Intelligenza artificiale e clima
19
Nov

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CLIMA, UNA RELAZIONE DIFFICILE

  • Gli strumenti di intelligenza artificiale possono supportare le istituzioni nella pianificazione e nell’analisi di misure politiche per il clima.
  • La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici assiste gli Stati nell’utilizzo delle nuove tecnologie, inclusa l’IA.
  • Se da una parte possono essere incredibilmente utili e preziosi, gli strumenti di intelligenza artificiale hanno pesanti impatti diretti sul clima.

La recente diffusione degli strumenti di intelligenza artificiale è stata quantomeno inarrestabile, con impatti anche sulla lotta per il clima. Da una parte, gli strumenti di IA possono essere preziosi per supportare le azioni di contrasto ai cambiamenti climatici, dall’altra purtroppo la tecnologia stessa ha un pesante impatto ambientale.

Come utilizzare le IA nel processo decisionale politico?

Gli strumenti di intelligenza artificiale possono diventare degli ottimi assistenti nei processi di elaborazione, implementazione e soprattutto misurazione delle politiche pubbliche, principalmente per via della capacità di analizzare e rielaborare con rapidità e chiarezza grandi moli di dati. La sfida di fronte a cui si trovano le istituzioni è quella di avere le competenze per recepire l’impatto causato dall’IA sulle attività di loro competenza, avendo consapevolezza non solo delle potenzialità ma anche dei rischi (ad esempio, il rispetto della privacy per i dati dei cittadini).

Anche da parte della Convenzione Quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici c’è la volontà di sfruttare al meglio le potenzialità di questi strumenti per rendere più efficace il proprio operato. All’interno del Segretariato, spetta al Technology Mechanism il compito di fornire supporto agli Stati, soprattutto quelli meno sviluppati, nell’implementazione delle tecnologie ritenute necessarie per perseguire gli obiettivi e obblighi dell’Accordo di Parigi. Il meccanismo è composto da due entità: il Technology Executive Committee, con compiti di pianificazione, e il Climate Technology Centre and Network, che assiste gli Stati nell’implementazione pratica. Per quanto riguarda l’integrazione dell’intelligenza artificiale nell’impegno, durante la COP28 sul clima del 2023 era già stata presentata l’iniziativa #AI4ClimateAction. L’UNFCCC si sta quindi dimostrando attiva per supportare gli Stati membri nei processi di capacity building istituzionale, così da poter apprendere le competenze necessarie a usare gli strumenti tecnologici utili per realizzare le proprie mansioni.

Un esempio pratico di come questi strumenti tecnologici possano essere utilizzati è stato dato a COP29 durante la presentazione della collaborazione tra UNFCCC, Microsoft e EY.
Le due aziende sono coinvolte nello sviluppo di un sistema di intelligenza artificiale che permetta di rendere più rapida ed efficiente l’analisi dei rapporti biennali sulla trasparenza che gli Stati devono presentare proprio a partire dal 2024, come previsto nell’ambito dell’Enhanced Transparency Framework. Tali rapporti devono contenere un inventario delle emissioni climalteranti generate dall’attività umana, insieme alle informazioni necessarie per valutare l’implementazione dei piani per il clima nazionali e delle misure di adattamento: tali dati verranno poi tenuti in considerazione nella definizione del prossimo Global Stocktake.
Riuscire a raccogliere dati più precisi e a rielaborarli rapidamente e con chiarezza permette ai singoli Stati di sapere con più precisione gli effetti delle proprie scelte, ma è anche necessario per orientare il lavoro comune nell’ambito delle COP.

L’impatto ambientale dell’intelligenza artificiale

Il fatto che utilizzare degli strumenti di intelligenza artificiale possa migliorare l’implementazione delle politiche climatiche è, comunque, di un’ironia amara.

Gli strumenti di IA sono infatti estremamente energivori e gli avanzamenti tecnologici degli ultimi anni hanno accresciuto le dimensioni dei data center che ne permettono il funzionamento. Per questo motivo molte aziende tecnologiche, compresa la stessa Microsoft, hanno registrato un aumento delle proprie emissioni compreso tra il 40 e il 60 per cento rispetto al 2019, e probabilmente non rispetteranno i propri obiettivi climatici per il 2030. Per riuscire a ottenere le quantità di energia necessarie a fare funzionare i propri sistemi e continuare a svilupparli, le aziende tecnologiche si stanno organizzando per ricorrere all’energia prodotta dalla fissione nucleare.

I data center richiedono anche enormi quantità di acqua per poter essere raffreddati e quindi funzionare a dovere, e negli ultimi anni si è quindi registrata una crescita esorbitante delle risorse idriche utilizzate dal settore.

In conclusione, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella lotta per il clima porta con sé forti contraddizioni, e serve chiedersi se gli impatti etici e sociali causati dal loro funzionamento giustifichino un utilizzo così diffuso anche in attività che saremmo in grado di svolgere autonomamente. Per giungere a un approccio equilibrato all’utilizzo di questi strumenti sarebbe dunque auspicabile evitare di affidarvisi completamente, sfruttandole per risolvere qualsiasi problema, ma senza rinunciare del tutto a sfruttarne le potenzialità estremamente utili alla causa climatica.

Articolo a cura di Alessio Piccoli, volontario di Italian Climate Network

Immagine di copertina: foto di UN Climate Change

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