BONN: MANCANO ALL’APPELLO 173 PIANI NAZIONALI SUL CLIMA
Mentre sono in corso i negoziati intermedi sul clima dell’UNFCCC a Bonn, sono usciti i primi rapporti sui nuovi Contributi determinati a livello nazionale (Nationally determined contribution), noti anche come NDC 3.0, che sono da presentare entro il 2025 con piani al 2035.
Per ora solo 23 Paesi su 196 (l’11,73%) hanno presentato nuovi obiettivi climatici: all’appello ne mancano ancora 173, che complessivamente rappresentano il 79% delle emissioni di gas serra (dati al 2022).
A oggi i Paesi “virtuosi” sono Andorra, Belize, Brasile, Canada, Cuba, Ecuador, Emirati Arabi, Giappone, Kenya, Maldive, Isole Marshall, Moldavia, Montenegro, Nepal, Nuova Zelanda, Santa Lucia, Regno Unito, Singapore, Svizzera, USA, Zambia, Zimbabwe. Rappresentano complessivamente il 21% delle emissioni (dati al 2022), di cui i principali sono Stati Uniti (11,2%), Brasile (3,1%), Giappone (2,1%) e Canada (1,5%), gli altri Paesi che hanno sottomesso il proprio NDC rappresentano complessivamente il 2,8%.
Dei Paesi che ancora devono presentare il proprio NDC, spiccano: Cina (25,4% delle emissioni), India (7,5%), Unione Europea (6,1%), Russia (3,6%), Indonesia (3%), Iran (2%), Arabia Saudita (1,6%), Repubblica Democratica del Congo (1,4%), Messico e Corea del Sud (1,3%), Australia e Sud Africa (1,1%), e tutti gli altri che complessivamente rappresentano il 24,1%.

Nell’analisi condotta da E3G e Zero Carbon Analytics su 22 contributi aggiornati (il Belize lo ha sottomesso solo qualche giorno fa), si rileva che: 10 paesi hanno ribadito o rafforzato gli impegni per abbandonare i combustibili fossili; 7 paesi menzionano l’eliminazione graduale o la rimozione dei sussidi ai combustibili fossili in determinati settori; solo 3 paesi – Canada, Singapore e Isole Marshall – si impegnano a non avere sussidi ai combustibili fossili. Sempre secondo gli esperti di E3G e Zero Carbon Analytics solo un’economia industrializzata, il Regno Unito, ha presentato un NDC compatibile con l’obiettivo di 1,5°C.
Diversi Paesi in via di sviluppo hanno presentato NDC allineati a 1,5°C, a condizione del sostegno internazionale, pur essendo emettitori minori. Diversi Paesi hanno evidenziato esplicitamente nei propri NDC che per un’eliminazione graduale dei combustibili fossili servono sostegno economico e garanzie di sicurezza energetica.
Secondo l’IPCC, per limitare il riscaldamento a 1,5°C è necessario che le emissioni raggiungano il picco entro il 2025 e si riducano del 43% entro il 2030, ma le infrastrutture esistenti per i combustibili fossili potrebbero da sole superare il bilancio del carbonio se non mitigate. L’IEA e l’IPCC concordano sul fatto che non sono necessari nuovi progetti sui combustibili fossili e che il 95% degli investimenti energetici dovrebbe essere convertito in energia pulita entro il 2035 per evitare una transizione costosa e ingiusta. Con l’avvicinarsi della COP30, serve che i principali emettitori guidino l’eliminazione graduale dei combustibili fossili.
Per Climate Action Tracker (CAT), a metà 2025, c’è “ben poco da analizzare”. Dei 40 Paesi di cui CAT analizza le prestazioni, e che rappresentano complessivamente l’85% delle emissioni, solo 11 hanno presentato i propri obiettivi climatici.
L’analisi di Climate Action Tracker conferma che l’NDC del Regno Unito appare in linea con l’obiettivo di 1.5°C ma specifica: “se aumentasse i finanziamenti internazionali.” CAT evidenzia poi un altro aspetto significativo: nessuno dei nuovi NDC presentati finora dai circa 40 governi monitorati ha rafforzato i propri obiettivi per il 2030, che sarebbe cruciale data la necessità, più volte ribadita anche in sede negoziale, di dimezzare le emissioni entro la fine di questo decennio. Senza obiettivi più ambiziosi per il 2030, avverte il rapporto, è probabile un superamento significativo e pluridecennale del limite di 1,5 °C, anche se dovessero essere centrati rigorosi per il 2035, che a loro volta devono essere compatibili con 1,5 °C.

Un altro tema di estrema importanza sollevato dall’analisi di Climate Action Tracker è il ruolo dell’assorbimento delle emissioni, su cui i governi fanno sempre più affidamento per rafforzare i propri obiettivi mentre dovrebbero dare priorità alla riduzione delle emissioni, da conseguire abbandonando l’uso dei combustibili fossili.
Il NewClimate Institute aveva pianificato di sommare l’impatto dei nuovi NDC, “ma non c’è quasi nulla da quantificare e praticamente nessun cambiamento rispetto a Baku nel 2024”, fa sapere. “Molte delle proposte sono vaghe, gli NDC dei grandi Paesi che farebbero la differenza come UE, Cina e India sono ancora assenti, o sono sotto pressione, come nel caso degli Stati Uniti”.
Il divario tra gli obiettivi e l’aumento della temperatura media di 1,5 °C è aumentato, segnalando un indebolimento, non un rafforzamento, dell’azione per il clima.
È ancora possibile correggere la rotta, grazie soprattutto al rapido e incrementale sviluppo delle energie rinnovabili. Come evidenzia il NewClimate Institute gli investimenti in energia pulita sono doppi rispetto a quelli destinati ai combustibili fossili, in particolare petrolio e gas, ma serve fare di più.
Articolo a cura di Paolo Della Ventura, membro del Consiglio Direttivo di Italian Climate Network.
Immagine di copertina: UN Climate Change – Lara Murillo