COP29 E IL DRAMMA USA: ENERGIA, POLITICA E INCERTEZZE GLOBALI
- Nella riunione ministeriale di COP29 sulle iniziative energetiche, la Segretaria USA all’Energia Jennifer Granholm ha chiesto di triplicare la produzione di energia rinnovabile e di raggiungere l’obiettivo di 1.500 gigawatt di capacità di stoccaggio di energia;
- Il suo discorso è suonato come un “testamento della transizione”: «indipendentemente da ciò che accadrà con la leadership federale statunitense sul clima nei prossimi quattro anni, – ha affermato – ogni Paese deve raddoppiare questa lotta».
Come se non bastassero le incertezze su come (e se) la COP29 in Azerbaijan riuscirà ad avere risultati concreti, specialmente sul tema della finanza climatica, sopra il cielo di Baku aleggiano nuvole grandi e nere sul futuro dell’azione climatica (e non solo) degli USA, con riflessi planetari.
Dopo l’imbarazzo dei giorni scorsi dell’inviato USA per il clima, John Podesta, la Segretaria all’Energia degli Stati Uniti, Jennifer Granholm, si è presentata con atteggiamento deciso e quasi di sfida verso la propria prossima Amministrazione. L’impressione infatti è stata che, parlando al mondo dai tavoli di Baku, Granholm stesse in realtà lanciando un chiaro messaggio verso il presidente eletto Trump e la sua (seconda) Amministrazione, che si insedieranno il prossimo gennaio.
Nella riunione ministeriale di COP29 sulle iniziative energetiche, la Segretaria Granholm ha osservato che, nonostante le incertezze sulla politica climatica degli Stati Uniti, Washington continua ad andare avanti con la transizione verso l’energia pulita. Ha ricordato che «sette anni fa gli Stati Uniti si sono ritirati dall’accordo di Parigi e i suoi partner in tutto il mondo si sono uniti per guidare laddove il Paese non lo ha fatto», evidenziando anche il ruolo di stati, città e aziende statunitensi, che hanno «fatto il possibile per colmare, a livello locale, il vuoto lasciato dall’assenza di una politica federale».
«Indipendentemente da ciò che accadrà con la leadership federale statunitense sul clima nei prossimi quattro anni» la Segretaria USA all’energia ha chiesto che ogni Paese si impegni per triplicare la produzione di energia rinnovabile e raggiungere l’obiettivo di 1.500 gigawatt di capacità di stoccaggio di energia. Granholm ha espresso la speranza che i leader del G20 stabiliscano tale obiettivo di stoccaggio la prossima settimana a Rio, consentendo la realizzazione dell’obiettivo di energia rinnovabile.
In una successiva conferenza stampa, Granholm ha poi rivendicato l’azione dell’uscente Amministrazione Biden, citando in particolare la Bipartisan Infrastructure Law e l’Inflation reduction act (IRA) e i relativi risultati: 400mila lavoratori assunti nel settore delle energie pulite, oltre 900 compagnie che hanno aumentato del 70% gli investimenti privati. Un altro messaggio chiarissimo a Trump, mai citato direttamente dalla Segretaria all’energia che ha ricordato che questi provvedimenti legislativi hanno un’origine bipartisan, votati «col favore anche dell’80% dei membri repubblicani del Congresso».
Secondo le stime, gli Stati Uniti dovrebbero così aggiungere alla propria rete oltre 60 GW di energia pulita nel 2024, più del doppio della quantità mai aggiunta in un solo anno.
«Il mondo sta investendo il doppio in energia pulita rispetto ai combustibili fossili», ha assicurato Granholm, affermando che negli USA si sta cercando di fare il possibile per mantenere vivo il movimento per il clima. Gira voce, in effetti, che nei Dipartimenti interessati si stia correndo per far approvare più atti normativi e impegni di spesa e investimento nei settori della transizione, prima che la prossima Amministrazione possa bloccarli.
La Segretaria ha chiuso il suo intervento con un affondo contro l’intenzione di Trump di annullare il credito d’imposta per i veicoli elettrici negli Stati Uniti, evidenziando tra l’altro che in questo modo Washington finirebbe «per cedere il territorio ad altri Paesi, in particolare alla Cina».
Riteniamo questo passaggio nella vita politica degli Stati Uniti così importante, delicato e drammatico, come sta emergendo anche a COP29, perché i segnali che arrivano e arriveranno dagli USA a tutto il mondo saranno decisivi per affrontare la lotta contro la crisi climatica, in anni cruciali: in positivo, per proseguire nell’azione climatica e nella transizione o in negativo, costituendo un ostacolo all’intero processo. Da tutto il mondo osserviamo con attenzione e stupore il cambiamento in atto alla Casa Bianca, cercando di rimanere appesi alla speranza che per tornare indietro, nel percorso intrapreso per la transizione, sia troppo tardi perfino per gli Stati Uniti di Trump.
Appesi a quel punto che la Segretaria all’Energia sembrava quasi voler fissare con forza, indicandolo col dito nei suoi appunti, durante la conferenza stampa.
«La lotta globale per il clima non ha mai riguardato il governo degli Stati Uniti, ha riguardato tutti noi», ha ben sintetizzato Jennifer Granholm.
Articolo a cura di Paolo Della Ventura, delegato di Italian Climate Network
Immagine di copertina: foto di UN Climate Change
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