21
Giu

La partita dei soldi a Rio+20

 La sottile partita dei finanziamenti.

Si conclude in tarda serata sotto una piaggia sottile la prima tranche di dichiarazioni ufficiali dei capi di stato. Fa svuotare la sala il solito Ahmadinejad, con un discorso di teologia islamica, ambientalismo e anti-consumerismo (che si realizzerà quando scompariranno gli atei). Ban-Ki Moon (segretario generale delle Nazioni Unite, ndr) cerca di mantenere il morale alto, tra proposte interessanti (Korea), illuminanti (Bhutan) o generiche. La Cina butta una serie di proposte economiche sul tavolo: un fondo da 6 milioni (!) per incentivare progetti green in paesi in via di sviluppo, inclusa una rete di monitoraggio e know how per la lotta alla deforestazione.

A stupire tutti invece è il neo-primo ministro François Hollande: «la Francia deve mostrare la direzione giusta». E giù ad attaccare il fatto che non è stata approvata una riforma diretta dell’UNEP come una Agenzia Onu Specializzata, dove molteplici task force avrebbero potuto lavorare insieme nello stesso luogo, per altro a Nairobi, dando un ruolo determinante all’Africa. E poi tocca il tasto più importante di tutti: l’implementazione delle proposte. «Nel documento si fa menzione a sistemi di finanziamento innovativi (per lo sviluppo sostenibile e la green economy, nda), ma questi non sono specificati». E rilancia: «dovremmo approvare una tassa su tutte le transazioni finanziarie», nodo gordiano per lo sviluppo di una vera agenda della green economy. Sono passati i tempi in cui i paesi ricchi promettevano (senza mantenere) di donare lo 0,7% del PIL. In anni di crisi servono alternative efficaci.

Secondo Sameer Dossani, policy advisor di actionAid “è fondamentale attingere a meccanismi di questo tipo per mettere in azione piani di sviluppo sostenibile” come l’ambizioso zero Hunger che Ban Ki-Moo presenterà oggi (ieri per chi legge), ma noi abbiamo avuto in anteprima

Sicuramente la proposta di Hollande di una tassa sulle transazioni finanziarie, simile concettualmente alla Tobin Tax, dovrà rimanere nel cassetto, vista anche la forte opposizione di USA e UK.


«La menzione nella dichiarazione finale di una tassa sulle transazioni finanziarie per finanziare gli interventi di sviluppo sostenibile, ed ovviamente per fermare la speculazione anche sulle materie prime ed il cibo, sarebbe stato un passo in avanti», spiega Antonio Tricarico, analista di Re:Common. «Oggi a Rio invece non si prende nessuna decisione su obiettivi e strumenti finanziari, sperando che i privati investano con un trasferimento volontario di tecnologie ai Pvs. Una presa in giro».


Secondo una serie di fonti ONU si dovrà discutere nelle prossime Assemblee Generali delle Nazioni Unite per vedere come movimentare le risorse necessarie, ma sicuramente si guarderà al pacchetto della Green Climate Found, discusso nelle ultime COP (Cancun e Durban) e ai meccanismi di carbon finance che la Banca Mondiale ha supportato negli ultimi 8 anni, come REDD+, Carbon Funds e ad un ruolo crescente delle Banche Intergovenamentali di Sviluppo (Banca Europea degli Investimenti, Asian Development Bank e World Bank).


Mercoledì per dimostrare la propria abilità a movimentare fondi, con un comunicato, le Banche di Sviluppo Internazionali hanno proposto la creazione di un fondo da 175 miliardi di dollari per investimenti in trasporti sostenibili.


Anche il settore privato ha offerto una serie di committement per creare canali privilegiati per prestiti agevolati per progetti per combattere i cambiamenti climatici. Bank of America ad esempio ha impegnato 50 miliardi di US$ per un green lending program (prestiti per progetti verdi).


La partita non è ancora ovviamente chiusa, dato che mancano ancora 48 ore (24 oramai per chi legge) alla fine del negoziato. In un comunicato il governo brasiliano ha ribadito il concetto di fondo «chi chiede impegni concreti (EU, nda) deve essere pronto a mettere sul piatto finanziamenti adeguati, altrimenti come minimo si può definire incoerente».

Per ora tutti fanno orecchie da mercante, con l’eccezione della mossa astuta della Cina (i 6 miliardi proposti di cui sopra) che pare dire: questa volta dettiamo noi le modalità.

Testo di Emanuele Bompan, pubblicato su http://www.emanuelebompan.eu

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