TASSONOMIA, PARZIALE SCONFITTA DEL GREEN DEAL EUROPEO
Lo scorso 6 luglio il Parlamento Europeo ha respinto l’opposizione presentata da alcune forze politiche alla proposta di Tassonomia per gli investimenti eco-sostenibili formulata dalla Commissione Europea. Tale proposta, come è noto, nella sua revisione approvata dalla Commissione il 2 febbraio 2022, prevedeva l’inclusione tra le “tecnologie di transizione” verso un’economia decarbonizzata il gas naturale e l’energia nucleare. Pertanto, con la non-opposizione del Parlamento Europeo e la successiva approvazione del Consiglio Europeo del 12 luglio (scontata), la Tassonomia entrerà in vigore come tale dal prossimo 1° gennaio 2023.
Ma di cosa si tratta? La nuova classificazione comporterà obblighi per gli investitori?
Andiamo con ordine. Il percorso di adozione di una Tassonomia europea degli investimenti eco-sostenibili, ossia di un dizionario dei prodotti e delle attività finanziarie green, nasce da lontano ed ha mosso i primi passi durante la Commissione Juncker, ben prima del Green Deal europeo. A Bruxelles si riteneva infatti necessario – ed era richiesto da numerosi attori del settore industriale e finanziario – stilare una definizione continentale univoca di investimento verde, compatibile con gli obiettivi climatici. Studi recenti indicano, infatti, come i mercati finanziari e di sostegno alle attività industriali siano ormai strettamente legati a criteri di (visibilità della propria) sostenibilità, davanti agli investitori come al grande pubblico (in pratica i loro consumatori).
Ecco quindi che nel 2018, dopo anni di lavoro, la Commissione Europea lancia il piano d’azione “Finanziare la Crescita Sostenibile”, con l’obiettivo di ri-orientare i flussi di capitale verso investimenti sostenibili e allineati con gli impegni presi dall’Unione a livello internazionale. Lo stesso piano prevedeva quindi l’adozione, inizialmente prevista entro il 2020, di una Tassonomia capace di indicare insindacabilmente quali sono le “attività che finanziano la transizione” e quali no. Una risposta anche ai tanti investitori persi nella giungla di normative nazionali o interne ai propri settori. Un nuovo regolamento, unico per tutti, pronto per entrare in vigore a livello continentale senza dover passare dai Parlamenti nazionali.
Nel dicembre 2020 arriva il Regolamento rafforzato sulla tassonomia, che dovrà indicare chiare regole nella definizione di prodotti finanziari per attività green. Non banale, il regolamento rafforzato indica anche l’obbligo per le grandi aziende di dichiarare la percentuale di proprie attività (nelproprio fatturato) in linea con la Tassonomia, secondo la visione per la quale la pressione di investitori e consumatori tenderà a portare imprenditori e investitori a ri-orientare la produzione fino alla graduale scomparsa dal mercato delle attività nocive all’ambiente.
Un primo strumento per fare ordine è darsi degli obiettivi. La Tassonomia europea ha, quindi, 6 obiettivi specifici:
- contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici (riduzione delle emissioni);
- contribuire all’adattamento ai cambiamenti climatici;
- favorire l’uso sostenibile e protezione delle acque e risorse marine;
- favorire la transizione verso l’economia circolare;
- prevenire e ridurre l’inquinamento;
- favorire la protezione ed il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
I primi due obiettivi, adattamento e mitigazione, sono visti come centrali rispetto agli altri quattro secondo una scala gerarchica interna. Il Regolamento, inoltre, specifica che per essere considerato sostenibile ogni investimento e attività dovrà:
- contribuire sostanzialmente ad almeno uno dei sei obiettivi;
- non arrecare significativo danno (Do Not Significant Harm, DNSH) alla realizzazione degli altri cinque;
- essere in linea con salvaguardie sociali minime, ad esempio quelle identificate dall’ILO.
Questo sistema di doppia salvaguardia degli obiettivi ambientali e sociali si applica ad una grande varietà di attività economiche, sintetizzabili e classificate in attività che sono già a emissioni basse o negative, attività in transizione ed attività cosiddette abilitanti, cioè che permettono riduzioni di emissioni in altre attività, oltre alle attività di adattamento.
Ma quali tecnologie sono state incluse nella Tassonomia? O meglio, quali investimenti in tecnologie di produzione di energia potranno rispondere ai criteri sopra elencati? Qui il nodo più politico della vicenda. Nelle prime bozze elaborate dai gruppi di lavoro tecnici, infatti, investimenti in sviluppo di reti e distribuzione di gas naturale, come di energia da fonti nucleari, non erano inizialmente contemplate. Con una revisione definitiva dell’atto approvata lo scorso 2 febbraio la Commissione invece inseriva, come detto con il parere contrario dei tecnici, gas naturale e nucleare tra le energie “di transizione” nella bozza di Tassonomia. Se da un lato questa decisione ha destato la contrarietà del mondo ambientalista di alcuni paesi, in primis Austria, Lussemburgo, Spagna e – almeno inizialmente – Germania, ne uscivano invece soddisfatti i governi di Francia e Polonia, rispettivamente per l’importanza del nucleare nell’energy mix francese e per il forte utilizzo del gas naturale come energia di transizione in uscita dal carbone. Il conflitto russo-ucraino e le sue ricadute in termini di emancipazione energetica dalle fonti fossili russe ha poi portato un certo consenso sul documento modificato anche da parte di molti decisori politici italiani e tedeschi.
Infine, lo scorso 6 luglio al Parlamento Europeo è stata messa all’ordine del giorno una proposta di opposizione al documento, altrimenti al suo ultimo step (difficilmente la nuova Tassonomia avrebbe trovato opposizione in sede di Consiglio) prima dell’effettiva entrata in vigore tra meno di sei mesi. Le forze politiche di centro-sinistra, di sinistra e ambientaliste hanno tentato fino all’ultimo minuto di convincere gli indecisi di destra e centro-destra a seguirli nel rimandare indietro alla Commissione l’atto, ma con 278 voti a favore del veto, 328 contrari e 33 astenuti la Tassonomia europea entrerà in vigore con nucleare a gas naturale.
Sgombriamo il campo da dubbi: la tassonomia rappresenterà una mera guida per gli investimenti, non vincolante in senso lato. Un dizionario, appunto, senza alcun obbligo formale per gli investitori di investire in un settore piuttosto che in un altro,tuttavia saranno dinamiche di mercato e politiche a determinare dove verranno direzionati maggiormente i capitali finanziari, sicuramente non più in investimenti in carbone e altre fonti fossili, ma – non ci sarebbe stato tanto scontro politico se non vi fosse una simile volontà nell’aria – in buona parte in gas naturale e nuova energia nucleare.
“L’intero iter di approvazione di questa Tassonomia verde europea, dallo scorso febbraio fino al voto di una settimana fa – commenta Serena Giacomin, Presidente di Italian Climate Network– rappresenta una sconfitta parziale ed evitabile rispetto all’ambizione del Green Deal europeo, ma siamo fiduciosi che il percorso di decarbonizzazione sia ormai intrapreso e inevitabile.Le tecnologie climalteranti, infatti, risulteranno sempre meno attrattive agli occhi di pubblico e investitori nonostante i regolamenti ed al netto delle misure di emergenza relative all’attuale scenario internazionale”.
Articolo a cura di Jacopo Bencini, Policy Advisor e UNFCCC Contact Point Italian Climate Network