L’ULTIMA TROIKA PRIMA DI COP30: BUONE INTENZIONI, NESSUNA CONVERGENZA
La riunione “a tre” verso Belem guarda da lontano all’obiettivo 1.5C e si chiude in anticipo, senza progressi concreti
Durante i negoziati intermedi di Bonn, martedì si è svolto quello che dovrebbe essere l’ultimo incontro della Troika delle Presidenze COP, che unisce la presidenza della prossima COP30 con quelle delle due conferenze precedenti, COP28 e COP29. L’evento aveva l’obiettivo di guidare un’azione climatica collettiva e ambiziosa e lo sforzo delle delegazioni è stato evidente, ma purtroppo non produttivo. All’inizio c’è stato accordo sull’intenzione di convergere attorno ad alcune priorità snelle, trasversali e realisticamente perseguibili, ma la discussione si è poi arenata sull’ennesimo elenco di interessi locali e rivendicazioni nazionali o di categoria. In sala si sono susseguiti gli interventi di rappresentanti di territori ed economie diverse, che hanno evidenziato quali sono le loro esigenze e cosa impedisce loro di impegnarsi maggiormente nella lotta alla crisi climatica.
Alla fine, l’incontro si è addirittura chiuso in anticipo, con la constatazione di quanto sia urgente trovare una convergenza ma senza nessun passo avanti davvero significativo.
“È fortemente necessario continuare il dialogo e unire la collettività attorno a spazi di consenso, invece di aspettare e reagire poi. Andiamo verso la COP30 con la grande responsabilità di decidere prima come andare avanti – ha concluso la presidenza della prossima COP con un’espressione tesa sul viso – : potrebbe essere decisivo non solo per essere realistici ma per offrire anche un senso di speranza e di futuro a chi si sta impegnando seriamente per gli obiettivi fissati”.
Gli interventi a cui abbiamo assistito in sala hanno comunque fatto emergere alcuni elementi che risultano essere particolarmente condivisi:
- Bisogna rendere i processi di implementazione più inclusivi e partecipativi, sia a livello di genere, che di età e di livello di digitalizzazione;
- Servono iniziative di formazione e sensibilizzazione verso le comunità locali, soprattutto dei Paesi in via di sviluppo, per renderle maggiormente consapevoli del collegamento tra eventi climatici estremi e crisi climatica;
- Gli obiettivi climatici nazionali sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi comuni, ma sono ancora troppo teorici e poco robusti.
Particolarmente efficace e chiaro è stato l’intervento del rappresentante di Vanuatu, che ha affrontato il tema della finanza come nessun altro in sala. “Con che parole e con che progetti posso coinvolgere le comunità se non c’è nessuna certezza e passo avanti dal punto di vista dei finanziamenti?” ha chiesto. E mentre la domanda lasciava un eco nel silenzio in sala, ha proseguito sottolineando la necessità di lavorare anche sulla decolonizzazione delle tecnologie legate alla gestione delle emergenze climatiche e alle strategie di mitigazione: “il progresso digitale diffuso è fondamentale per raggiungere gli obiettivi anche minimi”.
Un punto condiviso da molti è stato anche quello portato al tavolo dal rappresentante di Singapore, che ha suggerito di investire maggiori energie nella costruzione di collaborazioni transfrontaliere trasversali, per esempio attorno a specifiche sfide che accomunano diverse comunità, anche in Paesi non apparentemente collegati e vicini. Anche l’intervento dell’Unione Europea ha raccolto consensi, soprattutto nel passaggio in cui il suo rappresentante ha esplicitamente chiesto un approccio più inclusivo e gender-responsive.
Tuttavia, come dicevamo, l’incontro si è concluso in meno di due ore e senza alcun passo avanti.
Articolo a cura di Marta Abbà, delegata di Italian Climate Network ai negoziati di Bonn.
Immagine di copertina: foto di Isabela Castilho | COP30 Brasil Amazonia