COP20: lo stato dei negoziati
di Federico Brocchieri
E’ iniziata la seconda settimana alla COP20 di Lima, che vedrà progressivamente l’arrivo dei ministri e l’accendersi delle negoziazioni politiche.
I temi più caldi che hanno impegnato tecnici e funzionari nei primi giorni si sono concentrati principalmente nella Durban Platform (ADP), piattaforma negoziale che sta discutendo l’adozione del nuovo accordo globale prevista per la COP21 di Parigi il prossimo anno.
Ieri mattina è stato rilasciato un aggiornamento della bozza di testo conclusivo dell’ADP, in cui si riscontrano una serie di punti rilevanti:
- Il riconoscimento del gap fra gli sforzi attualmente in essere e le misure necessarie al fine di mantenere l’incremento di temperatura al di sotto di 1.5 – 2 °C.
- L’invito alle Parti di presentare i propri obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni (INDC) se possibile entro il 31 marzo 2015, o entro il 31 maggio 2015 o altrimenti il prima possibile.
- La decisione di includere nel nuovo accordo i temi della mitigazione, dell’adattamento (fra cui il Loss & Damage), della finanza, del trasferimento tecnologico e del capacity-building.
Ciò significa che oltre alle azioni post-2020 con il nuovo accordo, andranno implementate anche le misure relative al periodo 2015-2020.
Sarà inoltre fondamentale che i Paesi presentino i rispettivi contributi al più presto, in modo tale che sia possibile completare la redazione della prima bozza di testo del nuovo accordo entro maggio 2015.
La vera novità è però l’inclusione, insieme a mitigazione e adattamento, del Loss & Damage. I Paesi più vulnerabili vorrebbero infatti l’inclusione dell’adattamento e del Loss & Damage all’interno degli INDC, ma come due tematiche distinte; al contrario, Paesi come quelli UE non solo sono contrari all’inclusione del meccanismo di compensazione Loss & Damage, ma vorrebbero che l’adattamento fosse implementato al di fuori degli INDC. Un compromesso sembra essere stato trovato, scontentando un po’ tutti, con l’inserimento del Loss & Damage all’interno dell’adattamento.
Altro tema rilevante nel corso della prima settimana è stato il Green Climate Fund (GCF) che, con le ultime donazioni da parte di Spagna e Norvegia, è giunto ad una capitalizzazione pari a circa 9.95 miliardi di dollari. Ancora lontano dall’obiettivo prefissato di 100 miliardi l’anno entro il 2020, ma è un inizio. Anche il nostro paese ha contribuito al GCF con una donazione pari a 250 milioni di euro (circa 313 milioni di dollari).
Altro tema rilevante nel corso della prima settimana è stata la definizione della durata del periodo d’impegno del nuovo accordo fra il 2020 e il 2030. La scelta di un unico periodo di dieci anni potrebbe significare ritrovarsi nel 2030 con ancora gli stessi obiettivi definiti nel 2015, senza tenere conto dei progressi che ci saranno in campo tecnico-scientifico e politico-economico. Per questa ragione appare cruciale l’introduzione di una fase di revisione a metà del periodo, se non addirittura una divisione in due quinquenni (2020-2025, 2025-2030), per poter così rinegoziare gli obiettivi per il 2025.
Agli occhi della società civile, si sono contraddistinti negativamente alcuni Paesi, in particolare:
- l’Australia, per non aver contribuito al Green Climate Fund (GCF);
- l’Arabia Saudita, per essersi espressa fortemente contro l’introduzione della parità di genere nei processi di implementazione dei topic;
- il Brasile, per aver approfittato delle debolezze strutturali del Clean Development Mechanism (CDM) sfruttando la possibilità di double counting nella riduzione delle emissioni;
- l’Unione Europea, per aver supportato un periodo d’impegno di dieci anni;
- il Giappone, per aver apparentemente utilizzato fondi dedicati a progetti green per finanziare la realizzazione di una centrale a carbone in Indonesia.
Nelle prossime ore, le negoziazioni entreranno nel vivo e molti degli aspetti elencati potrebbero essere modificati, se non sostituiti o rimossi. Non resta che aspettare il termine della conferenza, atteso per venerdì salvo slittamenti (come spesso avvenuto negli ultimi anni).