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IL NUOVO PNIEC DOVRÀ ESSERE ALL’ALTEZZA DELLA SFIDA

In più occasioni questa associazione ha ribadito la necessità di un aggiornamento migliorativo del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, il PNIEC, nostro strumento nazionale di pianificazione sulle politiche energetiche e climatiche per il periodo 2020-2030, non ultimo anche durante l’incontro con il Ministro Pichetto Fratin a COP27 pochi mesi fa.

L’attuale piano risale infatti al 2019. È precedente alla presentazione del Green Deal europeo sul clima ed i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni, di conseguenza, non sono in linea con il minimo (-55% a livello comunitario) richiesto dalla Commissione Europea. Il PNIEC, come documento di programmazione, veniva infatti indicato come già superato dai fatti nella stesura di quello che sarebbe divenuto il PNRR nel 2020.

La Commissione Europea chiede adesso a tutti gli Stati membri di presentare un piano nazionale aggiornato entro il 30 giugno 2023. Il Governo è pertanto al lavoro per presentare una versione rivista del PNIEC, sulla quale ad oggi, tuttavia, non sono circolate informazioni sostanziali. 

Il think tank ECCO, in un recente report tecnico, aveva evidenziato alcune delle principali lacune del precedente PNIEC e indicato possibili strade per una sua revisione integrale, partendo in primis dall’abbandono dell’approccio prettamente centrato sulla parte energetica del precedente documento per arrivare – negli auspici – ad una pianificazione più ampia nella visione, che tenga assieme aspetti climatici, economici e sociali.

Il 21 marzo 2023 proprio ECCO, assieme al Vicepresidente della Camera ed ex Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha organizzato un momento di confronto alla Camera dei Deputati alla presenza di attori del settore e rappresentanti delle principali forze politiche, cui ICN ha partecipato. In quell’occasione Federico Boschi, capo del Dipartimento Energia del Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica, ha ammesso che il Ministero è “in ritardo” nel redigere il nuovo piano, ritardo motivato da una serie di problemi informatici occorsi negli ultimi mesi oltre a ulteriori ritardi tecnici “ereditati” dal precedente governo. Paradossalmente, nella visione di Boschi, questo ritardo lascia però maggiore spazio alla società civile per intrattenere un dialogo aperto con il Ministero e con la politica in vista della scadenza di giugno, cui seguiranno comunque momenti di incontro e consultazione. Rimane tuttavia da capire quali attori saranno coinvolti, oltre a quelli legati al settore energetico.

Rispetto al piano attuale, che il Vicepresidente Costa ha definito “quasi archeologia” visto il repentino evolvere dello scenario politico, geopolitico ed energetico dal 2019 ad oggi, risulta evidente che il nuovo PNIEC dovrà partire da un diverso approccio prima politico, quindi tecnico. La lettura esclusivamente ingegneristica delle traiettorie energetiche nazionali, peraltro da allineare appunto agli impegni assunti in sede europea, dovrebbe infatti lasciare spazio ad una lettura sociale e macroeconomica più ampia, nei limiti del limitato tempo a disposizione del MASE per questa importante revisione.

Dovrebbero essere integrate nel PNIEC nuove forme e possibilità di finanziamento degli investimenti verdi necessari alla transizione, in linea con il più ampio ripensamento in corso a livello internazionale sulla finanza per il clima e con l’evolversi dello scenario finanziario italiano ed europeo. Dovrebbero trovare spazio opportune valutazioni non solo sui costi della transizione, ma anche sui costi del proseguire in investimenti “locked-in”, ossia non rispondenti alle traiettorie di transizione, che si assume aggraveranno la già importante domanda di supporto finanziario da parte del mondo dell’impresa. Allo stesso tempo, sottolinea ECCO, vi è un importante disallineamento tra le politiche climatiche ed energetiche nazionali e quelle delle città, che dovrebbero invece farsi motore della transizione in presenza di importanti risorse pubbliche.

A sottolineare ulteriori mancanze dell’attuale PNIEC verso la sua revisione anche Gilberto Dialuce, Presidente di ENEA, che ha ricordato la totale assenza del tema della digitalizzazione, centrale sia nelle politiche europee che nel PNRR, come dell’opportunità rappresentata dalle Comunità Energetiche Rinnovabili rispetto alla trasformazione dello scenario energetico nazionale, tema ancora in fase di primitivo sviluppo nel 2019 e oggi al centro di un’importante e positiva accelerazione.

Nel seguente dibattito politico tra esponenti dei gruppi parlamentari (peraltro velocemente disertato dai rappresentanti dei tre principali partiti di governo per altri impegni) sono emerse posizioni a tratti preoccupanti di alcune forze politiche di governo (in primis di Forza Italia) rispetto non solo alla revisione del piano, ma addirittura rispetto alla fattibilità e necessità di mantenere validi gli obiettivi generali dell’Accordo di Parigi, percepiti come confliggenti con le necessità economiche di alcuni settori produttivi e industriali.

Il lavoro del Governo e del MASE, in particolare, entrerà nel vivo già nelle prossime settimane. Sarà importante che il Governo, il Ministero, ma anche i principali gruppi parlamentari per quanto di loro competenza tengano vivo un dialogo aperto con organizzazioni della società civile e centri di ricerca per orientare la redazione del nuovo piano nella direzione di una più ampia visione di società, pena la perdita di un’occasione storica nella definizione del nostro percorso verso il 2030 e la decarbonizzazione al 2050. Il nuovo PNIEC dovrà infatti essere all’altezza della sfida.

A cura di Jacopo Bencini, Policy Advisor e contact point UNFCCC

Foto di copertina: Italian Climate Network

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