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Dic

I 5 errori da non fare nel raccontare la COP24

Si apre oggi a Katowice (Polonia) la ventiquattresima Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sul Clima delle Nazioni Unite (UNFCCC).

Pur se fino ad oggi non ha ricevuto molta attenzione dai media, la “COP” che si svolgerà dal 2 al 14 dicembre nella città polacca è di grande importanza nel percorso di attuazione dell’Accordo sottoscritto nella COP21 di Parigi.

Come in tutte le COP, sono numerosi i tavoli negoziali paralleli e gli appuntamenti che si svolgono, ed una sintesi è difficile. Si può dire che questa COP24 avrà fra i suoi obiettivi principali quello di definire la maggior parte delle regole necessarie all’implementazione dell’Accordo di Parigi, il Paris Agreement Work Programme meglio noto come “Rulebook”. Questo obiettivo per la COP24 era stato stabilito già nel 2015, in un paragrafo all’interno del documento che ha adottato l’Accordo di Parigi (la Decisione 1/CP.21): si tratta di un insieme di linee guida che dovrebbe rendere pienamente operativo l’Accordo, permettendo di valutare i progressi svolti in questa direzione dai diversi paesi e le modalità operative dei successivi rilanci. È un percorso definito nell’ambito della Talanoa Dialogue iniziato un anno fa alla COP23 di Bonn (Presidenza Fiji), oggetto di un fitto lavoro negoziale, la cui modalità di chiusura sarà un importante segnale sulla robustezza dell’Accordo e sull’interesse dei sottoscrittori alla sua effettiva implementazione.

Si tratta quindi di una COP tecnica, che non vedrà la partecipazione congiunta di centinaia di capi di Stato, ma non per questo meno importante. I segnali politici (informali) che potranno arrivare dalle due settimane di negoziato, dalle centinaia di side event e di incontri sui tanti aspetti della questione climatica, sono relativi all’intenzione dei vari Stati di rilanciare i loro impegni di riduzione delle emissioni e di finanziamenti al Green Climate Fund, e sul relativo livello di ambizione; nuovi impegni che saranno formalizzati nel 2020.

Si tratta quindi di una COP tecnica, che non vedrà la partecipazione congiunta di centinaia di capi di Stato, ma non per questo meno importante

Al fine di facilitare la comprensione e la corretta comunicazione di questa COP difficile e tecnica, riportiamo qui sotto i cinque principali errori da evitare nel raccontarla.

E' stato un nulla di fatto

La più tipica delle conclusioni, il più grossolano degli errori.

Il primo aspetto che va compreso dei negoziati sul clima è che si tratta di un percorso multilaterale avviato nel 1992, con tappe e programmi ben definiti; al contrario, nell’immaginario collettivo le COP sono spesso viste come delle conferenze che si tengono “dal nulla” una volta l’anno, in cui i Governi provano a mettersi d’accordo (non si sa bene su cosa) e poi inesorabilmente falliscono.

Ma è vero che falliscono? La prima domanda da porsi è rispetto a cosa andrebbe misurato il fallimento, ossia se le aspettative di successo siano fondate.

Queste conferenze si preparano spesso con anni di anticipo, ed hanno un’agenda ben definita, sebbene con obiettivi spesso molto tecnici e dunque difficili da trasmettere al pubblico. Come detto in precedenza, la COP24 avrà fra i suoi obiettivi principali quello di definire il “libro delle regole” dell’attuazione dell’Accordo di Parigi; quindi chi si aspetta risultati più importanti rimarrà deluso. Ad esempio, non è legittimo aspettarsi che i 181 Paesi che hanno già sottoscritto un NDC dichiarino quest’anno i propri maggiori impegni di riduzione delle emissioni: l’aggiornamento dei cosiddetti “Contributi definiti su base nazionale” (NDCs) è previsto infatti per il 2020, in vista della futura COP26. 

