Italian Climate Network Australia, la corte contro il futuro delle giovani generazioni
23
Giu

LA CORTE AUSTRALIANA CONTRO IL FUTURO DELLE GIOVANI GENERAZIONI

In una recente sentenza, la Corte Federale australiana si è pronunciata sulla responsabilità dello Stato nella tutela dei giovani contro la sfida climatica 

Se i risultati delle recenti elezioni in Australia fanno ben sperare in termini di future azioni politiche ambientali, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la giustizia climatica. Il 15 marzo 2022, la Corte Federale ha, infatti, ribaltato una sentenza che, un anno prima, aveva riconosciuto la responsabilità della Ministra dell’Ambiente, Sussan Ley, in materia di protezione dei giovani australiani dagli effetti della crisi climatica. 

L’azione legale era stata promossa nel 2021 da otto adolescenti e dal loro tutore, una suora di 87 anni, per impedire alla Ministra Ley di approvare l’espansione di una miniera di carbone nel Nuovo Galles del Sud che si stimava avrebbe potuto rilasciare ulteriori 100 milioni di tonnellate di CO2 nell’atmosfera. Pur senza disporre il blocco del progetto, il giudice aveva comunque riconosciuto – sulla base dell’Environment Protection and Biodiversity Conservation Act, che fornisce un quadro giuridico per la protezione e la gestione ambientale nazionale e internazionale – l’obbligo della Ministra di agire a tutela del futuro delle giovani generazioni (“duty of care”). Quest’obbligo avrebbe infatti richiesto una valutazione accurata del progetto, delle sue prevedibili ripercussioni sul clima e, di conseguenza, sulla futura salute dei minori. A giustificazione di tale obbligo, la sentenza aveva rimarcato il grado e la natura del controllo che il Ministro può esercitare per evitare il danno, la condizione di vulnerabilità nella quale si trovano i minori, la ragionevole prevedibilità e gravità del danno climatico, nonché la relazione di responsabilità tra Ministro e minori. 

La Ministra Ley ha però presentato ricorso e, a distanza di un anno, i tre giudici della Corte d’appello (“Full Court”) le hanno dato ragione. Sebbene, infatti, sia stato riconosciuto il pericolo rappresentato dalla crisi climatica, la Corte ha respinto all’unanimità l’obbligo sancito nella prima sentenza. Non ci sarebbe, infatti, sufficiente immediatezza nella relazione tra il potere della Ministra di approvare il progetto di espansione della miniera e l’effetto che questa avrebbe avuto sui minori: la negligenza non sarebbe pertanto perseguibile in quanto il «dovere, la violazione e il danno conseguente non coincidono». La sentenza ha fatto particolarmente discutere non solo per aver negato la responsabilità dello Stato nella tutela delle giovani generazioni contro il cambiamento climatico, ma anche per essersi espressa circa la competenza giudiziaria in tale materia. L’obbligo sancito nella prima sentenza è stato, infatti, ritenuto insussistente in quanto sarebbe stato il frutto di un parere su questioni politiche che, per loro natura e carattere, non si prestano a deliberazioni giudiziarie. Nel caso specifico, infatti, il duty of care solleverebbe al momento della sua violazione, una valutazione non solo circa i rischi dell’azione approvata dalla Ministra, ma anche sull’efficacia e sull’adeguatezza presente e futura della risposta politica alla crisi climatica: un compito che, secondo la Corte, spetterebbe al Governo e al Parlamento australiano. 

Le motivazioni che, tuttavia, hanno spinto i ragazzi e il loro tutore a ricorrere a un giudice per una causa sul clima sono proprio da imputare al silenzio di una politica di governo troppo a lungo incurante della crisi ambientale. D’altronde, secondo il rapporto del Climate Change Performance Index (CCPI), l’Australia è all’ultimo posto per la sua politica climatica tra più di 60 nazioni. Nonostante nel programma del nuovo governo si promettano cambiamenti significativi in termini di gestione della sfida ambientale, è innegabile che la sentenza della Full Court rappresenti un grande passo indietro per la giustizia australiana in materia. Intanto, in tutto il mondo, giovani generazioni chiedono agli Stati di riconoscere la propria responsabilità rispetto alla crisi climatica e di agire a tutela del loro futuro. Il contenzioso climatico ha segnato traguardi importanti nei tribunali che ora sono chiamati a giudicare non solo il legame tra il cambiamento climatico e i diritti delle nuove generazioni, ma anche i futuri effetti delle scelte politiche attuali. 

Articolo di Camilla Pollera, Volontaria Italian Climate Network

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