Aviazione: è sostenibile o moralmente insostenibile?
di Federica Pastore e Marta Iacopetti
Secondo un sondaggio del WWF, circa il 23% degli svedesi avrebbe rinunciato a viaggiare in aereo preferendo spostarsi con mezzi alternativi, treni in particolare. Sarà per caso Greta Thunberg ad avere influenzato i suoi connazionali? Può darsi. L´unica cosa certa è che il cosiddetto “flight shaming” (flygskam in svedese) – ovvero la vergogna di volare – sembra essere più di una moda, tanto da aver portato diverse compagnie ferroviarie ad aumentare i collegamenti e a ridurre i prezzi dei biglietti per soddisfare l´incremento della domanda da parte dei viaggiatori.
Il cambiamento climatico è ormai una priorità nelle agende politiche mondiali e i singoli cittadini cercano di ridurre le rispettive impronte ecologiche migliorando il proprio stile di vita.
Nel side event “Sustainable aviation – is it at all possible? A flying shame?” organizzato nell´ultima giornata della COP25 si è discusso proprio di questo cambiamento e delle soluzioni innovative e sostenibili che il settore aereo sta cercando di implementare per diminuire le proprie emissioni.
Ma cosa spinge quindi le persone a rinunciare a volare? Il motivo sembra non essere uno solo e Nina Worms e Maria Wolrath Söderberg lo spiegano nella loro ricerca “Grounded – beyond flygskam”.
La prima spinta è la sempre maggiore conoscenza e consapevolezza degli impatti che un viaggio in aereo ha in termini di emissioni. Una volta interiorizzato il problema, è più difficile continuare con il “business as usual”. La questione morale è infatti la seconda leva: avere la “coscienza sporca” impedisce ad alcune persone di compiere azioni che hanno conseguenze negative sugli altri, in particolare i gruppi più deboli come i bambini. Giustizia ed equità sono del resto due parole chiave anche nei tavoli negoziali qui a Madrid. Il contesto sociale, come le discussioni nei media e gli esempi delle persone a noi più vicine, nonché la possibilità di scegliere altri mezzi di trasporto più sostenibili sono poi gli ultimi fattori in gioco.
E le risposte del settore aereo? Martin Porsgaard, ricercatore del Nordic Initiative for Sustainable Aviation – NISA ha presentato quattro possibili alternative: ridurre l´impiego di combustibili fossili, introdurre bio-carburanti, sviluppare carburanti alternativi sintetici partendo da energie rinnovabili e in ultimo progettare aerei elettrici combinando soluzioni ibride o a idrogeno. Secondo il Nordic Action Plan i problemi principali riscontrati nello sviluppo di tecnologie innovative sono molteplici. Ad esempio gli investimenti in ricerca e sviluppo non riescono a stare al passo alla crescita di domanda del settore, le soluzioni tecnologiche sono ancora prototipi poco affidabili e le politiche governative non sono allineate. Basti pensare che la produzione di bio-carburanti oggi rappresenta solo lo 0,1% di tutto il carburante necessario al settore. In tutta risposta, il Nordic Energy Research propone un primo studio di fattibilità mirato alla produzione sostenibile di carburanti per aerei derivante da bio metano, idrogeno e CO2. In questo modo il carburante potrebbe avvicinarsi alla tanto ricercata neutralità carbonica.
Ma la Norvegia va oltre. “Entro il 2040 i voli domestici saranno al 100% elettrici”, dichiara Anders Forslund, Fondatore e CEO di Aerospace. Se nella prima generazione il veicolo elettrico garantiva un´ora di volo per due passeggeri, la seconda è passata ad avere 6 passeggeri e generazione di potenza 10 volte maggiore, garantendo 160 km di percorrenza.
Sarà però la terza generazione a fare la differenza: 90 passeggeri, batterie per 400 km e certificazione commerciale prevista per il 2025. La volontà di Aerospace è cercare di coprire un terzo dei voli norvegesi tra cinque anni, target ambizioso considerando che il 40% delle emissioni mondiali deriva da voli domestici.
In conclusione, è importante sottolineare che non sarà solo il cambio di trasporto a sancire la transizione sostenibile ma anche e soprattutto lo sviluppo e utilizzo di fonti energetiche alternative. Un tempo i treni non andavano a carbone?