Live da Bruxelles: le istituzioni europee credono ancora nelle rinnovabili?
da Bruxelles, Federico Brocchieri*
Si è conclusa la prima giornata di lavoro dei giovani delegati del Y8 (il G8 giovanile ufficiale) riuniti a Bruxelles per la fase preparatoria del Summit.
E’ stata una giornata densa d’incontri istituzionali di alto profilo, nel corso dei quali, seppur marginalmente, sono stati toccati anche i temi dell’energia e del cambiamento climatico.
Antonio José Cabral, Sherpa UE al G20 per la Commissione Europea, rispondendo ad una domanda sul perché la questione climatica venga affrontata in maniera marginale ai summit G20, ha dichiarato: “la questione non è particolarmente approfondita in quanto alcuni stati membri, come ad esempio la Cina, ritengono che non sia compito del G20 quello di intavolare discussioni sul cambiamento climatico, sostenendo che questo ruolo che spetti invece all’UNFCCC“.
Su una posizione simile anche Adrian Kendry, della NATO, per il quale “la questione climatica viene affrontata (dalla NATO, ndr), ma non costituisce uno dei temi principali oggetto di discussione. Vengono effettuati, al momento, solo dibattiti di carattere ipotetico, rivolti soprattutto ad un aumento dell’efficienza energetica; ma la maggior parte delle iniziative deve venire dai paesi membri.”
Riguardo alla delicata questione shale gas, ha aggiunto: “Diverse preoccupazioni sono sorte in Europa – soprattutto nel Regno Unito – sulle possibili conseguenze ambientali delle operazioni di estrazione. Tuttavia, per il proprio futuro energetico l’UE dovrà prendere in considerazione un approccio ampiamente diversificato per mantenersi indipendente dagli altri paesi; in questo scenario, l’ampio sviluppo di shale gas e shale oil negli Stati Uniti al momento non gioca a suo favore (dell’UE, ndr).
Infine, un commento sull’energia nucleare: “se ci poniamo come scopo la riduzione delle emissioni di gas serra, il nucleare può ancora rappresentare una possibilità, specialmente se l’alternativa è il ritorno al carbone“.
In conclusione, sembra che a Bruxelles la considerazione per le fonti energetiche rinnovabili come base per l’approvvigionamento energetico futuro abbia perso credibilità: shale gas, shale oil e nucleare vengono ormai indicati come imprescindibili per garantire l’abbandono delle fonti fossili convenzionali e, al contempo, l’indipendenza energetica dell’UE, come peraltro indicato nella Energy Roadmap 2050.
L’ascesa di queste “nuove” fonti energetiche sembra avere, di fatto, posto l’Unione Europea nelle condizioni di dover effetturare una scelta: allinearsi agli Stati Uniti, sfruttando le riserve di gas presenti sul proprio territorio – Francia, Polonia e Regno Unito su tutti – con le ben note conseguenze ambientali, o rendersi ulteriormente dipendenti dalle importazioni – da Russia e Stati Uniti stessi – con un conseguente indebolimento dal punto di vista politico-economico?
Presto l’ardua sentenza.
Nel frattempo, anche in Italia i workshop per promuovere le fonti energetiche non convenzionali proliferano.
*Coordinatore della Sezione Giovani di ICN e Ministro per l’Energia e il Cambiamento Climatico italiano al Y8