13
Ago

Esce il primo capitolo del sesto rapporto di valutazione IPCC ed è il più accurato e urgente di sempre

di Francesca Casale e Anna Laura Rassu

L’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), è un organismo internazionale di valutazione scientifica delle Nazioni Unite che si occupa di studiare la scienza del clima e del cambiamento climatico. E’ divisa in 3 gruppi di lavoro (Working Group): il primo gruppo (WGI) si occupa delle basi fisiche e scientifiche, il secondo (WGII) di analizzare gli impatti su ambienti naturali e società umane, il terzo (WGIII) di riassumere le possibili opzioni di mitigazione.

L’IPCC non effettua direttamente ricerche, ma periodicamente produce report analizzando e riassumendo le più recenti pubblicazioni scientifiche peer reviewed. Successivamente sottopone nuovamente il proprio lavoro alla comunità scientifica internazionale, rappresentata per ogni report da un insieme di revisori volontari provenienti da diversi paesi. Ogni affermazione presente nei report è affiancata da un relativo livello di confidenza (che può essere da molto basso a molto alto) e di probabilità (da improbabile 0-33% a virtualmente certo 99-100%).

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È stato pubblicato  lunedì 9 agosto 2021 il contributo del primo gruppo di lavoro (Working Group 1, WGI) al sesto Assessment Report (AR6) dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) inerente la scienza del clima. Questo report è solo il primo capitolo del rapporto di valutazione, a cui si aggiungeranno i report del WGII su impatti e adattamento al cambiamento climatico e del WGIII sulla mitigazione, che verranno pubblicati rispettivamente a febbraio e marzo 2022. A chiudere l’AR6 ci saranno un report di sintesi e un riassunto per i decisori politici, più breve e divulgativo rispetto ai capitoli dei Working Group.

Al report hanno contribuito 234 autori da 65 Paesi del mondo, di cui il 28% donne e il 72% uomini, che hanno analizzato 14.000 pubblicazioni scientifiche. Il report è stato poi revisionato dalla comunità scientifica internazionale, con una partecipazione volontaria record rispetto ai report precedenti, e sono stati riportati più di 78000 commenti da revisori di 46 Paesi.

Quello che emerge a una prima analisi è una migliore comprensione delle variazioni climatiche nel tempo, dell’influenza delle attività umane sul clima e della relazione tra i cambiamenti climatici e gli eventi estremi.


IL CAMBIAMENTO CLIMATICO È PRESENTE

Il report fornisce una panoramica dello stato attuale del clima e delle possibili condizioni climatiche future, e fornisce gli strumenti per la valutazione del rischio, per l’adattamento e per la mitigazione del cambiamento climatico in futuro. Quindi, per pianificare le azioni di adattamento e mitigazione in maniera ambiziosa e adeguata, i decisori politici dovranno attingere alle informazioni scientifiche fornite da questo report.

Quello che ormai è chiaro è che i recenti cambiamenti del clima sono diffusi, rapidi e intensi come non lo sono mai stati nelle ultime migliaia di anni e che il ruolo delle attività umane in queste alterazioni è indiscutibile.

La temperatura media globale è già aumentata in media di 1.09°C rispetto al periodo pre-industriale, con un incremento maggiore sulle terre emerse che sugli oceani (rispettivamente in media 1.6°C contro 0.8°C) e ognuna delle ultime 4 decadi è stata la più calda rispetto alle precedenti.

La velocità con cui la temperatura media globale sta aumentando è la massima degli ultimi 2000 anni, così come la concentrazione di CO2 è a livelli che non si verificano da 2 milioni di anni. Nel 2019 in particolare si sono raggiunti livelli di concentrazione dei gas serra pari a 410 ppm (parti per milione) per la CO2, 1866 ppb (parti per miliardo) per il metano CH4 e 332 ppb per l’ossido di azoto N2O. Delle emissioni di CO2 delle ultime sei decadi solo il 56% è stato assorbito da terra e oceani. 

Anche il livello del mare è il più alto degli ultimi 3000 anni, l’area delle regioni artiche si sta continuando a restringere e la velocità con cui si ritirano i ghiacciai è la più alta degli ultimi 2000 anni.

L’INFLUENZA UMANA SUL CLIMA È INEQUIVOCABILE

Dal report appare evidente come il cambiamento climatico non sia futuro, ma presente: i loro effetti sono già manifesti in tutte le regioni del mondo e le conseguenze sugli eventi estremi sono evidenti. Le ondate di calore e le  precipitazioni intense sono più frequenti e severe, i periodi di siccità aumentati e più gravi in molte parti del mondo. Gli incendi sono più impattanti e violenti a causa dei lunghi periodi di caldo, dell’assenza di precipitazioni, spesso aggravati anche dalle condizioni del vento. L’oceano è più caldo, l’acidificazione aumenta e la concentrazione di ossigeno disciolto sta diminuendo, con effetti gravi sugli ecosistemi e per le popolazioni che dipendono dalle risorse del mare.

Anche i cambiamenti sulla biosfera sono evidenti e conseguenti al riscaldamento: le diverse zone climatiche si sono già spostate verso i poli in entrambi gli emisferi, con un aumento medio della stagione di crescita della vegetazione di due giorni per decade dal 1950.

