CLIMA E SALUTE, IL RUOLO CHIAVE DELLA SANITÀ
I cambiamenti climatici sono la più grande minaccia per la salute globale del XXI secolo. Le sfide sanitarie saranno molte e, in gran parte, inevitabili. Ecco perché dobbiamo impegnarci per ottenere dei sistemi sanitari consapevoli, sostenibili e resilienti ai cambiamenti climatici. Si tratta di obiettivi ambiziosi che necessitano di un impegno concreto e urgente da parte delle organizzazioni politiche e sanitarie di ogni Paese. Come affrontare queste nuove sfide sanitarie su scala nazionale e globale?
Ce ne hanno parlato due rappresentanti dell’Associazione Medica Canadese (Canadian Medical Association, CMA) alla COP29, la dottoressa Joss Reimer, attuale presidente dell’associazione, e la dottoressa Courtney Howard, ex presidente dell’Associazione Canadese dei Medici per l’Ambiente e membro del consiglio direttivo della CMA. L’esperienza canadese è esemplare, in quanto il Paese ha mostrato, già da diversi anni, un impegno concreto verso pratiche di adattamento e mitigazione del settore sanitario.
La CMA ha sviluppato un piano strategico da realizzare entro il 2040, secondo cui il sistema sanitario deve attenersi, in primo luogo, al principio fondamentale di equo accesso alla sanità per ogni individuo. L’accesso alla sanità è uno dei fattori chiave per rispondere in modo adeguato alle frequenti ingiustizie climatiche, cioè il fatto che i danni maggiori colpiscono spesso popolazioni svantaggiate. La CMA promuove un concetto di salute che va al di là della sola salute fisica, ma interessa anche la sfera mentale e quella sociale, che sono altrettanto colpite dai cambiamenti climatici. Questo porta a un approccio alla cura integrato che tenga conto dei fattori socio-ambientali che influiscono sulla salute umana, tra cui anche (e in misura sempre maggiore) i cambiamenti climatici
La CMA si è anche posta come obiettivo quello di esaminare l’impatto del settore sanitario sul Pianeta e di azzerare le emissioni nette entro il 2050. In un Paese come il Canada, in cui il settore sanitario contribuisce al 5% delle emissioni di gas serra, tale traguardo di mitigazione avrebbe un impatto enorme. Conseguire una transizione ecologica giusta ed efficace del settore sanitario è una sfida complessa, che necessita di scelte politiche favorevoli, di un’analisi critica dell’impronta ecologica dei servizi sanitari e delle misure per ridurla. Significa, ad esempio, muoversi verso fonti di energia rinnovabili, ottimizzare lo smaltimento dei rifiuti favorendo il riciclo, laddove possibile, e investire nella medicina preventiva.
Infine, le esponenti della CMA hanno ribadito il ruolo fondamentale dei professionisti sanitari nell’attuazione di politiche climatiche nel settore sanitario. Tutti coloro che lavorano nella sanità, da medici a infermieri, farmacisti e ricercatori (e altri ancora), devono essere sensibilizzati e istruiti sulle problematiche di salute legate ai cambiamenti climatici. Solo in questo modo saranno in grado di rispondere alle nuove sfide e sapranno educare le persone ad acquisire pratiche di salute preventive e sostenibili. I professionisti sanitari hanno anche il potere di influenzare positivamente altri enti, come ad esempio le case farmaceutiche, per incentivarle a fare scelte sostenibili. Tutto ciò sta diventando sempre più tangibile in Canada attraverso un coinvolgimento degli enti accademici medico-sanitari (Canada Academic Health Institutions’ Declaration on Planetary Health) e lo sviluppo di una tabella di marcia per guidare l’implementazione di nuove pratiche a livello federale, provinciale e locale.
L’esempio canadese è inserito nel contesto di una mobilitazione globale sui temi di clima e salute. È in forte crescita la comunità medico-scientifica della Salute Planetaria (Planetary Health), che si occupa di analizzare i legami complessi tra clima e salute e di ricercare soluzioni concrete che consentano il benessere delle persone assieme a quello del Pianeta. Quest’anno è stata rilasciata una nuova risoluzione sui cambiamenti climatici e la salute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Anche alle COP abbiamo sentito parlare sempre di più della salute. Alla COP26 è stato promosso un programma di salute (COP26 Health Programme) basato su due punti fondamentali: (1) sistemi sanitari resilienti al clima, (2) sistemi sanitari sostenibili e a basse emissioni. Questo programma è stato firmato da 80 Paesi (non dall’Italia) e ha portato alla creazione di ATACH (Alliance for Transformative Action on Climate and Health), un ente dell’OMS che aiuta a sostenere il raggiungimento di tali obiettivi. Alla COP28, l’anno passato, è stata istituita per la prima volta una Giornata della Salute ed è stata approvata la Dichiarazione UAE su Clima e Salute con il sostegno di più di 120 Paesi (Italia inclusa, questa volta). Quest’anno l’OMS ha aperto la COP con la pubblicazione di un report speciale sul clima e la salute (COP29 Special Report on Climate Change and Health), che sottolinea il fatto che la salute (nostra e del Pianeta) è la motivazione principale per l’azione climatica.
In alcuni casi le raccomandazioni internazionali si traducono in azioni concrete implementate dalle istituzioni nazionali, come nell’esempio canadese. Tuttavia, in Paesi come l’Italia, si parla ancora troppo poco di cambiamenti climatici e salute. Manca educazione in merito. I professionisti sanitari, ma anche i singoli cittadini, sono impreparati ad accogliere le nuove sfide sanitarie poste dai cambiamenti climatici. E soprattutto, in un sistema sanitario nazionale già affannato per altre problematiche, la transizione ecologica purtroppo non è ancora in agenda.
Articolo a cura di Lucia Giannini, volontaria di Italian Climate Network
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