global stocktake
20
Giu

COME (NON) PARLARE DEL GLOBAL STOCKTAKE

Tra i principali filoni negoziali su cui si sta lavorando a Bonn ci sono i dialoghi sul Global Stocktake, l’inventario quinquennale sugli impegni nazionali per il clima. Alla fine della prima settimana le delegazioni si sono incontrate solo quattro volte per le consultazioni informali e i progressi sono stati molto limitati. Ma non è stata la ristrettezza di tempo a produrre pochi risultati, bensì il disaccordo continuo tra le Parti.

Uno dei tavoli in cui qui a Bonn si discute di Global Stocktake è quello che si occupa di definire le procedure ed elementi logistici del processo del Global Stocktake nel suo complesso (19/CMA1 par.5). A COP29 non era stato possibile trovare un accordo sul testo negoziale, che è stato rimandato ai negoziati di giugno qui a Bonn. Dopo una settimana, però, siamo ancora al punto di partenza.
Durante gli incontri di questi giorni le Parti hanno l’obiettivo di continuare a migliorare il processo del GST, per renderlo sempre aggiornato e al passo con le necessità. L’inventario quinquennale, infatti, non dispone di una propria procedura rigida, 

Il nodo più difficile riguarda la scienza alla base degli obiettivi climatici. L’accordo di Parigi parla chiaramente della necessità di usare quella che definisce come la best available science, che finora è stata individuata nei report dell’IPCC. Tuttavia, da anni alcune delegazioni provano a inserire una parola chiave nel testo: “equilibrio”. La Federazione Russa e i Like Minded Developing Countries, capeggiati dall’Arabia Saudita e con l’appoggio della Cina, vorrebbero un “equilibrio” tra le fonti IPCC e non IPCC: un metodo per indebolire le basi solide della scienza e screditare quello che alcuni attori definiscono come “l’allarmismo” dell’IPCC sul legame tra combustibili fossili e aumento delle temperature. 

Per superare questo blocco i facilitatori hanno proposto di accantonare temporaneamente la questione e procedere con gli altri punti sui cui c’è maggiore disaccordo, per cercare di risolvere almeno questi ultimi. Già a COP29, infatti, a bloccare i lavori su questo tavolo ci sono state anche altre questioni, e in particolare:

  • la possibilità di richiedere all’IPCC di produrre il prossimo report, AR7, con tempistiche allineate al prossimo Global Stocktake, per valutare gli obiettivi climatici delle nazioni basandosi sulla scienza più aggiornata possibile;
  • la possibilità di aggiungere nuove aree tematiche di interesse, come perdite e danni e giusta transizione;
  • la possibilità di introdurre dei meccanismi di follow-up del GST2, che avrà luogo nel 2028 a COP33;
  • la durata di questo stesso tavolo: essendo una negoziazione tecnica, dovrebbe concludersi prima dell’inizio della discussione politica attorno al GST2? Oppure possono procedere parallelamente?

L’introduzione di nuove tematiche è prevista dal paragrafo 15 del testo su cui le Parti negoziavano a Baku, e, come si può vedere dalle parentesi quadre che indicano disaccordo, la questione si è arenata lì. Servirà seguire i lavori nei prossimi giorni per vedere come – e se – evolveranno le discussioni.

Articolo a cura di Anna Pelicci, capa delegazione di Italian Climate Network ai negoziati di Bonn.

Immagine di copertina: foto di Anna Pelicci

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