Ottobre 2018, un mese particolarmente “estremo”
di Simone Abelli, meteorologo del Centro Epson Meteo
Il mese di ottobre ha messo in evidenza numerosi aspetti che si inquadrano nel generale incremento degli eventi estremi che sta interessando tutto il pianeta e in particolare l’area mediterranea, considerata dagli scienziati un “hotspot” (ovvero una zona particolarmente sensibile al cambiamento climatico). Numerosi sono stati, infatti, gli episodi di piogge estreme che hanno causato esondazioni dei fiumi, allagamenti e, talvolta, anche delle vittime. Non sono mancati, tuttavia, anche episodi di caldo eccezionale o raffiche di vento mai osservate. Particolarmente esposte a condizioni di forte maltempo fin dall’inizio del mese sono state le regioni meridionali, in particolare la Calabria, la Sicilia e la Sardegna, mentre il Centro-Nord, escludendo poche benché notevoli fasi piovose, ha vissuto un prolungamento di condizioni siccitose iniziate in settembre e proseguite fino alla terza decade del mese, accompagnate da temperature costantemente sopra la media.
L’ottobre più caldo e (soprattutto) perturbato
All’inizio della terza decade, il temporaneo mutamento della circolazione atmosferica ha consentito a un fronte freddo di provenienza nord-orientale di raggiungere il Centro-Sud, determinando, oltre a precipitazioni abbondanti, anche un fugace ritorno alla normalità delle temperature. Questo accenno di innesco di condizioni termiche più autunnali è stato vanificato dalla successiva espansione anticiclonica accompagnata da una massa d’aria molto calda, che ha favorito un nuovo rialzo delle temperature fino a livelli decisamente sopra la media. Spiccano, in particolare, i valori estivi osservati al Nord il giorno 24 quando, complici i venti di Föhn, i termometri hanno misurato picchi intorno ai 30 gradi stabilendo nuovi record storici, come ad esempio i 31°C di Parma o i 30.4°C di Bergamo e altri primati in Piemonte, Lombardia, Emilia, così come in Svizzera che ha fatto registrare i primi 30 gradi in ottobre da almeno 80 anni.
Tuttavia, a prescindere dai notevoli eventi accaduti fino al giorno 26, l’ottobre del 2018 verrà ricordato soprattutto per la violenta fase perturbata che ha caratterizzato le giornate dal 27 al 29. In queste 72 ore il vasto e intenso sistema frontale che ha raggiunto le nostre regioni, ha prodotto precipitazioni estreme (fino a 850 mm in 3 giorni sulle Alpi orientali) e innescato venti tempestosi meridionali che hanno causato numerose criticità, danni e anche vittime (n.d.r leggi a questo proposito la descrizione più dettagliata dell’evento, realizzata da Flavio Galbiati). L’impetuosa risalita di aria calda dal Nord Africa ha generato un ulteriore generale crescita delle temperature riportando temporaneamente la media nazionale ai livelli già oltre la norma della prima parte del mese.
A conti fatti si tratta di uno dei mesi di ottobre più caldi almeno degli ultimi 60 anni: con l’anomalia di +1.4°C si trova al 4° posto dopo quello del 2001 (+2°C), quello del 2013 (+1.7°C) e quelli del 2004 e 2014 (+1.6°C). Particolarmente ampio lo scarto dalla media riscontrato sulle regioni settentrionali, pari a +1.8°C, e specialmente al Nordovest con +2.1°C. La notevole anomalia di ottobre, unita a quella di settembre inquadrano l’autunno di quest’anno, seppur ancora parzialmente, fra i più caldi, ed esattamente al 2° posto dopo quello del 2014, con uno scarto pari a +1.5°C. I calcoli da inizio anno continuano a confermare il 2018 come l’anno più caldo della serie con l’anomalia che si mantiene a +1.2°C, valore inedito non solo negli ultimi 60 anni, ma anche negli ultimi due secoli.
Le numerose fasi di maltempo sono state causate dal passaggio di perturbazioni che hanno interessato il territorio italiano per ben 27 giorni su 31. Gran parte di queste giornate perturbate hanno visto come protagoniste le regioni meridionali fin dall’inizio del mese (il giorno 4 è stato per il Sud e le Isole il più piovoso del 2018), mentre al Centro-Nord, fino al giorno 26, si riscontravano condizioni siccitose con un terzo o un quarto degli accumuli di pioggia rispetto alla media. Comunque, con le abbondanti precipitazioni occorse durante l’eccezionale evento verificatosi dal 27 al 29, il bilancio è tornato a risalire anche al Centro-Nord: il giorno 29 per il Nord e per l’Italia in generale è stato il più piovoso non solo del 2018, ma anche degli ultimi 4 anni (per trovare una giornata più piovosa occorre risalire fino al disastroso novembre del 2014). Alla fine l’anomalia a livello nazionale risulta pari a +34% dovuta al maggior peso delle precipitazioni al Sud e Isole (+64% al Sud, +117% in Sicilia, +140% in Sardegna), ma anche a quelle del Nordovest (+43%) e di alcuni settori alpini del Nordest. Le piogge di ottobre in parte compensano la siccità di settembre; infatti, nei primi due mesi autunnali gli accumuli mediati sull’intero territorio italiano si avvicinano alla media (anomalia pari a -7%), ma con uno sbilanciamento fra i quantitativi inferiori alla media del Centro-Nord e il surplus del Sud e Isole. Dall’inizio dell’anno il bilancio continua ad essere positivo con +15% dato ancora una volta dal maggior contributo da parte del Sud e Isole (+39%) e in misura inferiore dal Centro-Nord (+7%).