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LA CARNE COLTIVATA: POSSIBILE MISURA DI ADATTAMENTO E MITIGAZIONE DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

La carne coltivata (o “carne colturale”) è un tipo di carne che viene prodotta tramite la metodologia nota come “agricoltura cellulare”. L’agricoltura cellulare si pone come obiettivo la produzione di alimenti, tra i quali carne, pesce e derivati del latte, a partire dalla coltivazione di cellule staminali. La prima differenza fondamentale rispetto alla produzione di carne convenzionale è che la carne coltivata non necessita dell’allevamento animale. Infatti, la principale innovazione della carne coltivata è che non è strettamente necessario crescere uno o più animali per ottenere la carne, ma che è possibile crescere le cellule per ottenere solo i tessuti necessari per l’alimentazione.

La carne coltivata viene prodotta tramite i seguenti passaggi:

  • Prelievo: le cellule staminali vengono prelevate da un animale. Il processo è noto come “biopsia”, il prelievo non è invasivo.
  • Proliferazione: le cellule staminali vengono messe all’interno di un terreno di coltura che serve per farle crescere in numero, cioè proliferare.
  • Differenziazione: le cellule staminali, in seguito a input esterni, vengono fatte differenziare in base al tipo di tessuto da ottenere. In questa fase spesso vengono usati gli “scaffold”, termine inglese per indicare un contenitore che serve per dare la forma al prodotto finale. [1]
  • Raccolta: dopo la differenziazione, le cellule vengono raccolte e successivamente impacchettate.

L’aspetto produttivo ricopre un’importanza fondamentale se inserito nel contesto del cambiamento climatico e dell’approvvigionamento delle risorse nei prossimi 30 anni. Infatti, bisogna considerare che la popolazione mondiale è destinata a superare gli 8.5 miliardi già nel 2030 [2] e che bisognerà assicurare il rifornimento alimentare a tutti gli esseri umani sul Pianeta. Considerato che il sistema alimentare attuale è già carente in quanto a sicurezza alimentare, viene spontaneo chiedersi che tipo di strategie si dovranno mettere in atto in futuro per raggiungere questo obiettivo, cercando di applicare principi di ecologia e protezione ambientale

Il gruppo Intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) nel report del 2023, sottolinea come la riduzione della domanda di prodotti alimentari animali e l’aumento della proporzione di alimenti di origine vegetale nelle diete siano fondamentali misure di adattamento dal lato della domanda [3]. Il motivo principale per cui la riduzione del consumo di carne è una misura di adattamento è che riduce la pressione sulla terra e sulle risorse idriche e quindi la nostra vulnerabilità ai cambiamenti climatici e alla limitatezza delle risorse [4]. Inoltre, gli allevamenti intensivi sono responsabili del 14.5% del totale delle emissioni antropogeniche di gas climalteranti mondiali, come valutato dalla Food and Agricolture Organization (FAO) e risultano anche il maggior contributore di produzione di gas serra all’interno dei sistemi alimentari [5].

La domanda, quindi, alla quale l’agricoltura cellulare risponde è: esiste un modo per produrre proteine animali che riduca la pressione sulle risorse naturali e, più in generale, l’impatto sull’ambiente? Scienziati, organizzazioni non governative (ONG) e istituzioni di tutto il mondo stanno mettendo a disposizione le proprie conoscenze e risorse per rispondere a questa domanda e per affrontare le sfide più difficili del processo produttivo, oltre che della ricerca. 

Nel 2021, l’ente di ricerca indipendente DE Delft ha raccolto dati provenienti da 15 partner industriali, tra cui 5 aziende produttrici a Singapore, mettendo insieme aspetti legati alla valutazione del ciclo di vita della carne coltivata e tecnico-economici. I risultati di questo studio mostrano che la carne coltivata ha un’impronta ecologica, un utilizzo di terreno e acqua minori rispetto a quelli calcolati per i bovini da latte, ottenendo invece un’efficienza maggiore nella produzione di proteine [6] (e.g. kg di mangime necessari per produrre 1kg di proteine). Inoltre, la produzione della carne colturale avviene all’interno di bioreattori altamente controllati, prevenendo la presenza di possibili infezioni e/o salti di specie (“spillover”) di batteri/virus [7], fenomeni invece frequenti nell’allevamento tradizionale. 

Nonostante ciò, alcuni problemi legati alla produzione devono ancora essere risolti: tra questi l’approvvigionamento energetico, la riduzione dei costi di produzione e l’ottimizzazione del processo produttivo su larga scala. Per risolvere queste sfide, alcuni Paesi (tra cui l’Olanda) hanno deciso di finanziare piccole e medie imprese che si occupano di agricoltura cellulare. Altre nazioni, tra cui Singapore, hanno già messo in commercio prodotti a base di carne coltivata diventando, quindi, i primi nel mondo. 

Nel contesto della crisi climatica che il mondo sta affrontando, la carne coltivata rappresenta una biotecnologia alimentare che può contribuire, insieme ad altri fattori, a ridurre significativamente l’impatto che l’uomo ha sull’ambiente. Infine, alcune proiezioni mostrano che il mercato della carne coltivata potrebbe raggiungere i 25 miliardi nel 2030, come stimato da McKinsey, diventando quindi un’opportunità di aggiungere valore economico alla protezione ambientale

Articolo a cura di Bruna Anzà, Volontaria Italian Climate Network

Foto di copertina: credits by Mosa Meat

Bibliografia

[1] Chen L, Guttieres D, Koenigsberg A, Barone PW, Sinskey AJ, Springs SL. (2022) Large-scale cultured meat production: Trends, challenges and promising biomanufacturing technologies. Biomaterials. Jan;280:121274. doi: 10.1016/j.biomaterials.2021.121274. Epub 2021 Nov 25. PMID: 34871881.

[2] Sadigov R. Rapid Growth of the World Population and Its Socioeconomic Results. ScientificWorldJournal. (2022) Mar 23;2022:8110229. doi: 10.1155/2022/8110229. PMID: 35370481; PMCID: PMC8967589.

[3] Machovina, B., K.J. Feeley, and W.J. Ripple, (2015): Biodiversity conservation: The key is reducing meat consumption. Sci. Total Environ., 536, 419–431, doi:10.1016/j.scitotenv.2015.07.022.

[4] Vanham, D., A.Y. Hoekstra, and G. Bidoglio, (2013): Potential water saving through changes in European diets. Environ. Int., 61, 45–56, doi:10.1016/J.ENVINT.2013.09.011.

[5] Crippa M, Solazzo E, Guizzardi D et al (2021) Food systems are responsible for a third of global anthropogenic GHG emissions. Nat Food 2:198–209

[6] Sinke, P., Swartz, E., Sanctorum, H. et al. (2021) Ex-ante life cycle assessment of commercial-scale cultivated meat production in 2030. Int J Life Cycle Assess https://doi.org/10.1007/s11367-023-02183-9[7] Post, M.J., Levenberg, S., Kaplan, D.L. et al. (2020) Scientific, sustainability and regulatory challenges of cultured meat. Nat Food 1, 403–415. https://doi.org/10.1038/s43016-020-0112-z

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