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07
Mar

DONNE, BIODIVERSITÀ E FINANZA DI GENERE: LE NOSTRE RIFLESSIONI PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

Per la Giornata Internazionale della Donna dedichiamo un articolo a donne, biodiversità e finanza di genere partendo dalle richieste presentate da alcune attiviste femministe del CBD Women’s Caucus durante COP16bis sulla biodiversità tenutasi la scorsa settimana a Roma. Cogliamo quindi l’occasione di questa giornata importante per ricordare a tuttə che il noto adagio “i diritti umani non si predicano ma si fanno” trova particolare applicazione nel campo delle politiche di genere e che solo la creazione di meccanismi concreti di finanza per la biodiversità che tengano conto delle esigenze e prospettive delle donne possono generare quel cambiamento equo e trasformativo per la giustizia sociale e climatica che tuttə auspichiamo.

Come abbiamo più volte avuto modo di illustrare, le donne sono tra coloro che subiscono maggiormente gli impatti della crisi climatica a causa delle persistenti disuguaglianze di genere che attraversano la nostra società. Come riportato dalla  CEDAW nel General Comment 37, donne e bambine spesso sperimentano vulnerabilità maggiori durante le emergenze, a causa di un accesso limitato a risorse critiche – quali cibo, acqua, assistenza sanitaria e abitazione -, unito a un’esposizione accresciuta alla violenza di genere e all’insicurezza economica. Queste sfide si aggravano in contesti segnati dalla povertà, dallo spostamento forzato e dalla marginalizzazione, dove donne indigene, con disabilità o migranti affrontano rischi ancora maggiori.

Allo stesso tempo sono le donne che, in moltissimi contesti, specialmente indigeni, rurali e locali, svolgono un ruolo chiave nella conservazione della biodiversità. Elisa Morgera, Relatrice Speciale ONU sui Diritti Umani e i Cambiamenti Climatici sottolinea che il sapere tradizionale, la leadership comunitaria e la profonda connessione con le risorse naturali, che le donne possiedono in moltissimi contesti, le possono rendere guardiane della biodiversità e campionesse di prevenzione del rischio e adattamento climatico

Questa duplice realtà, in cui le donne sono contemporaneamente tra le più vulnerabili agli impatti del clima e le principali custodi degli ecosistemi e della biodiversità locali, impone di adeguare le politiche internazionali affinché integrino misure sensibili al genere e capaci di garantire e riconoscere il ruolo che le donne svolgono in prima linea.

Promettere finanziamenti non basta: i progetti di conservazione devono essere fondati su un profondo rispetto dei diritti umani e della parità di genere. 

Come già riportato da ICN, la decisione finale di COP16 ha confermato l’obiettivo di mobilitare 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 per la biodiversità, in conformità all’Obiettivo 19 del Quadro Kunming-Montreal. Tuttavia, chiare modalità di mobilitazione di questi fondi sono determinanti per una protezione della biodiversità rispettosa dei diritti umani e della parità di genere. Questo è stato il messaggio centrale dell’appello del CBD Women’s Caucus,ovvero la constituency per la parità di genere relativa alla Convenzione sulla Biodiversità (il corrispettivo della WGC dei negoziati sul clima della UNFCCC). 

Durante la conferenza stampa (qui il video), Nela Carnota, esponente sia dell’Ufficio dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani sia del Women’s Caucus, ha evidenziato casi allarmanti in cui donne e comunità indigene, già esposte in modo sproporzionato agli impatti devastanti della crisi climatica e a contesti di marginalizzazione e violenza , sono state minacciate dagli stessi meccanismi finanziari che hanno come obiettivo quello di proteggerle. 

Carnota ha infatti ricordato specifici episodi di abusi quali sfratti forzati, espropriazione di terre, omicidi, stupri, tortura e incarcerazione arbitraria attuati nel contesto di progetti di conservazione ambientale e della biodiversità. È quindi necessario, come ha domandato il Caucus, che i diritti umani e di genere siano nominati con forza ed esplicitamente negli accordi internazionali per il clima e la biodiversità. Come già previsto dal Quadro Kunming-Montreal, i flussi di finanza per la biodiversità – siano essi internazionali, domestici, pubblici o privati – devono garantire sviluppo realmente sostenibile, fondato sui diritti umani e di genere, e cioè che tuteli la biodiversità senza danneggiare le comunità locali.

L’accesso diretto ai fondi è fondamentale per il coinvolgimento ed il riconoscimento delle donne.

Al momento, le modalità di implementazione dei finanziamenti per la biodiversità concordati durante COP16 non sono ancora definiti. Secondo i dati raccolti dal Caucus, la maggior parte dei fondi per clima e biodiversità è attualmente gestita da intermediari e mancano modalità di accesso diretto ai finanziamenti per le comunità indigene e locali, spesso guidate da donne.

Il Caucus, tramite le delegate Edda Fernández e Ana di Pangracio, ha quindi richiesto la creazione di modalità di accesso diretto, chiedendo una semplificazione delle procedure di richiesta e rendicontazione che attualmente sono prerequisiti essenziali per sbloccare i fondi per la conservazione, l’utilizzo sostenibile e la rigenerazione della diversità biologica. Le attuali procedure, ha sottolineato di Pangracio, creano importanti barriere soprattutto per le donne in comunità indigene, rurali e locali. La sua visione prevede processi semplificati, collaborazioni più solide con organizzazioni di fiducia, e schemi di finanziamento adattabili che rispettino le diverse strutture sociali e governative delle comunità in prima linea. 

Allo stesso tempo, è stata sottolineata la necessità di un monitoraggio dei progressi globali basato su indicatori sensibili al genere, affinché il contributo delle donne nella conservazione della biodiversità possa emergere in modo adeguato in futuri rapporti e testi decisionali. 

Purtroppo, la COP16 sulla biodiversità non ha portato alla chiara definizione di meccanismi di finanziamento diretto delle realtà locali. L’attuale accordo si limita ad abbozzare un piano per la mobilitazione, posticipando la stesura dei dettagli sul nuovo fondo a discussioni future. Allo stesso modo, il quadro di monitoraggio approvato, pur includendo indicatori sulla parità di genere  attualmente non specifica misure concrete per garantire che le esigenze delle donne e delle comunità indigene siano adeguatamente considerate.

In sintesi, nonostante i progressi di COP16 in termine di obiettivi finanziari e meccanismi di monitoraggio, molte riforme specifiche richieste dal CBD Women’s Caucus, come l’accesso diretto ai fondi e procedure di rendicontazione semplificate, rimangono solo vagamente abbozzate o posticipate. 

Questo risultato evidenzia il divario esistente tra gli impegni finanziari presi a livello internazionale e le realtà sul campo spesso affrontate dalle donne e dalle comunità indigene, rurali e locali. Le donne, che sono sia tra i gruppi sociali  più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici sia le principali custodi della biodiversità, necessitano di un supporto finanziario che riconosca il loro ruolo fondamentale. Per un cambiamento equo e trasformativo, le future COP dovranno definire misure concrete ed efficaci che consentano alla finanza per la biodiversità di essere uno strumento di reale giustizia sociale oltre che climatica. 

Articolo a cura di Alba Sicher, volontaria di Italian Climate Network.

Immagine di copertina: “Mother and baby pick leafy vegetables in the rural Efate island in Vanuatu” di Bioversity International. Licenza di utilizzo non commerciale CC BY-NC-ND 2.0.

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