cop28 della ventura
09
Dic

FINANZA A LUNGO TERMINE: LA POLITICA PIOMBA SUGLI ASPETTI TECNICI

  • Divergenze su modalità negoziali e testo, sessione informale sospesa.
  • Malcontento nella sessione informale sulla Long Term Finance
  • Arabia e Australia evidenziano divergenze su livelli, tempi e modalità negoziali

Che la finanza climatica fosse uno degli aspetti più controversi e dibattuti del processo negoziale si è sempre saputo, specialmente quella a lungo termine. Nella sessione informale che si è tenuta sabato mattina a COP28, si è visto chiaramente: doveva essere breve (45 minuti da programma), è diventata brevissima. Dopo 15 minuti, è stata sospesa.

Un lungo intervento dell’Arabia Saudita (quasi un quarto del tempo a disposizione dell’intera seduta) si è basato sulla divergenza di opinione tra i livelli che dovrebbero condurre questo negoziato. Se il livello debba essere politico o tecnico e, nel caso, se debbano necessariamente parlarsi. Stiamo trasferendo la responsabilità al livello ministeriale,ha affermato il rappresentante arabo – in un modo completamente distaccato dalle nostre discussioni tecniche che potrebbero avere implicazioni negative di vasta portata e diffuse sulla vita e sui mezzi di sussistenza in tutto il mondo. Questo rappresenterà un grave ostacolo all’azione per il clima in questo decennio e  nei decenni a venire, se sbagliamo“.

Prima di annunciare una lunga serie di proprie contrarietà (inaccettabilità, letteralmente) all’inclusione di diversi paragrafi nel testo (in particolare i paragrafi 30, sulla coerenza tra flussi finanziari e percorsi a bassa emissione di gas serra; 46, sull’inclusività di non Parti e della società civile nel programma di lavoro; e 48, sulla co-presidenza di Paesi Sviluppati e Paesi in Via di Sviluppo), l’Arabia  ha fatto capire a chiare lettere che vuole rinviare la decisione e prendere tempo: “abbiamo un anno per discutere, non dobbiamo decidere adesso. Non c’è alcuna arma metaforica puntata contro la nostra casa”. Aggiungendo che sulle tempistiche, il quadro di riferimento deve essere collegato al ciclo relativo al Global Stocktake e al ciclo degli NDC.

A seguire la parola è stata data all’Australia per conto dell’AOSIS, l’Alleanza dei piccoli stati insulari. Che subito sottolinea che non c’è stato “abbastanza tempo per interrogarci su tutte queste questioni”. Evidenziando, inoltre, che c’è stata sovrapposizione tra i metodi e la sostanza: “avremmo bisogno di un riferimento all’allegato nella decisione vera e propria da includere nell’ultimo intervento, quindi vorremmo che questo sia il merito sostanziale mancante”, lamentando infine che sono stati chiamati “molto rapidamente ad esaminare gli aspetti procedurali anche se volete chiamarla parte sostanziale della decisione”. 

L’australiana ha, inoltre, sottolineato una sorta di ingerenza del livello politico su quello tecnico (che dovrebbe essere di merito): “se dovessimo intraprendere la strada di avere una sorta di rappresentanti di alto livello, suggeriremmo di avere qualcosa di più sotto forma di un ufficio ministeriale o di un ufficio di alto livello che includa rappresentanti di tutti i gruppi regionali”. E, come il suo collega arabo, ha iniziato a evidenziare parti del testo su cui il gruppo non fosse d’accordo.

A qual punto la coordinatrice della sessione, ha evidenziato che non era quella la sede per esaminare e discutere la sostanza del testo, che invece secondo lei sarebbe dovuta e dovrebbe avvenire attraverso altri canali (come la posta elettronica) e quindi ha sospeso la seduta, riaggiornandola.

Nulla di fatto sul tema, quindi. Ma quello che ci è sembrato dai due interventi è che la presidenza avrebbe forse l’urgenza, anche su un tema delicato come quello della finanza climatica, di chiudere un testo comunque al di là dei contenuti, mescolando livello politico e livello tecnico, procedure e merito delle questioni. Tutto ciò ha portato però, almeno ad ora, ad uno stallo.

A cura di Paolo Della Ventura, Volontario Italian Climate Network

Foto di copertina: UNFCCC Platform

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