italian climate network Glasgow Climate Dialogues, non si avanza su perdite e danni
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Giu

GLASGOW CLIMATE DIALOGUES: NON SI AVANZA SU PERDITE E DANNI

La prima sessione dei Glasgow Climate Dialogues, gli incontri informali su perdite e danni dei cambiamenti climatici (Loss and Damage – L&D), si è formalmente conclusa l’11 Giugno, primo passo di un ciclo di sessioni di lavoro che si svolgeranno ogni anno durante la prima sessione dell’Organismo Sussidiario per l’Attuazione Dell’Accordo di Parigi (Subsidiary Body for Implementation – SBI) fino a giugno 2024.

Non sembrano esserci stati particolari progressi nel trovare soluzioni comuni tra i Paesi convenzionalmente definiti del sud e del nord del mondo, le visioni divergono profondamente e la discussione è stata sinora dominata da approcci assicurativi al problema. La difficoltà nel gestire le perdite e i danni causati dagli impatti dei cambiamenti climatici con fondi che dovrebbero essere distribuiti secondo necessità con un sistema di assicurazioni, deriva dalla natura stessa dei contratti assicurativi, che si basano sulla probabilità che qualcosa avvenga o meno, non permettendo di assicurare qualcosa che è già avvenuto o che è già stato danneggiato. Il cambiamento climatico ha già causato danni importanti in quei Paesi che meno hanno contribuito alle emissioni causa del fenomeno. Quello che i Paesi del sud del mondo stanno cercando di realizzare è un sistema che sia invece basato sui bisogni delle popolazioni che già stanno affrontando le conseguenze più drammatiche del cambiamento climatico, e che, quindi, riconosca le responsabilità storiche delle emissioni climalteranti.

Questa tensione e divergenza di visioni si è riflessa in quello che è stato il dato più significativo del dialoghi, ovvero il rilancio della proposta dei paesi parte del Gruppo dei 77 e Cina (G77 & China) per la creazione di uno strumento di finanziamento per perdite e danni, il Loss and Damage Finance Facility (LDFF). L’iniziativa presentata alla presidenza della COP26, attingeva da una precedente proposta sviluppata dall’Alleanza dei piccoli Stati insulari (Alliance of Small Island States – AOSIS), è stata poi bloccata da Stati Uniti, Regno Unito ed Unione Europea, venendo esclusa dai documenti conclusivi del negoziato di Glasgow. La creazione dei Glasgow Climate Dialogues su perdite e danni, è una diretta conseguenza del mancato accordo di questa iniziativa, un debole sostituzione che attualmente resta senza obiettivi, modalità d’azione e tempistiche di implementazione precise.

I Paesi parte dell’alleanza G77 & China (134 stati rappresentanti l’85% della popolazione mondiale), hanno ribadito durante i Glasgow Dialogues che mirano a creare una struttura finanziaria dedicata a perdite e danni alla COP27. Un impegno ambizioso, di difficile realizzazione, ma sicuramente un segnale chiaro della divisione che purtroppo permane durante i dialoghi. La società civile supporta l’iniziativa e sta promuovendo il documento “Il meccanismo di finanziamento delle perdite e dei danni: perché e come” (The Loss and Damage Finance Facility: Why and How) per dare risposte concrete ai negoziatori sulla forma che questo strumento di finanziamento dovrebbe assumere.

Tra le caratteristiche per essere un meccanismo ambizioso ed efficacie nella gestione di perdite e danni, l’LDFF dovrebbe:

  • essere riservato esclusivamente alla gestione di perdite e danni,  diventando il terzo pilastro del meccanismo finanziario alla base del funzionamento dell’UNFCCC;
  • essere il veicolo principale per coordinare, mobilitare e canalizzare nuove, aggiuntive risorse finanziarie. I flussi finanziari devono essere adeguati alla complessità delle problematiche da gestire e con meccanismi di accesso prevedibili per aiutare i Paesi che li richiedono a programmare la gestione di perdite e danni in maniera immediata, ma con visione sul lungo periodo;
  • essere in grado di ricevere e amministrare contributi finanziari su base continua da parte di una varietà di fonti (settore pubblico, settore privato, contributi filantropici e fonti finanziarie innovative/alternative, come quote di proventi e entrate da imposte e tasse raccolte dall’applicazione del principio che “l’inquinatore paga”);
  • essere collocato sotto il Meccanismo Internazionale di Varsavia per Perdite e Danni (Warsaw International Mechanism for Loss and Damage – WIM)
  • garantire che sia ammissibile per tutti i Paesi in via di sviluppo che fanno parte dell’Accordo di Parigi ricevere un sostegno finanziario indipendentemente da un eventuale contributo alla loro portata per coprire perdite e danni economici e non;
  • fornire un accesso semplificato ai finanziamenti, consentendo sia accesso internazionale (attraverso enti internazionali) e accesso diretto (attraverso enti regionali, nazionali e subnazionali) secondo le necessità e richieste dai Paesi destinatari.

La società civile ha una strategia di coordinamento con il gruppo G77 & China per mettere pressione da qui alla COP27 su quei Paesi che stanno intralciando la creazione di un meccanismo finanziario dedicato a perdite e danni e fermare le controproposte di  reindirizzamento di finanziamenti dedicati a crisi umanitarie e altri stati di emergenza internazionale per la loro gestione. Questa proposta rischia di indebolire la gestione di perdite e danni, andando ad attingere a fondi finanziari già non adeguati alle crisi che devono gestire, data la loro natura volontaria e temporanea, togliendo la possibilità ai Paesi colpiti dalle conseguenze dei cambiamenti climatici di poter fare affidamento su flussi finanziari prevedibili e stabiliti con cui creare reali soluzioni di adattamento ai cambiamenti climatici.

Articolo a cura di Chiara Soletti, Policy Advisor e Coordinatrice sezione Clima e Diritti Umani

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