Varsavia, equità tra generazioni: come i giovani hanno influenzato il negoziato
pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 25 novembre 2013
Il pacchetto di decisioni della COP19 è un piccolo passo avanti verso il nuovo accordo globale discusso dalla Durban Platform e atteso per il 2015 con l’obiettivo di sostituire il Protocollo di Kyoto dal 2020: positivo l’esito delle negoziazioni sul blocco foreste (Redd), mentre il Warsaw International Mechanism on Loss & Damage non è risultato particolarmente ambizioso, sebbene rappresenti un passo in avanti. Infine si è definita la struttura del Green Climate Fund, nonostante sia ancora da risolvere la questionefinanziamenti. Il risultato più inaspettato è quello di cui nessuno parla: l’inserimento nel preambolo del documento finale della Durban Platform del concetto di “Future Generations”, risultato reso possibile grazie al gruppo di lavoro “Intergenerational Equity Working Group” di Youngo, una delle nove constituency riconosciute ufficialmente come parte alle negoziazioni dell’Unfccc, e che racchiude al suo interno tutti i movimenti giovanili per il clima del mondo e che da mesi opera in questa direzione.
Il principio di equità intergenerazionale consiste nell’idea che le attività odierne non debbano compromettere il benessere o i diritti delle generazioni future; questo all’interno della Convenzione si traduce in obiettivi di mitigazione volti a proteggere le generazioni future dal verificarsi di eventi climatici catastrofici. Dal punto di vista legale è un concetto presente sin dalla Convenzione di Rio del 1992 e nel Rapporto Bruntland e richiamata nell’articolo 3.1 della convenzione Unfccc (United Nation Framework Convention on Climate Change) ma mai inserito in modo esplicito in un testo adottato a una Cop: questo fatto lo rende un valore fondamentale nel percorso che porterà al nuovo accordo globale.
Per concretizzare la loro proposta, i giovani hanno individuato nel cosiddetto “discounting” uno dei maggiori ostacoli all’attuazione di politiche ambientali a lungo termine. Il discounting è una metodologia comune nelle analisi costi-benefici, che attribuisce meno valore a ciò che si prevede accada in futuro rispetto al presente. Gli economisti determinano una percentuale per ogni fattore che, a loro giudizio, contribuisce a rendere sconveniente un investimento rivolto al futuro, sommando poi il tutto in un social discount rate (Sdr) che viene applicato a ogni valore futuro quando comparato a quelli presenti. Le ragioni che spingono gli economisti ad applicare Sdr sono diverse e si basano su assunzioni che spaziano tra progresso tecnologico-scientifico, crescita economica e analisi sociologiche: “le persone generalmente preferiscono l’oggi al domani”; “le generazioni future saranno più prospere della nostra, per via dei progressi in campo medico e scientifico”; “prendere provvedimenti in futuro sarà meno costoso rispetto a oggi, grazie a migliori tecnologie”; “non abbiamo certezza di cosa potrà accadere in futuro, e non è possibile escludere neanche l’estinzione dell’uomo per via di un evento catastrofico imprevedibile”. L’insieme di questi fattori concorre al ridimensionamento di politiche lungimiranti e ambiziose a vantaggio di provvedimenti a breve termine: bruciare combustibili fossili fornisce benefici oggi, mentre il conto dei suoi impatti sul clima si presenterà in futuro.
A partire da queste basi i giovani hanno redatto a giugno la Youngo Submission to the Adp Workstream I, prima submission ufficiale dei giovani nella storia dell’Unfccc, in cui indicavano due punti chiave: una maggiore partecipazione giovanile ai negoziati, tramite l’adozione di official youth delegates, e l’inserimento del principio di “equità intergenerazionale” al centro del nuovo accordo. Il percorso, iniziato attraverso l’invio di lettere formali a tutte le Parti è continuato durante tutta la COP19 attraverso comunicati stampa, incontri dedicati con delegati e azioni dimostrative: una vera e propria campagna mediatica per rendere l’equità intergenerazionale celebre all’interno dello Stadio Narodowy. Diversi gli incontri con i capi delegazione, i Chair delle piattaforme negoziali e i membri del Segretariato Unfccc; di particolare rilievo quello con Ahmad Alhendawi, inviato per i Giovani del Segretario Generale delle Nazioni Unite e Connie Hedegaard, Commissario Ue per il clima.
Un percorso concluso con la redazione dellaWarsaw Political Declaration on Intergenerational Equity, nella quale si chiamavano le parti a sottoscrivere l’idea che il principio di equità intergenerazionale potesse unire tutte le parti in una visione condivisa del futuro e che questo dovesse essere supportato dalle azioni intraprese nell’ambito della Durban Platform: il documento è stato firmato da circa 70 Paesi.
Un percorso lungo, difficile che però ha visto portato a termine il proprio lavoro: il documento finale della Durban Platform (qui a destra l’estratto), circolato alle 5 del mattino del 23 novembre vedeva inserito il termine “future generations” nel secondo paragrafo del preambolo: le future generazioni saranno quindi uno dei temi centrali nel prossimo accordo globale sul clima e la possibilità che questo si concretizzi è reale vista la competenza, la forza e l’entusiasmo che sta guidando il gruppo di lavoro giovanile per il clima.
di Federico Antognazza e Federico Brocchieri