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COP16 BIODIVERSITÀ: L’ANALISI DI ITALIAN CLIMATE NETWORK

Roma, 28 febbraio 2025 – Si è chiusa nella notte la sessione extra della COP16 sulla biodiversità, convocata presso la FAO a Roma per affrontare i temi rimasti irrisolti dopo la sospensione della conferenza di Cali, Colombia, nel novembre 2024.
Nella tarda serata è stato ufficialmente approvato nel suo insieme un pacchetto di decisioni chiave che, come ha commentato la presidente di COP16 Susana Muhamad, ha dato “muscoli, gambe e braccia” al Quadro Globale per la Biodiversità, lanciato alla COP15 nel 2022 – paragonabile, per la biodiversità, a quello che l’accordo di Parigi rappresenta per il clima.

Tutti e quattro i testi negoziali su cui si è lavorato a Roma (L34, L31, L26 e L33) sono relativi ai due filoni chiave di questo negoziato: la finanza e il monitoraggio per misurare il raggiungimento degli obiettivi.

Proprio come a Cali (ma anche come, in parallelo, alla COP29 sul clima di Baku), il nodo cruciale è stato il tema della finanza, lo stesso su cui la COP16 si era arenata in Colombia e su cui anche qui a Roma il divario tra Paesi più ricchi e Paesi in via di sviluppo è rimasto ampio.
Al centro della discussione la creazione di un nuovo fondo dedicato alla biodiversità oltre al GEF (Global Environment Facility), al quale si opponevano diversi Paesi ricchi ma considerato necessario da molti Paesi in via di sviluppo. Alla fine si è deciso di istituire una struttura permanente per il meccanismo finanziario nella cornice dell’esistente GEF, in conformità con la Convenzione.
Confermato inoltre l’obiettivo di mobilitare per la biodiversità almeno 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030. I Paesi sviluppati dovranno stanziare almeno 20 miliardi all’anno, per arrivare ad almeno 30 miliardi entro il 2030, a favore dei cosiddetti Paesi in via di sviluppo.

Oltre alla finanza, l’altro filone principale su cui si è lavorato alla COP16 è stato quello del monitoraggio delle misure attuate per la biodiversità. Anche se può sembrare un tecnicismo meno rilevante, infatti, misurare i progressi compiuti è fondamentale per avere risultati concreti e ottimizzare gli investimenti. A Roma è stato approvato un pacchetto di indicatori, fondamentale per misurare i progressi e i 23 obiettivi del Quadro Globale per la Biodiversità.

«Con la decisione finale di COP16 si chiude, nella preoccupante indifferenza dei media e della politica, l’anno della finanza per le due COP clima e biodiversità; il fatto stesso che entrambe le COP, Baku e Cali, siano approdate a decisioni formali sulla mobilitazione finanziaria verso il 2030 lancia un segnale tutto sommato positivo per la sopravvivenza del processo, nonostante uno scenario multilaterale frammentato e ostaggio di dinamiche internazionali sempre più conflittuali», dichiara il Presidente di Italian Climate Network, Jacopo Bencini.
«Il risultato di Cali e poi Roma poteva sicuramente essere più ambizioso, nelle cifre come nelle modalità, ma occorre ricordare il difficile percorso che ha portato fino a Roma e da qui costruire i prossimi passi, in particolare sulla mobilitazione di risorse e capitale politico a livello dei singoli Paesi, in un quadro che rimane drammatico per la biodiversità a livello globale».

Finanza per la biodiversità

Alla COP16 si è deciso di attuare gli articoli 21 e 39 della Convenzione sulla Diversità Biologica del 1992, istituendo una struttura permanente per il meccanismo finanziario. In particolare, l’articolo 21 prevede di creare un meccanismo per fornire risorse finanziarie ai Paesi in via di sviluppo, in modo prevedibile e adeguato: il meccanismo dovrà operare sotto l’autorità della COP, che definirà la politica, le priorità e i criteri di accesso alle risorse. Il nuovo meccanismo opererà provvisoriamente nella forma già esistente del Global Environment Facility (GEF), previsione che ha lasciato scontenti molti Paesi in via di sviluppo.

Il compromesso finale è stato trovato nella formulazione dei paragrafi 21 e 22 della decisione finale. Da un lato viene garantito il pieno controllo, da parte della COP, della governance del nuovo fondo, nonostante il suo funzionamento all’interno di un meccanismo esistente (come del resto già previsto dalla Convenzione). Dall’altro, si rimandano alle successive COP17 del 2026 e COP18 del 2028 nuove decisioni in merito allo sviluppo del fondo e sua collocazione all’interno del perimetro del GEF, oppure, verso la creazione di un nuovo ente di scopo, da creare e rendere operativo potenzialmente entro la COP19 del 2030.

Nella più ampia cornice della decisione di colmare il gap finanziario sulla biodiversità in conformità con il Quadro Kunming-Montreal, la decisione finale di COP16 conferma l’obiettivo di mobilitare per la biodiversità almeno 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 (in conformità all’Obiettivo 19 del Quadro). Di questi, i Paesi sviluppati dovranno assicurare, a favore dei Paesi in via di sviluppo, almeno 20 miliardi di dollari all’anno entro il 2025 e almeno 30 miliardi all’anno entro il 2030. Si è inoltre confermato l’impegno a colmare il gap finanziario a livello mondiale entro il 2030 aumentando la mobilitazione dei finanziamenti “da tutte le forme”: risorse pubbliche, private, banche multilaterali di sviluppo.

Si fa riferimento, infine, all’obiettivo di ridurre i sussidi ad attività dannose per biodiversità di almeno 500 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 (Obiettivo 18).

Monitoraggio del Quadro Globale per la Biodiversità

Sul fronte del monitoraggio, la COP16 ha approvato un pacchetto di indicatori necessari per misurare i progressi compiuti e i 23 obiettivi del Quadro Globale per la Biodiversità (documento L-26). Si è inoltre deciso (documento L-33) che alla COP17 del 2026 e alla COP19 del 2030 verranno operate delle “revisioni collettive globali” dei progressi del Quadro Globale, basate principalmente sui rapporti nazionali e su un rapporto globale sui progressi collettivi.

Confermato l’invito, per il settore privato, a sviluppare e condividere su base volontaria impegni che contribuiscano ai Piani nazionali per la biodiversità (NBSAP) e all’implementazione del Quadro Globale.

Analisi a cura della delegazione di Italian Climate Network alla COP16 sulla biodiversità.

Immagine di copertina: foto di Margherita Barbieri, capa delegazione di Italian Climate Network alla COP16.

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