cop29
22
Nov

MENTRE ASPETTIAMO LA FINE DI COP29, IL MONDO NON ASPETTA

Mentre ancora non si sa se l’ultimo giorno di COP29 sarà davvero l’ultimo giorno e l’attenzione è tutta concentrata sui testi del negoziato, 350.org ha fatto un passo indietro, per compiere un balzo in avanti nella difesa dei diritti degli inascoltati. Lo ha fatto in un incontro breve e tagliente, con tre ambiziosi obiettivi:

  • analizzare quanto è lontano l’obiettivo di finanziamento del clima (NCQG) di cui le persone hanno bisogno.
  • interpretare ciò che il testo potrebbe significare per le comunità 
  • riflettere sulla tabella di marcia verso la COP30

Al tavolo tre voci diverse, per focus tematici pragmatici che fanno percepire come, al di là dell’esito di questo appuntamento azero, la partita continua e nessuno abbandona il campo. 

Le emergenze nelle bozze NCQG

A Sindra Sharma, Strategy Lead of PICAN (Pacific Islands Climate Action Network), spetta il compito di commentare le negoziazioni sul nuovo obiettivo di finanza climatica, NCQG, in cui è sempre più evidente un «movimento trasversale su tutti i punti all’ordine del giorno, parte integrante dell’impegno a rimanere entro l’obiettivo di 1,5 gradi». Un movimento che non porta a nulla, secondo Sharma: «non ci sarà alcun cambiamento se non cambia la finanza». E dall’ultima bozza della Presidenza usata come base dei negoziati e priva di numeri chiari «permane un’estrema divergenza cromatica tra le due opzioni, quella dei Paesi in via di sviluppo e quella dei Paesi più ricchi. Solo la prima definisce davvero cosa sia la finanza per il clima».

Solo chi subisce già gli effetti più catastrofici della crisi climatica, il Sud Globale, che rappresenta però la maggioranza degli abitanti della Terra, sembra accorgersi che quelle richieste dai Paesi in via di sviluppo sono «risorse già prontamente disponibili. Lo si vede dal modo in cui vengono utilizzati i sussidi per i combustibili fossili e da tutte le altre cose che siamo in grado di finanziare abbastanza facilmente». Sharma ha poi sottolineato alcune red flagnel testo in revisione:

  • Il ruolo del settore privato, in particolare l’industria dei combustibili fossili nei finanziamenti. Sarà pericoloso se useranno la propria posizione economica per continuare la loro espansione, sfruttando la finanza climatica per compensarla.
  • Il modo in cui i crediti di carbonio e il prezzo del carbonio possono (o meno) essere considerati finanziamenti per il clima.

Le emergenze del Pianeta

Hilda Flavia Nakabuye, fondatrice di Five Days for Future Uganda, si spinge dietro e oltre ai numeri, accompagnando lo sguardo sulle persone e sulle conseguenze reali. 
«Parlo come leader e come madre, e come abitante dell’Africa. Nonostante emetta meno del 4% delle emissioni di carbonio, il mio continente ha mostrato di subire il peso maggiore delle catastrofi ambientali – ha spiegato -: è necessario abbattere le barriere che hanno ostacolato il progresso dei gruppi emarginati e amplificare le voci. Questa COP è tutta incentrata sui soldi, ma le comunità sul campo non vedono e probabilmente non vedranno soldi». 

Le emergenze della COP30

Con Ricardo Baitelo, project manager of IEMA (Istituto per l’energia e l’ambiente del Brasile) è poi arrivato il momento di guardare al 2025, alla COP di Belém, «perché c’è un’enorme differenza tra avere una COP nella foresta e avere una COP per la foresta».
Tanta la preoccupazione, perché «in questa città di 2 milioni di persone permangono lacune in termini di infrastrutture e di bisogni primari soddisfatti, e ci si aspettano molti cambiamenti che probabilmente non avverranno».Queste illusioni su ciò che può fornire a livello sociale e nazionale la COP riguardano soprattutto la lotta alla deforestazione e la giusta transizione: «sono questioni che saranno affrontate in processi diversi», ha spiegato Baitelo. La speranza è che possa essere comunque «un vertice popolare, un canale positivo che possiamo utilizzare per portare le nostre richieste al Sud globale». Il Brasile «ha cercato di spingere molto sul fatto che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili venisse inserita negli scaglioni, senza successo: potrà proseguire l’impegno l’anno prossimo – ha concluso -. Ci aspettiamo quindi una forte leadership per riportare questo elemento nel testo».

Articolo a cura di Marta Abbà, delegata di Italian Climate Network alla COP29 di Baku

Immagine di copertina: foto di UN Climate Change – Habib Samadov

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