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Il meccanismo REDD+ all’interno dei negoziati del Clima

 

Spesso quando si sente parlare di negoziati ci si imbatte in un acronimo “complesso”: REDD+. A margine di uno dei tavoli negoziali qui alla COP18 di Doha, abbiamo incontrato il dott. Dario Vespertino (Università della Tuscia), membro della delegazione italiana che partecipa ai negoziati, per comprendere da lui in che cosa consiste il REDD+ e quali sono le questioni aperte a riguardo.

 

Cosa è il REDD+

La sigla REDD+ è l’acronimo di Reducing Emission from Deforestation and forest Degradation, ovvero un meccanismo (istituito formalamente alla COP13 di Bali nel 2007, ndr) volto ad incentivare nei Paesi in via di sviluppo  (PVS) le azioni di riduzione della deforestazione e del degrado delle foreste. Il “+” rappresenta gli incentivi per la gestione sostenibile delle foreste e l’incremento degli stock forestali di Carbonio.

Il sistema REDD+ è in fase di definizione: la struttura di base è stata definita alla COP16 a Cancùn mentre i primi aspetti metodologici sono stati definiti lo scorso anno a Durban.

Il sistema REDD+ si compone di tre fasi distinte: una fase preparatoria (dedicata alla definizione delle strategie e del capacity building), una prima attuazione delle strategie (incremento capacity building e azioni dimostrative – i.e. progetti pilota) ed una terza ed ultima fase esecutiva.

La terza fase si esplica in azioni misurabili di riduzione delle emissioni e aumento dello stock di carbonio.

 

Cosa c’era sul tavolo a Doha e cosa è accaduto?

Le questioni, al tavolo negoziale di Doha, erano essenzialmente due: la prima di carattere metodologico, la seconda di tipo finanziario.

Dal punto di vista metodologico si è discusso (al tavolo negoziale del SBSTA, ndr) di sistemi di monitoraggio delle foreste e MRV (measurment, reporting and verification) delle azioni di terza fase. Di fatto si è trovato un accordo su tutti i punti tranne che sulla verifica: i PVS non accettano dei sistemi di verifica di parte terza, hanno provato a proporre come sistema di verifica l’ICA (International Comunication Assessment) che è però ritenuto troppo debole dai Paesi sviluppati.

Sulla questione finanziaria, ed in particolare riguardo alla terza fase del REDD+, vi sono state notevoli difficoltà. Si è quindi deciso di istituituire un programma di lavoro per il 2013 e due workshop dedicati agli aspetti finanziari, continuando la discussione sugli aspetti metodologici in ambito SBSTA. I LDC (Least Developed Countries) vorrebbero degli incentivi legati non solo agli stock di carbonio, ma anche ai benefici legati alla multifunzionalità delle foreste (e.g. servizi ecosistemici); questa posizione, seppur accettata in linea di principio, ha creato delle resistenze – soprattutto in relazione ad una possibile remunerazione di tali benefici – che hanno portato alla creazione di un percorso di lavoro sulle relative metodologie.

L’accordo auspicato, per quanto riguarda il REDD+, non si è quindi trovato. La discussione è stata prolungata di un anno.

 

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