COME CAMBIERANNO GLI STANDARD NET-ZERO PER LE AZIENDE?
Nel marzo 2025, la Science Based Targets initiative (SBTi) ha avviato una consultazione pubblica sulla bozza aggiornata del suo Corporate Net-Zero Standard, aperta fino al 1° giugno 2025. Le modifiche proposte rispondono all’urgenza di accelerare l’adozione di obiettivi net-zero – relativi cioè all’azzeramento delle emissioni nette – e rendere più incisiva l’azione climatica delle imprese.
Prima di entrare nei dettagli della nuova bozza è utile ricordare cos’è la SBTi e qual è il suo ruolo. La Science-Based Targets initiative è un’organizzazione internazionale che valuta se le strategie di decarbonizzazione di aziende e istituzioni finanziarie sono coerenti con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. La SBTi è nata dalla collaborazione tra il Carbon Disclosure Project (CDP), il Global Compact delle Nazioni Unite, il World Resources Institute (WRI) e il World Wildlife Fund (WWF).
La SBTi fornisce standard, strumenti e linee guida per aiutare le imprese a fissare obiettivi di riduzione delle emissioni basati sulla scienza (science-based targets, o SBTs). Questi obiettivi sono definiti science-based, “basati sulla scienza”, perché si fondano sulle evidenze scientifiche che supportano l’Accordo di Parigi, il quale mira a contenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C, puntando a non spingersi oltre 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali.
Per raggiungere questo obiettivo, è necessario dimezzare le emissioni globali di gas serra entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Per aiutare le aziende ad allinearsi a questo percorso, la SBTi ha sviluppato il Corporate Net-Zero Standard, descritto come “l’unico quadro di riferimento al mondo per la definizione di obiettivi net-zero aziendali in linea con la scienza climatica”. Questo standard si basa su quattro elementi fondamentali:
1. Obiettivi a breve termine, per ridurre le emissioni dirette e indirette lungo la catena del valore e dimezzarle entro il 2030. È il modo più efficace e scientificamente fondato per contenere il riscaldamento globale entro 1,5°C;
2. Obiettivi a lungo termine, per abbattere tutte le emissioni possibili entro il 2050;
3. Neutralizzazione delle emissioni residue, attraverso tecnologie di rimozione e stoccaggio permanente del carbonio, per compensare le emissioni che non possono essere eliminate;
4. Beyond Value Chain Mitigation (BVCM), che spingono le aziende a farsi carico anche delle emissioni indirette, investendo in progetti climatici al di fuori del proprio perimetro operativo.
Secondo la SBTi, oltre 3.000 aziende hanno già fissato o si sono impegnate a fissare obiettivi net-zero basati sulla scienza. Tuttavia, in un contesto in cui i target net-zero sono sempre più sotto osservazione e le accuse di greenwashing aumentano, la SBTi ha riconosciuto la necessità di mantenere lo standard solido, credibile, applicabile e proiettato al futuro. Questo ha portato allo sviluppo della Versione 2 dello standard, attualmente in consultazione pubblica.
Una volta conclusa questa fase, la SBTi analizzerà i commenti ricevuti per elaborare una nuova bozza, che sarà sottoposta a una seconda consultazione e a una fase di test prima della pubblicazione finale. Tra le principali novità della nuova bozza figurano:
- Regole più stringenti sulla governance e tempi più rapidi per la validazione degli obiettivi: le grandi aziende avranno un anno, invece di due, per validare i propri target;
- Requisiti rivisti per le emissioni Scope 3, ossia emissioni indirette di gas ad effetto serra (GHG) provenienti da fonti non di proprietà o controllo dell’azienda, ma collocate all’interno della catena del valore dell’azienda come l’estrazione e la produzione di materiali acquistati (upstream) e l’uso finale di prodotti e servizi venduti (downstream): le aziende con ricavi superiori a 450 milioni di dollari dovranno fissare obiettivi Scope 3 obbligatori, identificare le attività più impattanti e coinvolgere i fornitori diretti nel fissare i propri obiettivi net-zero;
- Nuove modalità per integrare la rimozione del carbonio;
- Maggiore flessibilità nella gestione delle emissioni indirette, cioè quelle generate dall’attività di un’azienda, le cui fonti sono controllate da altre aziende (Scope 2 e 3), ad esempio con l’acquisto di certificati di carburante sostenibile per l’aviazione attraverso il sistema “book-and-claim”, utile per ridurre l’impatto dei viaggi aerei.
La versione definitiva dello standard, la 2.0, è attesa entro la fine del 2026. Le aziende dovranno adeguarsi a partire dal 2027.
Con aspettative globali sempre più elevate in termini di trasparenza, verificabilità e risultati concreti, le imprese dovranno aggiornare le proprie strategie net-zero per allinearsi al nuovo standard. Farlo sarà fondamentale per costruire fiducia, attrarre investimenti e contribuire alla transizione verso un’economia a basse emissioni.
Articolo a cura di Silvia Petrignano, volontaria di Italian Climate Network.