I negoziati non servono, l'UNFCCC non combina nulla

A metà strada tra il qualunquismo e l’approssimazione, è sbagliato etichettare i negoziati sul clima in seno alle Nazioni Unite come un processo inutile. Non vi sono dubbi che alcuni progressi in questi anni sono stati effettivamente compiuti, pur se non sufficienti. Il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi sono, seppur con molti limiti, strumenti che hanno avuto una grande importanza per porre all’attenzione globale la questione climatica, per avviare un percorso – inevitabilmente molto difficile e faticoso – di contenimento e poi – si spera – di riduzione delle emissioni globali. Pur se è indubbio che si è trattato di un percorso molto lento, e a volte frustrante, alcuni segnali sulla sua efficacia sono indubbi, come il progressivo disaccoppiamento tra crescita del PIL e crescita delle emissioni, l’aumento dell’utilizzo delle energie rinnovabili, gli impegni di contenimento delle emissioni di molti paesi (non tutti), i progressi nelle politiche di implementazione in molti paesi del G20. Tutto quanto fino ad oggi fatto è ancora, senza ombra di dubbio, ampiamente insufficiente per “evitare l’interferenza delle attività umane sul sistema climatico”, come recitava l’ambizioso obiettivo della Convenzione, o per contenere l’aumento delle temperature a +1,5 °C per scongiurare i gravi impatti mostrati in modo efficace dall’IPCC nell’ultimo Rapporto Speciale. È indubbio che la velocità e l’efficienza di questi negoziati sono state assolutamente inadeguate, e gli impegni sottoscritti non sono ancora sufficienti, ma non è tutto inutile. Anche perché l’alternativa sarebbe che i principali emettitori mondiali si svegliassero una mattina e, fulminati sulla via dell’ambientalismo, si mettessero d’accordo magicamente nel ridurre le emissioni. Ma se i risultati sperati faticano ad arrivare nel processo multilaterale, è ancora meno probabile che arrivino spontaneamente: la colpa della lentezza non è dello “strumento” (l’UNFCCC), bensì della insufficiente volontà politica di molti Paesi. Fino a quando non si troverà un’alternativa migliore, non è sensato fare a meno del processo dell’UNFCCC, pur se è fondamentale fare il possibile per migliorarlo e renderlo più efficace.

Nell’Accordo di Parigi e nel negoziato UNFCCC non ci sono impegni vincolanti

L’Accordo di Parigi contiene sia aspetti vincolanti che non vincolanti per i Paesi che l’hanno sottoscritto, come già spiegato qui. Va però ricordato che i negoziati UNFCCC sono “Party-driven”, ovvero “guidati” dai Paesi. Le Nazioni Unite non hanno la possibilità di imporre alcunché ai Paesi che vi partecipano. Le Nazioni Unite, in questo processo della Convenzione sul clima, altro non sono che un arbitro (senza cartellini rossi, peraltro).

Gli Stati Uniti si sono ritirati dall’Accordo di Parigi

L’Articolo 28 dell’Accordo di Parigi stabilisce che nessun Paese possa lasciare l’Accordo prima di 3 anni dalla sua entrata in vigore; al trascorrere dei 3 anni, è possibile notificare l’intenzione di abbandonare l’Accordo, decisione che diventa esecutiva al trascorrere di un ulteriore anno. In sintesi, nessun Paese potrà lasciare l’Accordo di Parigi prima del 4 novembre 2020. Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno continuando ad inviare le proprie delegazioni e a dialogare costruttivamente con tutte le altre, e ampie regioni come la California, Washington, lo Stato di New York e altre istituzioni politiche USA di fatto hanno annunciato che continueranno ad impegnarsi al massimo. Si possono poi nutrire opinioni positive o negative circa le posizioni di ogni delegazione, ma dire che gli USA abbiano già lasciato l’Accordo è, come si direbbe negli Stati Uniti, una “fake news”.

I delegati si fanno una bella vacanza

In realtà, la stragrande maggioranza dei membri delle delegazioni negoziali sono impegnati in modo serrato nei giorni della COP, spesso per più di 12 ore continue, in quanto l’agenda è molto fitta, con tanti incontri negoziali paralleli a cui si sommano incontri all’interno delle stesse delegazioni.

Pur se inevitabile che per qualcuno possa trattarsi di una gita, per molti sono giornate intense e impegnative. Da ultimo non è da escludere che a Dicembre a Katovice possa fare

un po’ freddo. In mancanza di altri argomenti, qualcuno potrà rispolverare la solita ironia, come in questa vignetta.

 

Come seguire da casa la COP

Per seguire in modo semplice e snello la COP, come ogni anno la nostra delegazione, quest’anno composta da dodici soci che si alterneranno nelle due settimane, realizzerà dei Bollettini dettagliati con notizie dalle sessioni negoziali e dagli eventi paralleli ufficiali paralleli. Per ricevere i report è necessario registrarsi qui.

Per chi volesse seguire da casa la COP, l’UNFCC rende disponibile un efficace servizio di webcast, con cui si possono seguire tutte le plenarie del negoziato e molti altri eventi collaterali. Inoltre, molto utili sono i resoconti quotidiani dell’IISD e l’eco-blog del Climate Action Network.

Articolo di Stefano Caserini, Mario Grosso e Claudio della Volpe (Climalteranti) e Italian Climate Network

 

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