L’influenza delle attività umane è stata determinante e “inequivocabile” come causa di questi fenomeni. In particolare dal 1970 è stata netta sul riscaldamento e l’acidificazione degli oceani, mentre i ghiacciai si riducono per cause antropiche dal 1990 in particolare nelle regioni artiche (40% di ghiaccio in meno a settembre rispetto al 1980).

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E’, inoltre, importante sottolineare che in questo ultimo report i modelli climatici utilizzati per valutare le proiezioni future hanno subito un netto miglioramento rispetto agli anni passati, e questo ha permesso proiezioni molto più precise e affidabili.

CHE FUTURO CI ASPETTA

Per riuscire a limitare gli effetti dei cambiamenti climatici e l’incremento di temperatura  a 1.5°C – obiettivo dell’Accordo di Parigi – è essenziale ridurre le emissioni di gas climalteranti in modo rapido e su larga scala, e raggiungere la neutralità delle emissioni entro la metà del XXI secolo. I modelli prevedono che la soglia di incremento di temperatura di 1.5°C verrà comunque raggiunta entro il 2040. Riducendo immediatamente le emissioni globali però è possibile evitare un ulteriore incremento, invece mantenendo le emissioni allo stato attuale si avrà un aumento di 2°C a metà secolo e un aumento di 3°C medi al 2100 (tenendo conto che il riscaldamento tende a concentrarsi principalmente sulle terre emerse, che potrebbero quindi anche oltrepassare la soglia dei 3°C) . Gli effetti però, in base all’incremento di temperatura, sono molto diversi, come era già stato sottolineato nello special report del 2018 sull’incremento di temperatura di 1.5°C. Per fare un esempio, gli eventi estremi di precipitazione giornaliera si potrebbero intensificare del 7% per ogni grado aggiuntivo della temperatura media; oltre all’intensificazione, le proiezioni ne prevedono anche un aumento in frequenza. Per quel che riguarda gli eventi di caldo estremo, che avevano una probabilità di verificarsi una volta ogni 10 anni nel periodo pre-industriale, sono destinati a verificarsi 4.1 volte più di frequente e con una temperatura di 1.9°C superiore, già in un mondo con un incremento di 1.5°C della temperatura media. Nel caso in cui la temperatura media globale aumentasse di 2°C questi eventi si verificherebbero con una frequenza 5.6 volte superiore al periodo pre-industriale e con una temperatura di 2.6°C maggiore. Questo mostra che per ogni soglia di di temperatura media globale superata, l’incremento in intensità e in frequenza degli eventi estremi seguirà un andamento più rapido. 

IL MEDITERRANEO È MOLTO VULNERABILE

Gli effetti dei cambiamenti climatici saranno diversi nelle differenti regioni del mondo e dipenderanno molto dalle condizioni locali. Un terzo del report è destinato all’analisi del clima regionale, in modo da fornire delle informazioni specifiche per l’adattamento a seconda dell’area geografica abitata. 

In particolare dal 1950 ad oggi nell’area mediterranea è stato riscontrato un aumento delle ondate di calore per frequenza, durata e intensità come si evince dalle misurazioni delle temperature massime giornaliere, e un incremento dell’aridità del suolo, impatto importante sia dal punto di vista ecologico che economico. In futuro la regione europea potrà essere interessata da un intensificarsi delle ondate di calore (specialmente in aree urbane), da una diminuzione dell’umidità del suolo e da eventi di intensa precipitazione. Le città costiere in particolare sono quelle più a rischio inondazione a causa della combinazione tra aumento del livello del mare e aumento della possibilità di eventi estremi. L’area europea del Mediterraneo, che tende ad avere un tasso di riscaldamento più alto (circa 1,5/2 volte quello globale), sarà interessata da una forte riduzione estiva delle precipitazioni, da un conseguente aumento di siccità e incendi a partire da un riscaldamento di 2°C.

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CAMBIAMENTI IRREVERSIBILI

Per alcuni aspetti i cambiamenti legati al riscaldamento globale possono essere già considerati irreversibili: ad esempio l’aumento della temperatura, l’acidificazione e la deossigenazione degli oceani continueranno per i prossimi secoli o millenni, la fusione dei ghiacciai groenlandesi continuerà per tutto il XXI secolo e in generale i ghiacciai montani e polari fonderanno per decenni o secoli. Il livello del mare aumenterà di 2-3 metri per i prossimi 2 millenni nel caso in cui l’aumento di temperatura verrà limitato a 1.5°C e continuerà ad aumentare anche nei millenni successivi a causa della fusione dei ghiacciai terrestri e al riscaldamento degli oceani stessi. Altri fenomeni però possono essere limitati o stoppati solo da una riduzione drastica delle emissioni di gas climalteranti.

Per questo la COP26 che si terrà a Glasgow a novembre diventa cruciale affinché i decisori politici possano mettere in campo delle azioni chiare e decisive per combattere i cambiamenti climatici e definire degli NDCs (National Determined Contribution) (vedi https://www.italiaclima.org/cose-laccordo-di-parigi/ per approfondimento) molto più ambiziosi di quanto non sia stato fatto in precedenza.

Il clima di domani dipende strettamente da quello che decidiamo oggi.

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