Per il nucleare il quadro si complica. Pur avendo una crescita positiva, arrivando a quasi il 60% in più nel 2040, la sua quota sulla generazione elettrica globale aumenterà solo dell’1%, portandosi al 12% del totale. I motivi? Molteplici e di diversa natura. Se da un lato è in grado di ridurre la dipendenza di approvvigionamento da altri Paesi e di rendere l’economia interna meno esposta alle oscillazioni dei prezzi internazionali dei combustibili fossili, dall’altra bisogna anche tenere conto delle preoccupazioni dell’opinione pubblica: la sicurezza di un sito nucleare attivo, lo smaltimento dei rifiuti radioattivi e la prevenzione alla proliferazione di armi nucleari sono, del resto, nodi centrali da sciogliere ancora oggi. Entro il 2040, saranno quasi 200 i reattori (sui 434 attivi nel 2013) che verranno dismessi – per la maggior parte in Europa, USA, Russia e Giappone -, per un costo di circa 100 miliardi di dollari.
Come dichiarato anche dall’IEA: “L’energia nucleare è una delle poche opzioni disponibili su larga scala che consente di ridurre le emissioni di anidride carbonica ed è, al contempo, in grado di fornire o sostituire capacità di generazione di tipo baseload”. Secondo le stime effettuate, dal 1971 ha evitato il rilascio di ben 56 gigatonnellate di CO2, pari a quasi due anni di emissioni mondiali ai valori correnti. Ma l’obiettivo di una riduzione significativa delle emissioni di CO2, che possa così contenere l’aumento della temperatura entro i 2 °C, richiede azioni urgenti: questo sarà il focus del Rapporto Speciale del World Energy Outlook che verrà pubblicato a metà del 2015 (il secondo Rapporto Speciale riguarda la sicurezza energetica dell’Africa sub-sahariana, già disponibile).
Gli effetti del cambiamento climatico sono evidenti, e il recente accordo tra USA e Cina sul taglio di emissioni entro il 2030 rappresenta un passo importante sulla strada verso Parigi 2015. Ma la strada è ancora lunga, ed è fondamentale che anche il sistema energetico mondiale si adegui per far sì che il Summit del prossimo anno non sia un buco nell’acqua.