27
Nov

Clima e salute, bisogna intensificare l’azione

di Benedetta Armocida e Benedetta Rossi – 

Durante la COP23 di Bonn si è parlato molto del legame tra cambiamenti climatici e salute. Durante il summit su clima e salute globale, tenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in collaborazione con la Global and Climate Health Alliance, si è parlato di come intensificare le azioni sul clima e sulla salute nelle città e nelle regioni, con lo scopo di analizzare l’impatto del cambiamento climatico sulla salute e definire le azioni da attuare per mitigarne le conseguenze.

È emerso come i professionisti sanitari debbano essere in prima linea per affrontare questo nuovo problema di salute pubblica, considerato che a livello globale il 23% delle morti sono attribuibili a cause ambientali (12,6 milioni di vittime ogni anno) e che tra il 2030 e il 2050, proprio per il cambiamento climatico, si prevede un aumento dei decessi di circa 250.000 all’anno.“Abbiamo bisogno di un cambiamento concreto e un percorso chiaro” ha detto la dott.ssa Joy St. John, Assistente Direttore Generale per il Clima e altri Determinanti della Salute.

In linea con il messaggio degli obiettivi di sviluppo sostenibile, “non lasciare nessuno indietro”, la dott.ssa Maria Neira, direttore del dipartimento ambiente e determinanti sociali dell’OMS, ha parlato dell’inaccettabilità della situazione. “È assurdo negare aria pulita a intere popolazioni”, sottolineando che il 92% della popolazione mondiale non respira aria salubre e come l’inquinamento atmosferico causi l’11.6% delle morti globalmente.

Impatto, ritardo e ottimismo” le parole chiave espresse dal Dr. Nick Watts, direttore di Lancet Countdown; un nuovo report, pubblicato lo scorso 30 ottobre, in cui si discute dei potenziali effetti del cambiamento climatico sulla salute e fa un “conto alla rovescia” per seguire e tracciare i progressi in questo ambito.L’impatto del cambiamento climatico sulla salute umana e del pianeta è potenzialmente irreversibile e inequivocabile. Il ritardo, riferito alla mancata azione dei governi e delle manovre di sanità pubblica, è di 25 anni. L’ottimismo, infine, è necessario: senza di esso agire sarebbe inutile.

Negli ultimi anni il coinvolgimento dei professionisti della salute e del settore sanitario è sempre più in crescita e attivo. Bisogna continuare a prevenire le malattie e le morti associate al clima, non soffermandoci più solo su cura e trattamento.

Le conclusioni sono chiare: bisogna implementare l’accordo di Parigi e diffondere il messaggio che la salute è al centro delle problematiche ambientali e climatiche. In questo i professionisti sanitari sono responsabili e devono agire nella stessa direzione per indirizzare le politiche nazionali e internazionali a mitigare, adattare e rendere i sistemi sanitari, soprattutto dei paesi più vulnerabili, resilienti.

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